Leonardo, (forse) riconversione. E malcontento

C’era una volta il Boeing 787 Dreamliner (nella foto di copertina, Ansa). Per anni, nello stabilimento di Leonardo a Grottaglie, in provincia di Taranto, si è prodotta la fusoliera in fibra di carbonio di uno degli aerei più ambiziosi al mondo. Poi è arrivata la pandemia, la contrazione del traffico aereo, il ridimensionamento delle commesse. E con essa, anche l’inizio di un processo di riconversione che oggi fa discutere. Finanza 23 Settembre 2024 Leonardo, il governo Meloni approva la partecipazione di BlackRock per oltre il 3% Il Ministero dell'Economia italiano possiede il 30,2% di Leonardo 23 Settembre 2024 golden power leonardo BlackRock Guarda ora Una trasformazione dai contorni incerti Leonardo ha annunciato da mesi un piano di riorganizzazione della propria filiera produttiva. A Grottaglie, la nuova direzione prevede una serie di attività che spaziano dall’assemblaggio del convertiplano AW609 a operazioni di nicchia in ambito logistico. L’obiettivo, secondo i vertici dell’azienda, è traghettare il sito pugliese verso una maggiore sostenibilità economica, in un contesto globale in mutamento. Ma per chi lavora ogni giorno dentro i capannoni di via Ferrari, la parola “diversificazione” suona come un campanello d’allarme. «Ci stanno portando via, pezzo dopo pezzo, ciò che per anni è stato un punto di riferimento industriale per il territorio», commenta un delegato della FIOM-CGIL. «Non basta parlare di nuove attività: servono carichi di lavoro, volumi produttivi, una strategia chiara. Al momento non vediamo nulla di tutto ciò». Il nodo occupazionale A Grottaglie lavorano direttamente circa 1.200 persone, tra interni e indotto. Con l’uscita graduale dal programma Boeing 787, l’incertezza sul futuro del personale è aumentata. I sindacati denunciano una transizione gestita senza un piano industriale preciso, né una reale partecipazione delle maestranze. Molti temono che le nuove attività previste, per quanto innovative, non siano in grado di assorbire l’intera forza lavoro. Soprattutto perché alcune di esse richiederebbero competenze differenti e, in certi casi, più specializzate o più limitate rispetto a quelle necessarie per la produzione su larga scala di componenti aeronautici. Lavoro 1 Aprile 2025 Lavoro, a febbraio occupati in crescita a +47mila L'Istat comunica che il tasso di disoccupazione scende al 5,9% ai minimi dal 2007 1 Aprile 2025 istat occupazione tasso disoccupazione occupati febbraio Guarda ora

Apr 22, 2025 - 07:37
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Leonardo, (forse) riconversione. E malcontento

C’era una volta il Boeing 787 Dreamliner (nella foto di copertina, Ansa). Per anni, nello stabilimento di Leonardo a Grottaglie, in provincia di Taranto, si è prodotta la fusoliera in fibra di carbonio di uno degli aerei più ambiziosi al mondo. Poi è arrivata la pandemia, la contrazione del traffico aereo, il ridimensionamento delle commesse. E con essa, anche l’inizio di un processo di riconversione che oggi fa discutere.

Finanza
23 Settembre 2024
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Una trasformazione dai contorni incerti

Leonardo ha annunciato da mesi un piano di riorganizzazione della propria filiera produttiva. A Grottaglie, la nuova direzione prevede una serie di attività che spaziano dall’assemblaggio del convertiplano AW609 a operazioni di nicchia in ambito logistico. L’obiettivo, secondo i vertici dell’azienda, è traghettare il sito pugliese verso una maggiore sostenibilità economica, in un contesto globale in mutamento.

Ma per chi lavora ogni giorno dentro i capannoni di via Ferrari, la parola “diversificazione” suona come un campanello d’allarme. «Ci stanno portando via, pezzo dopo pezzo, ciò che per anni è stato un punto di riferimento industriale per il territorio», commenta un delegato della FIOM-CGIL. «Non basta parlare di nuove attività: servono carichi di lavoro, volumi produttivi, una strategia chiara. Al momento non vediamo nulla di tutto ciò».

Il nodo occupazionale

A Grottaglie lavorano direttamente circa 1.200 persone, tra interni e indotto. Con l’uscita graduale dal programma Boeing 787, l’incertezza sul futuro del personale è aumentata. I sindacati denunciano una transizione gestita senza un piano industriale preciso, né una reale partecipazione delle maestranze.

Molti temono che le nuove attività previste, per quanto innovative, non siano in grado di assorbire l’intera forza lavoro. Soprattutto perché alcune di esse richiederebbero competenze differenti e, in certi casi, più specializzate o più limitate rispetto a quelle necessarie per la produzione su larga scala di componenti aeronautici.

Lavoro
1 Aprile 2025
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Il paradosso del ReArm Europe

Nel frattempo, a Bruxelles prende forma uno dei programmi più ambiziosi degli ultimi anni: ReArm Europe, parte del nuovo Patto Europeo per la Difesa. L’iniziativa mira a rafforzare la capacità produttiva dell’industria militare continentale, con investimenti che nei prossimi anni potranno superare i 100 miliardi di euro, tra fondi pubblici e privati.

E qui nasce il cortocircuito. «Mentre l’Europa parla di rilancio dell’industria della difesa, noi vediamo ridurre i nostri orizzonti produttivi», denunciano i lavoratori. «Leonardo è uno dei principali attori europei del comparto, possibile che Grottaglie non rientri in nessuno dei programmi di ReArm Europe?».

La domanda, al momento, resta senza risposta. E se l’azienda punta a razionalizzare le risorse distribuendo diversamente le linee produttive, il sindacato ribatte che si tratta di una scelta miope, che rischia di impoverire un territorio già fragile e di dismettere un know-how consolidato nel tempo.

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Un territorio che rischia il deserto industriale

Grottaglie è in provincia di Taranto, area già duramente provata dalla crisi dell’ex Ilva. In molti temono che anche questa vicenda possa tradursi nell’ennesima recessione industriale mascherata da “riconversione”. «Per anni ci hanno detto che investire nella fibra di carbonio era il futuro. Poi ci siamo reinventati, imparando nuove tecnologie. Ora, di punto in bianco, ci chiedono di voltare pagina senza dire dove si va a finire», dice un lavoratore dello stabilimento.

Una sfida che resta aperta

Leonardo, dal canto suo, ha ribadito la volontà di “rafforzare la presenza a Grottaglie attraverso attività in linea con l’evoluzione del mercato”. Ma senza numeri, volumi e tempi certi, le rassicurazioni non bastano.

Il tavolo con le istituzioni locali e nazionali è ancora aperto, ma il tempo stringe. E in un’epoca in cui la difesa torna ad essere priorità europea, la sensazione è che Grottaglie rischi di rimanere fuori da una partita che potrebbe, invece, rappresentare una vera occasione di rilancio industriale.

 

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