Reti, consulenti e reclutamenti: tra ladri e avvoltoi

Pubblichiamo di seguito una lettera inviataci da un nostro lettore, destinata sicuramente a fare discutere, dedicata al tema dei reclutamenti. Oggi tutti si fregiano del titolo di “consulente finanziario”. Come se bastasse spostare dei soldi da una banca all’altra per diventarlo davvero. Prendiamo il caso recente: Un tizio, dopo quarant’anni passati da dipendente, stipendio garantito,... Leggi tutto

Apr 29, 2025 - 10:31
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Reti, consulenti e reclutamenti: tra ladri e avvoltoi
Pubblichiamo di seguito una lettera inviataci da un nostro lettore, destinata sicuramente a fare discutere, dedicata al tema dei reclutamenti.
Oggi tutti si fregiano del titolo di “consulente finanziario”. Come se bastasse spostare dei soldi da una banca all’altra per diventarlo davvero.
Prendiamo il caso recente: Un tizio, dopo quarant’anni passati da dipendente, stipendio garantito, clienti serviti e riveriti dalla macchina di una grande banca, una mattina si sveglia e porta via un miliardo di euro di clientela in un’altra banca. E tutti a celebrarlo. Complimenti, strette di mano, titoloni sui giornali di settore.
Io la vedo diversamente: ha rubato. Ha sottratto clienti alla banca che l’ha mantenuto, formato, protetto per una vita intera. Senza quella banca, senza quell’insegna, nessuno l’avrebbe mai considerato. Quei clienti non erano suoi: erano della banca che l’aveva messo lì.
Questo non è essere “consulente finanziario”. Questo è essere un ladro di portafoglio.
Poi ci sono gli altri. Gli avvoltoi di portafoglio: quelli che si prendono i clienti lasciati da chi va via. Clienti mai conquistati, mai cercati, mai difesi. Solo raccolti da terra, come le briciole.
E poi ci sono loro: Quelli che stavano al call center. Rispondevano al numero verde per aprire conti correnti. Poi arriva un nuovo proprietario, decide di fare una “rete consulenziale”, e questi si ritrovano, magicamente, clienti affidati. Gli stessi clienti che avevano conosciuto al telefono. Sì, oggi sono iscritti allo stesso albo dei veri consulenti. Ma attenzione:
Non hanno mai gestito clienti in autonomia. Non hanno mai costruito relazioni vere. Il campanello di casa di un cliente non l’hanno mai suonato. Il rischio d’impresa non sanno nemmeno cosa sia.
Operatori di call center travestiti da consulenti. Tutto qui. Non è invidia. È rispetto per chi si è guadagnato tutto senza scorciatoie.
Ci vorrebbe un terzo albo. O forse sarebbe più onesto dire: un albo per chi ruba, un albo per chi raccoglie le briciole, un albo per chi rispondeva al numero verde.
Perché chi costruisce davvero la propria clientela, senza protezioni, senza regali, senza storie da call center, merita di essere chiamato consulente. Gli altri no. E sarebbe ora di dirlo chiaro.