Rigopiano, le motivazioni della Cassazione rimettono al centro la carta valanghe. Ma le famiglie temono la prescrizione
L’avvocato Romolo Reboa: “La Suprema Corte apre la strada per le richieste di risarcimento dei danni in sede civile nei confronti della Regione Abruzzo e della Provincia di Pescara”

Roma, 11 marzo 2025 – Le motivazioni della Cassazione sulla strage all’hotel Rigopiano rimettono al centro la Regione Abruzzo per la carta valanghe (e la Provincia di Pescara per la strada) e bacchettano i giudici d’appello, mentre le famiglie delle 29 vittime continuano a temere la prescrizione. Erano le 16.49 del 18 gennaio 2017 quando una valanga cancellò il resort sul Gran Sasso.
La storia per punti
Le motivazioni della Cassazione
L’atto è stato depositato ieri, tre mesi e una settimana dopo la sentenza che il 3 dicembre 2024 aveva accolto in parte le richieste della procura generale e aveva chiesto l’appello bis per 10 imputati, sei sono dirigenti regionali. Su di loro l’impostazione dell’appello “non è condivisibile, né in astratto, né in concreto”. Più avanti, citando la sentenza a sezioni unite 38343 del 18 settembre 2014, la Suprema Corte osserva che occorre guardarsi “dall’idea ingenua, e foriera di frantendimenti, che la sfera di responsabilità di ciascuno possa essere sempre definita e separata con una rigida linea di confine”. Eppure nei tre gradi di giudizio, fino ad oggi, si è assistito proprio a un rimpallo costante.
Prescrizione in agguato
Ma le famiglie delle 29 vittime continuano a temere la prescrizione. Lo avevano ricordato anche qualche giorno fa, dispiaciuti perché allo scadere dei tre mesi le motivazioni non erano state depositate. Che cosa devono aspettarsi ora? Romolo Reboa – avvocato che assiste fra l’altro Marcello Martella, il papà di Cecilia, l’estetista di 24 anni rimasta uccisa con colleghi e turisti – commenta a caldo: “Prendo atto che la sentenza della Cassazione apre la strada per le richieste di risarcimento dei danni in sede civile nei confronti della Regione Abruzzo e della Provincia di Pescara e che la Suprema Corte non ha assolto i dirigenti provinciali, ma ha affermato che il ragionamento seguito per la condanna nella sentenza della Corte d’Appello si è illogicamente discordato dalla sentenza del Gup di Pescara. Sicché la posizione degli stessi deve tuttora essere valutata sul metro degli accertamenti seguiti dal primo giudice”. Vede quindi “elementi positivi per ristorare almeno sotto il profilo economico le famiglie delle povere vittime”.
La strada provinciale 8
La strada provinciale 8, ricorda la Suprema Corte, era l’unica via di fuga per clienti e dipendenti dell’hotel, il video di Silvana Angelucci - tra le vittime con il marito - è rimasto nel cuore di tutti, le auto in fila davanti a un muro di neve. Se la strada fosse stata liberata, scrivono i giudici, “gli eventi morti e lesioni non si sarebbero verificati”.
Wania Della Vigna, legale che assiste la famiglia di Sara Angelozzi, resta “cautamente ottimista”. Il disastro colposo si prescrive in 15 anni, ricorda. Insomma, c’è ancora tempo. Ora i faldoni di Rigopiano dovranno essere trasferiti a Perugia per l’appello bis. Ma “il problema di fondo – annota l’avvocato Maurizio Sangermano – oggi non è tanto l’accertamento delle responsabilità ma cercare di arrivare in tempi utili a emettere una sentenza definitiva”.