Riccardo Cotarella: il vino tra critiche e sfide del settore
Il presidente di Assoenologi discute le sfide attuali del vino, dai dazi americani al cambiamento climatico.

Riccardo Cotarella, che momento attraversa il vino?
"Nell’ultimo periodo sta affrontando problematiche inusuali, un po’ incatenate l’una all’altra, che provocano preoccupazione. A partire da questa blasfema convinzione che il vino sia il responsabile di tutti i mali". Il presidente di Assoenologi traccia un bilancio del comparto, senza risparmiare critiche.
È sempre colpa del vino e del buon bere, insomma?
"Infarto, depressione, pazzia: fra un po’ il vino sarà responsabile anche del raffreddore, del mal di stomaco. Tutto questo non corrisponde alla realtà: si tratta dell’unico prodotto che si trasforma dal prodotto originale, da zucchero ad alcol".
Come mai allora, secondo lei, questa ‘cattiva fama’?
"Ci si è messo anche il codice della strada. Non perché non debbano esserci prudenza e sobrietà alla guida, ci mancherebbe altro, ma le ultime novità sono state presentate come la fine del mondo in maniera politicamente vantaggiosa, creando un danno incredibile. Senza considerare che le sanzioni più lievi sono rimaste tali e quali...".
I consumi, però, sono crollati?
"Ahimè si, poi ci sono i famosi dazi americani: che Dio ce ne liberi".
Un altro nodo?
"Non da ultimo vedo anche un accanimento mediatico, ma il vino è il prodotto che la gente ama e viene ritenuto giustamente anche un simbolo, una bandiera del nostro Paese".
La situazione generale, quindi, non è delle più facili.
"Questo però è un comparto sano: il vino non muore mai, ha superato momenti drammatici, come il metanolo. E posso dire che noi enologi ci stiamo mettendo la faccia, oltre che la professionalità: sicuramente saremo tra gli artefici di un rinnovato splendore del settore".
Le aziende, oggi, come devono approcciarsi?
"Dire la verità, parlare francamente, elencare i problemi e raccontare che in moltissimi casi c’è una spiegazione se non in tutti. Ad esempio nel caso del codice della strada: perché questa caccia alle streghe? Sulla salute, basta leggere le ricerche degli scienziati che sostengono come il vino, in quantità moderate, possa dare benefici".
E sui dazi?
"È più difficile, ma una buona politica europea può aiutare".
Il clima, invece, come si inserisce in questo contesto?
"È un falso problema, soprattutto se pensiamo che i vitigni italiani autoctoni sono a tardiva maturazione. Prima del cambiamento si facevano raramente grandi annate: oggi, anticipando la vendemmia di due o tre settimane, abbiamo uve sane e mature. Chiaramente bisogna cambiare l’approccio in vigna, che è dove succede problema. Ma la realtà è davanti a tutti: vini così buoni e sani così non ce li abbiamo mai avuti. Al massimo vanno peggio i vitigni internazionali: maturano troppo presto e a volte sono troppo alcolici".