Rivoluzione Amazon, i dazi trasformano l’e-commerce di Bezos: ordini dalla Cina bloccati

Dopo l'annuncio dei dazi americani, Amazon annulla ordini asiatici causando tensioni tra fornitori e piccole imprese, con ricadute su filiere, costi e strategia logistica futura

Apr 9, 2025 - 18:35
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Rivoluzione Amazon, i dazi trasformano l’e-commerce di Bezos: ordini dalla Cina bloccati

Amazon ha iniziato a disdire una serie di approvvigionamenti da fornitori asiatici subito dopo l’annuncio dell’amministrazione Trump su una nuova ondata di tariffe commerciali, destinate a colpire oltre 180 Paesi. Sedie pieghevoli, scooter e condizionatori d’aria sono finiti nella lista degli articoli messi in pausa senza preavviso. Secondo Bloomberg, la scelta avrebbe a che fare con l’intenzione di limitare l’esposizione diretta ai rincari doganali imposti da Washington.

Fornitori spiazzati dalla mossa di Amazon

Alcuni fornitori, più che informati, sono stati messi di fronte al fatto compiuto: gli ordini sono saltati quando le merci erano già confezionate, etichettate e pronte a salpare. Scrive Bloomberg che uno di loro, da oltre dieci anni nel giro delle sedie da spiaggia cinesi vendute su Amazon, ha ricevuto una comunicazione asciutta che annullava tutto, giustificando il dietrofront con un generico “errore”.

Parliamo di mezzo milione di dollari di merce già prodotta. Nessun accenno ai dazi, ovvio. Ma la coincidenza con l’annuncio dell’amministrazione statunitense è troppo perfetta per essere ignorata.

Come funziona il modello direct import di Amazon

Gli articoli coinvolti rientrano nella categoria del cosiddetto “direct import”: Amazon compra all’ingrosso nel Paese d’origine, fa tutto da sé (spedizione compresa) e si prende in carico anche le tasse doganali. Il sistema funziona, almeno finché conviene. Quando salta, come in questo caso, il conto passa direttamente ai fornitori, che si ritrovano a dover gestire scorte ferme e bilanci che non tornano.

Nessuna dichiarazione ufficiale, ma le preoccupazioni emergono

L’azienda non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. Tuttavia, nel suo report annuale di febbraio, aveva indicato le tensioni commerciali globali come uno dei principali rischi per il proprio business: “I fornitori con sede in Cina costituiscono una parte rilevante dei nostri componenti e prodotti finiti”.

Titolo Amazon giù e previsioni tagliate

Le ricadute della politica protezionistica statunitense stanno avendo ripercussioni anche sul valore del titolo Amazon, che ha perso circa il 21% da inizio anno, in un mercato in cui l’indice S&P 500 ha segnato un calo del 15%. Nella giornata di ieri, la società di analisi Robert W. Baird & Co. ha tagliato le stime sui ricavi 2025 del gruppo, citando proprio l’impatto delle nuove tariffe.

Amazon valuta un’espansione logistica da 15 miliardi di dollari

Mentre da un lato Amazon annulla ordini dall’Asia, dall’altro sembra guardare al futuro con ambizione. Il colosso dell’e-commerce sta considerando un piano di espansione dei magazzini negli Stati Uniti per un valore di 15 miliardi di dollari. L’obiettivo sarebbe quello di costruire circa 80 nuovi centri logistici, sia in aree urbane che rurali, per rafforzare la propria rete distributiva. Una mossa audace che, se realizzata, potrebbe ridefinire le dinamiche del commercio al dettaglio.

Le piccole imprese fanno i conti con i dazi

Secondo Business Insider, molti piccoli imprenditori che vendono su Amazon ed Etsy stanno affrontando un momento sempre più ostile. Alcuni lamentano l’impossibilità di spostare la produzione negli Stati Uniti per ragioni infrastrutturali ed economiche, altri segnalano rallentamenti nei porti americani e ritardi che paralizzano la catena logistica. C’è anche chi aveva già diversificato la produzione fuori dalla Cina, salvo scoprire che i nuovi dazi colpiscono ora anche forniture provenienti da Vietnam, Taiwan e Thailandia. Il risultato sono costi di produzione in salita, margini erosi e la necessità di trasferire l’onere economico lungo la filiera.