Red Bull, miracolo Verstappen e del suo cerchio magico: ecco chi sono
Super pole di Verstappen con la Red Bull in Arabia Saudita. Dal giorno alla notte. Una frase che solitamente indica un cambiamento in negativo, ma non in F1. Nel back-to-back tra Bahrain e Jeddah, la costante sembra essere una sola: l’unico modo per restare in scia alle eccezionali McL39 sono le temperature più basse in […]

Super pole di Verstappen con la Red Bull in Arabia Saudita. Dal giorno alla notte. Una frase che solitamente indica un cambiamento in negativo, ma non in F1. Nel back-to-back tra Bahrain e Jeddah, la costante sembra essere una sola: l’unico modo per restare in scia alle eccezionali McL39 sono le temperature più basse in cui si svolgono qualifiche e gara in notturna. Questo sembra un dato interessante.
Super Max c’è sempre quanto conta
Grazie a una serie di circostanze favorevoli, stasera ci saranno ottimi motivi per seguire la gara. Le qualifiche hanno sovvertito il pronostico più inflazionato dopo la terza sessione di libere, dominata dalle monoposto di Woking. Per l’ennesima volta, Max Verstappen è riuscito a conquistare una pole position che ha lasciato tutti a bocca aperta. Grande talento utilizzato al momento giusto.
Sin dal Q1 si è notato che le monoposto papaya non facevano categoria a sé stante. In modo progressivo, Red Bull – sia con l’asso olandese che con Tsunoda – ha mostrato una notevole crescita delle performance. Il risultato complessivo del team colorato di blue racing annovera due monoposto in Q3, con il pilota giapponese che sta finalmente dimostrando di meritare quella fiducia lungamente attesa.
La scia fornita a Max nell’ultimo run del Q3 si è rivelata decisiva, dal momento che nei successivi due settori il figlio di Jos non ha realizzato i suoi migliori parziali. L’abilità del campione del mondo lo colloca ormai nell’olimpo della categoria, indipendentemente dal numero di pole o vittorie conseguite. A questo dato di fatto, è doveroso aggiungere che il team diretto da Christian Horner continua a supportarlo in pista in maniera egregia.
Il cerchio magico di Verstappen in pista
Non serve grande competenza per comprendere che la RB21 sia lontana parente delle monoposto che hanno permesso a Max di dominare negli scorsi anni, al netto della palese involuzione tecnica evidenziata a partire dal Gran Premio di Imola del 2024. Ciononostante, tra tutte le scuderie, il team di Milton Keynes è l’unico che riesce quasi sempre ad apportare grandi miglioramenti al mezzo tra il venerdì e il sabato.
Un segnale chiaro che gli ingegneri che operano in pista non hanno perso quella mentalità vincente che ha contraddistinto il team nel recente passato. Il “cerchio magico” di Verstappen continua a funzionare alla grande. Parliamo dei tecnici che lavorano a stretto contatto con il pilota di Hasselt da anni. Oltre a Giampiero Lambiase, volto noto al grande pubblico, gli altri “angeli custodi” di Max sono Tom Hart e David Mart.
Parliamo del suo ingegnere di performance dal 2021 e del responsabile degli ingegneri assegnati alla monoposto dell’olandese che si occupano delle prestazioni della Power Unit. Insomma, se sul versante progettuale la progressiva perdita di figure chiave come Fallows, Marshall e Newey ha prodotto effetti drammatici sulla competitività del mezzo, chi si occupa di massimizzare le prestazioni in pista c’è ancora – e si vede.
Difficile replicare l’impresa in gara
Sulla distanza di gara sarà molto difficile che la monoposto numero 1 riesca a replicare quanto fatto in Giappone, anche perché il tracciato di Jeddah offre comode opportunità di sorpasso. Nonostante Norris parta dalla decima posizione, per via dell’inopinato errore in corrispondenza della velocissima curva quattro, Piastri e la concorrenza di Mercedes e Ferrari potrebbero essere molto insidiose in gara.
Nelle rituali interviste a caldo, il quattro volte campione del mondo è stato – come sempre – molto obiettivo: a meno di circostanze favorevoli, sarà complicato bissare il successo nipponico. Il team austriaco, quest’anno più che mai, ha capito che senza l’asso dei Paesi Bassi forse stazionerebbe malinconicamente a metà schieramento. Max, per l’ennesima volta, ha dimostrato di non essere affatto appagato da quanto raggiunto finora in carriera.
Al contempo stesso, però, non appare affatto destabilizzato dalla competitività del mezzo che, in talune circostante, soffre davvero tanto a trovare il punto di lavoro perfetto per poter esprimere al meglio tutte le prestazioni. Del resto, una delle possibili clausole di uscita del piota olandese è legata proprio al rendimento tecnico della vettura. Max non si sta limitando a svolgere il compitino per cercare di lasciare la barca che affonda.
Al contrario, con il suo talento sta cercando di tappare come può le falle di un’organizzazione che non è stata in grado di rigenerarsi dopo la perdita delle sue figure senior più influenti. E pensare che stasera, al termine della gara, questo ragazzo potrebbe persino ritrovarsi in testa al mondiale se riesce a battere le due super McLaren sulla distanza dei 300 chilometri.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Immagini: Red Bull – F1