Questo bar ha assunto persone con paralisi per lavorare come camerieri… da casa (grazie a dei robot)

A Tokyo esiste un luogo che rappresenta un esempio virtuoso di come la tecnologia possa diventare uno strumento di inclusione sociale: il café Dawn ver.βz. Inaugurato nel 2021, questo caffè unico nel suo genere permette a persone con disabilità motoria di lavorare utilizzando robot controllati a distanza, trasformando radicalmente il concetto tradizionale di lavoro. Dietro...

Apr 28, 2025 - 14:34
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Questo bar ha assunto persone con paralisi per lavorare come camerieri… da casa (grazie a dei robot)

A Tokyo esiste un luogo che rappresenta un esempio virtuoso di come la tecnologia possa diventare uno strumento di inclusione sociale: il café Dawn ver.βz. Inaugurato nel 2021, questo caffè unico nel suo genere permette a persone con disabilità motoria di lavorare utilizzando robot controllati a distanza, trasformando radicalmente il concetto tradizionale di lavoro.

Dietro questo innovativo progetto c’è Orylab, laboratorio guidato dall’inventore Kentaro Yoshifuji, che ha ideato i robot OriHime. Questi avatar tecnologici sono pilotati tramite tablet, smartphone o dispositivi che tracciano i movimenti oculari, consentendo a chiunque, anche dalle proprie case o da un ospedale, di interagire con i clienti. In questo modo, persone che altrimenti rischierebbero l’isolamento sociale possono partecipare attivamente alla vita lavorativa.

Il café Dawn è completamente privo di barriere architettoniche e ha ottenuto il Premio al Buon Design in Giappone, grazie al suo impegno contro la solitudine e per l’inclusione lavorativa e per offrire la possibilità di emancipazione delle persone con disabilità.

Si punta a impiegare i robot OriHime in scuole, università e aziende

I robot non sono autonomi né mossi da intelligenza artificiale, ma sono veri e propri avatar attraverso i quali gli operatori comunicano, servono ai tavoli e interagiscono con i visitatori. Il controllo da remoto permette anche a persone che vivono all’estero di mantenere un legame con il proprio paese, come testimoniano alcuni dipendenti che operano dal resto del mondo.

Il progetto è nato anche per rispondere a problemi strutturali della società giapponese, come la carenza di manodopera dovuta all’invecchiamento della popolazione e al calo della natalità. Con circa il 7,6% della popolazione giapponese che convive con una disabilità, il modello OriHime potrebbe aprire nuove strade per l’integrazione lavorativa.

Nonostante le difficoltà iniziali, come gli alti costi tecnologici e la necessità di formare gli operatori, il café è ora economicamente sostenibile e punta ad espandersi. L’obiettivo di Yoshifuji è ambizioso: impiegare i robot OriHime in scuole, università e aziende, abbattendo le barriere della mobilità e cambiando la percezione sociale della disabilità. Secondo Yoshifuji, il vero ostacolo non è costruire robot, ma cambiare la mentalità della società. Ed è proprio attraverso esempi concreti come il café Dawn che il cambiamento diventa possibile.

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