Residenze fiscali, nuove regole per chi vive all’estero

Si stima che oltre 6 milioni di italiani vivano all’estero, molti dei quali risultano iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) e dichiarano la residenza fiscale fuori dall’Italia. Con il Decreto Legislativo n. 209/2023, introdotto nell’ambito della Legge di Bilancio 2024, e ulteriormente chiarito dalla circolare 20/E/2024 dell’Agenzia delle Entrate, cambiano in modo sostanziale i […] L'articolo Residenze fiscali, nuove regole per chi vive all’estero proviene da Economy Magazine.

Apr 18, 2025 - 09:28
 0
Residenze fiscali, nuove regole per chi vive all’estero

Si stima che oltre 6 milioni di italiani vivano all’estero, molti dei quali risultano iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) e dichiarano la residenza fiscale fuori dall’Italia. Con il Decreto Legislativo n. 209/2023, introdotto nell’ambito della Legge di Bilancio 2024, e ulteriormente chiarito dalla circolare 20/E/2024 dell’Agenzia delle Entrate, cambiano in modo sostanziale i criteri per determinare la residenza fiscale. In particolare, si dà ora maggiore rilievo ai legami affettivi e familiari piuttosto che a quelli economici o lavorativi.

Residenze fiscali estero, le nuove regole

In passato, per non risultare fiscalmente residenti in Italia era sufficiente essere iscritti all’AIRE e dimostrare di aver trascorso più di 183 giorni l’anno all’estero. Oggi, però, l’iscrizione all’AIRE costituisce solo una presunzione relativa: non basta più da sola per dimostrare il trasferimento della residenza fiscale. Il contribuente deve infatti dimostrare l’assenza di legami significativi con l’Italia, come stabilito anche dall’articolo 43 del Codice Civile.

Focus sui legami familiari

Secondo Roberto Manzi, consulente per l’area Emirati Arabi della rete di professionisti “Partner d’Impresa”, uno degli elementi più determinanti nella valutazione della residenza fiscale è il luogo in cui si trovano gli affetti più stretti, ovvero la famiglia. Oltre ai consueti elementi oggettivi (timbri sul passaporto, utenze, contratti d’affitto all’estero), l’Agenzia delle Entrate valuta attentamente dove risiedono il coniuge, i figli o eventuali partner, anche in caso di relazioni non ufficiali. Il matrimonio è equiparato all’unione civile, ma anche la semplice convivenza può rappresentare un fattore rilevante. Avere moglie e figli in Italia – anche se non fiscalmente a carico – può far presumere una continuità di legami col Paese e quindi una residenza fiscale in Italia. In casi estremi, sottolinea Manzi, il divorzio può rappresentare l’unica soluzione per evitare contestazioni, se il coniuge non può trasferirsi all’estero.

Quando una casa in Italia diventa un problema

Possedere un immobile in Italia non è di per sé un rischio, ma può diventarlo se si trascorrono lunghi periodi nell’abitazione, specie durante festività o vacanze, o se si rilevano consumi elevati di luce e gas, indizi di una frequentazione abituale. Anche gli affitti possono rappresentare un punto critico: se i proventi sono gestiti direttamente dal contribuente, ciò potrebbe indicare un legame economico attivo con l’Italia, a meno che le operazioni non siano trasparenti, tracciabili e coerenti con una reale residenza estera.

Attività economiche e movimenti finanziari

Un altro indicatore importante è dove si svolgono le principali attività lavorative ed economiche. A fare la differenza sono i flussi bancari, l’utilizzo di immobili e veicoli in Italia, la presenza di utenze attive, abbonamenti, o anche iscrizioni a circoli culturali e sportivi. «È consigliabile – osserva Manzi – trasferire conti correnti, investimenti e attività principali nel Paese estero e limitare al massimo l’uso di beni e servizi in Italia, per evitare ogni ambiguità».

L'articolo Residenze fiscali, nuove regole per chi vive all’estero proviene da Economy Magazine.