Riarmo, Bagnani (Lega): “Non ci stiamo, mancano tempo e denaro”

Il tema del riarmo è tornato al centro del dibattito politico ed economico in Italia, sollevando interrogativi sulla sicurezza nazionale, le risorse disponibili e le priorità strategiche del paese. In un contesto internazionale sempre più instabile, dove le tensioni geopolitiche si intensificano, la necessità di rafforzare le capacità difensive è diventata una questione urgente. Tuttavia, […] L'articolo Riarmo, Bagnani (Lega): “Non ci stiamo, mancano tempo e denaro” proviene da Economy Magazine.

Mar 21, 2025 - 18:16
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Riarmo, Bagnani (Lega): “Non ci stiamo, mancano tempo e denaro”

Il tema del riarmo è tornato al centro del dibattito politico ed economico in Italia, sollevando interrogativi sulla sicurezza nazionale, le risorse disponibili e le priorità strategiche del paese. In un contesto internazionale sempre più instabile, dove le tensioni geopolitiche si intensificano, la necessità di rafforzare le capacità difensive è diventata una questione urgente. Tuttavia, dietro alla retorica della difesa e della protezione nazionale, si cela un panorama complesso fatto di contraddizioni e sfide interne, che spesso vengono trascurate. Alberto Bagnai, professore associato di politica economica all’Università Gabriele d’Annunzio e deputato della Lega, affronta sui suoi social questa tematica in modo critico , sollevando dubbi sulle reali necessità del riarmo e sulle implicazioni economiche di tale scelta.

La premessa

La sua analisi parte da una premessa quasi surreale: “Dobbiamo armarci contro una nazione che fino a ieri combatteva con le pale e i chip delle lavatrici”. Un modo per sminuire la minaccia che alcuni vogliono farci percepire, insinuando che la paura della guerra sia esasperata e in molti casi immotivata. “Dobbiamo armarci contro una nazione che ci vuole colpire per obbligarci a comprare il suo gas”, aggiunge, riferendosi a quella che vede come una manipolazione delle politiche energetiche internazionali, dove le soluzioni sono sempre più costose e le alternative sono poche, con l’Europa a far da interlocutore.

Le difficoltà dell’Italia

Nel contesto del riarmo, Bagnai mette in evidenza le difficoltà strutturali che l’Italia dovrà affrontare. “Impiegare anni per armarci” è una delle sue osservazioni, con una critica all’idea di una difesa che richiede una spesa immane in un arco di tempo che appare irrealistico rispetto alla minaccia imminente. La Nato, secondo lui, non avrebbe nulla da temere: “Dobbiamo armarci per difenderci da una nazione che se ci attacca fa scattare l’articolo cinque della Nato, visto che ci siamo tutti dentro e che rischia così di essere rasa al suolo”. La sua riflessione non si limita a denunciare i problemi interni legati alle politiche di difesa, ma anche al paradosso economico della situazione: “Dobbiamo armarci contro una nazione con un Pil più piccolo del nostro e che non avrebbe i mezzi per garantire la stabilità della zona che ha conquistato”.

L’ideologia economica

Non è solo una questione di risorse, ma anche di ideologia economica. Secondo Bagnai, la spesa per il riarmo viene “scorporata dai vincoli europei,” ma non è detto che ciò significhi una libertà reale, considerando che il nostro paese è comunque vincolato ad altre scelte politiche, come quella di acquistare prodotti bellici esclusivamente europei. Una scelta che, secondo lui, penalizza ulteriormente l’industria nazionale ormai smantellata, dove l’Italia sarebbe ridotta a produrre “cerbottane,” magari per difendersi dalle pale.

Il paradosso tra difesa e green

La questione dei mezzi necessari per la difesa è un altro punto fondamentale della sua critica: “Dobbiamo produrre acciaio e veicoli bellici,” ma nel contempo siamo chiamati a “comprare l’auto elettrica per salvare il pianeta”. Le forze armate, insomma, rischiano di avere armi superate, mentre le scelte politiche sul fronte ecologico sembrano incompatibili con la difesa nazionale, come dimostra la contraddizione tra l’acquisto di carri armati e la promozione della mobilità sostenibile.

Anni di tranquillità “scaduti”

Non manca nemmeno l’ironia quando Bagnai solleva il tema dei “ponti sul Po,” evocando il rischio che la nostra infrastruttura non sia all’altezza di un conflitto che richiede un’adeguata mobilità bellica. In uno scenario in cui l’Europa ha garantito 70 anni di pace, ora siamo improvvisamente costretti a riarmarci, e Bagnai suggerisce che questi anni di tranquillità sono “scaduti”.

La critica all’Ue

In parallelo alla questione militare, Bagnai critica le politiche economiche europee, come il debito comune, che però “non può essere garantito dalla Bce”, e la necessità di fare i conti con l’Europa che impone un regime economico che per lui non fa altro che “mettere in difficoltà le aziende italiane”. La transizione verso la “capital market union,” in cui i risparmiatori italiani dovranno finanziare direttamente le imprese, è per lui un altro passo falso, una manovra che non aiuterà l’Italia ma piuttosto sosterrà le aziende straniere a discapito delle nostre.

Più rischio finanziario

Bagnai solleva, poi,  una riflessione amara sul nostro ruolo nell’Unione Europea, dove ci si ritrova a dover correre “più rischio finanziario per assorbire il rischio di impresa delle aziende tedesche”. Un’idea che ci restituisce un quadro di sconfitta economica, dove le scelte politiche europee non solo ignorano i bisogni delle aziende italiane, ma rischiano di svuotare il paese di ogni risorsa.

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