Prima i “non ricordo“, le risposte evasive e le contraddizioni emerse durante la sua testimonianza dello scorso 11 febbraio, definita “imbarazzante” dalla famiglia di Giulio Regeni. Poi, nella nuova udienza del processo Regeni, l’ex consigliere diplomatico di Matteo Renzi alla presidenza del Consiglio, Armando Varricchio, già teste al processo sul sequestro, le torture e l’omicidio del ricercatore italiano, cambia versione. Con una mail inviata alla prima Corte d’Assise di Roma, ha spiegato che, rispetto a quanto riferito in Aula, “soltanto dopo aver consultato le agende” con gli appuntamenti dei giorni in cui Giulio scomparve (il 25 gennaio 2016, ndr), in quel periodo non si trovava a Roma, bensì in Giappone, per i lavori preparatori del G7 (il 42esimo vertice che si svolse poi a Shima il 26 e 27 maggio 2016, ndr).
“Ho fatto rientro a Roma il 31 gennaio 2016 in serata: a partire da quel momento ho potuto occuparmi personalmente della drammatica vicenda, in stretto raccordo con la Farnesina, l’ambasciata al Cairo, tenendo costantemente informato il presidente del Consiglio“, ha sottolineato Varricchio, nella nota letta nel corso della nuova udienza del processo sulla sparizione, le torture e l’omicidio Regeni, con imputati quattro 007 egiziani. Ovvero, Usham Helmi, il generale Sabir Tariq e i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati del reato di sequestro di persona pluriaggravato (mentre al solo Sharif sono contestati anche i reati di concorso in lesioni personali aggravate e di concorso in omicidio aggravato, ndr).
Parole, quelle di Varricchio, differenti rispetto a quanto affermato l’11 febbraio. Quando precisò di “aver avuto la famosa nota del 28 gennaio dell’ambasciatore Maurizio Massari in mano” e spiegò “con chi aveva interloquito, i suoi contatti frequenti con la Farnesina”, ha ricordato pure Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni. “Un’esposizione, per quanto recalcitrante e imbarazzata, che aveva dato conto di una serie di sue azioni. Ora viene fuori invece che, dopo aver consultato le agende, non era a Roma. E che si è occupato di Giulio soltanto dal 31 sera. Chiaro che le dichiarazioni sono in netto contrasto l’una con l’altra“, ha attaccato Ballerini, con accanto i genitori di Giulio, Claudio Regeni e Paola Deffendi.
Già la testimonianza di Varricchio era terminata con l’irritazione evidente della stessa madre di Giulio e i toni stizziti del pm Sergio Colaiocco. Ora, la nota che ha spinto il pm Sergio Colaiocco a chiedere alla presidente della prima Corte d’Assise di Roma l‘invio degli atti in procura della testimonianza. Una richiesta poi disposta dai giudici. “Era doveroso l’invio degli atti per valutare l’ipotesi di falsa testimonianza“, ha continuato Ballerini. Secondo cui “è sempre più evidente che c’è qualcosa di poco chiaro in quello che è successo in quel palazzo in quei giorni”.
Il palazzo è Palazzo Chigi, sede del governo. E quel che non è chiaro, da tempo, sono le ricostruzioni rispetto alle azioni intraprese dalla presidenza del Consiglio dal giorno della scomparsa di Giulio fino al 3 febbraio, data del ritrovamento del corpo, con chiari segni di tortura, dello stesso Regeni.
Renzi si era difeso spiegando come fossero soltanto “comunicazioni tra uffici”: “Fisiologico, io vengo informato il 31 gennaio dalla Farnesina. Mi dissero che qualcosa era accaduto, qualcosa di grave, ad un nostro ricercatore”, spiegò l’ex presidente del Consiglio. Sentito come teste, Varricchio aveva confermato di non aver segnalato la questione allo stesso Renzi, nonostante l’allerta evidente del caso: “Se ho avvertito Renzi dopo la nota del 28? No, mi risulta che il 31 fu informato da Gentiloni”, aveva confermato l’ex consigliere diplomatico. Una testimonianza che aveva assunto toni particolarmente accesi nel corso delle domande poste dal pm Sergio Colaiocco: “A seguito della nota del 28, lei che attività ha svolto?”. “Seguire con la massima attenzione…”. E ancora: “Il punto di sintesi era il presidente del Consiglio…”. “Ma come fa a fare sintesi se non viene informato dal suo consigliere diplomatico?”, aveva ribattuto Colaiocco.
Ora il cambio di rotta. E la nota con cui Varricchio ha spiegato di essersi occupato “personalmente” del caso soltanto dal 31 sera.
Il processo riprenderà ora il prossimo 8 aprile, mentre per il 27 maggio è attesa pure la testimonianza dell’ad di Eni Claudio Descalzi, citato dalla famiglia: “È la terza volta che proviamo a convocarlo, speriamo sia la volta buona. Abbiamo bisogno di sapere da lui delle cose”, ha concluso Ballerini.
L'articolo Regeni, l’ex consigliere di Renzi cambia versione: “Ero in Giappone”. La legale Ballerini: “Basiti”. Giudici inviano atti in procura proviene da Il Fatto Quotidiano.