Qui in Australia giro senza contanti, ma così non faccio l’elemosina: il progresso è una via a senso unico

Qui in Australia l’uso del contante sta lentamente scomparendo. Siamo ormai arrivati ad un 90% di transazioni effettuate usando la carta di credito (o, per meglio dire, il cellulare, visto che ormai tutti “tappiamo” il nostro amato attrezzo per pagare) e vi sono persone, come il sottoscritto, che da mesi non toccano una moneta o […] L'articolo Qui in Australia giro senza contanti, ma così non faccio l’elemosina: il progresso è una via a senso unico proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 21, 2025 - 09:40
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Qui in Australia giro senza contanti, ma così non faccio l’elemosina: il progresso è una via a senso unico

Qui in Australia l’uso del contante sta lentamente scomparendo. Siamo ormai arrivati ad un 90% di transazioni effettuate usando la carta di credito (o, per meglio dire, il cellulare, visto che ormai tutti “tappiamo” il nostro amato attrezzo per pagare) e vi sono persone, come il sottoscritto, che da mesi non toccano una moneta o una banconota. Da più di un anno giro con una moneta da un dollaro nel portafoglio, che mi serve per prendere il carrello della spesa al supermercato. Questo è il solo utilizzo del contante di cui personalmente mi avvalgo.

Progresso, modernità, futuro, comodità, tecnologia. Tutte buzzwords molto attraenti, che ci fanno sentire cool e parte integrante della società che si sta preparando ad affrontare il quarto/quinto/sesto millennio.

Poi l’altro giorno capita che sono a spasso nel quartiere dove vivo a Melbourne e incontro un signore di mezza età, artista di strada, che un paio di volte all’anno passa dalle nostre parti per allietare il quartiere con la sua chitarra acustica. Personaggio delizioso, amato da tutti per la sua bonomia e semplicità… oltre che musicista di primo livello, con un repertorio anni 80-90 che commuove tutti noi appartenenti alla Generazione X.

Essendo molto popolare e conosciuto da tutti in zona, nel passato questo signore raccoglieva una significativa dose di donazioni in moneta e contanti. La fodera della sua chitarra traboccava di monetine e banconote da 5-10 dollari. Mi ricordo che un paio di anni fa mi disse che in 4 ore passate dalle mie parti riusciva, in media, a raccogliere oltre 300 dollari, sommetta tutt’altro che disprezzabile.

Per questo sono rimasto sconvolto due giorni fa quando ho visto la fodera praticamente vuota. Ci saranno state 4-5 monete al massimo, per un valore inferiore ai 10 dollari. Mi sono fermato e gli ho chiesto da quanto tempo fosse lì a suonare, e mi ha risposto sconsolato: “oltre due ore”. Eppure la qualità della musica è inalterata, così come la sua capacità di relazionarsi ai passanti.

Mi sono intrattenuto qualche minuto per approfondire meglio e, con tono ancora più sconsolato, mi ha spiegato come questa sia la conseguenza di un doppio fenomeno: nessuno gira in strada con i contanti nel portafoglio, e pertanto pochissime persone sono in grado di lasciare qualche spicciolo (tant’è che alcuni buskers si sono già dotati di macchinette per il pagamento con carta di credito), e a ciò si aggiunge il fatto che la maggior parte delle persone cammina con la faccia immersa nel cellulare, e pertanto la percezione di quanto succede intorno a loro è minima, se non addirittura inesistente.

Ovviamente lo stesso discorso vale per i mendicanti, tant’è che varie città in Europa e Asia hanno considerato questa misura come una delle strategie più efficaci per prevenire e combattere il fenomeno dell’accattonaggio di strada.

Lavoro per una Università australiana, Deakin University, che è considerata un’eccellenza nazionale e regionale per quanto concerne la transizione energetica e l’adozione di energie rinnovabili. Nel gergo del settore, si parla di “just energy transition” per sottolineare il fatto che tale transizione debba essere giusta e fair e assicurare che le categorie più deboli e svantaggiate non vengano dimenticate nella foga di accelerare lo sforzo collettivo di combattere il cambiamento climatico.

Per fare un esempio molto semplicistico, pensate alle auto elettriche. In principio siamo tutti d’accordo che sia la soluzione da adottare da parte di tutti noi, ma tale principio si scontra con una realtà per cui molte famiglie non possono ancora permettersi di spendere decine di migliaia di euro per una Tesla, mentre sono in grado di comprarsi il caro vecchio ‘naftone’ – magari di seconda mano (che vuol dire vecchio e quindi maggiormente inquinante, nella maggioranza dei casi).

Tutto ciò mi è venuto in mentre parlavo con il sopraccitato artista di strada: il progresso è una via a senso unico dove è vietato fare inversione e tornare indietro, e inoltre ci fa sentire tutti più leggeri e fiduciosi verso il futuro. Ma ogni cambiamento purtroppo provoca, più o meno consapevolmente, delle “vittime”.

Partendo dal presupposto che questo sia, purtroppo, il prezzo da pagare, sarebbe augurabile che come società facessimo il massimo sforzo per minimizzare il disagio di coloro che sono esclusi dai benefici del progresso, e adottare misure di sostegno per fare in modo che vi siano dei vantaggi – nei limiti del possibile – per la parte più ampia possibile della popolazione.

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