“Quel corpo è di Paolo”. Cadavere nel bosco, il mistero è ancora aperto

Potrebbe trattarsi del sarzanese Paolo Luciani, scomparso da casa da 10 anni. Il padre è convinto che il figlio avesse un appuntamento con qualcuno

Apr 28, 2025 - 03:58
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“Quel corpo è di Paolo”. Cadavere nel bosco, il mistero è ancora aperto

Sarzana (La Spezia), 28 aprile 2025 – Ha un solo desiderio: dare una sepoltura a Paolo accanto alla sua mamma. Per dieci anni Luciano Luciani ha atteso notizie sulla misteriosa scomparsa del figlio e da una settimana vive in una bolla di angoscia e dolore. Quella ferita mai rimarginata si è riaperta da quando una casuale scoperta nei boschi sopra Fosdinovo ha riportato una luce in tanti anni di buio assoluto. I resti dell’uomo trovato nel bosco potrebbero essere quelli di Paolo Luciani, scomparso improvvisamente dalla sua abitazione di via dei Molini a Sarzana la sera del 3 novembre 2015.

Un dubbio che potrà essere risolto grazie agli esami che sono stati disposti e dei quali ancora non si conosce l’esito. Ma il cuore di padre ha soltanto una certezza. “In quella macchina c’è quel che resta di mio figlio Paolo. Non può essere che lui. L’auto è la sua anche se ancora non è stata recuperata”. Luciano Luciani, 90 anni anni a giugno, una vita da comandante della municipale di Lerici, figura conosciutissima nel quartiere di Bradia anche per il suo impegno civile, da dieci anni porta avanti la sua battaglia. Tenuta accesa da quel tarlo che ancora oggi gli suggerisce chiavi di lettura ben precise sull’improvvisa sparizione del figlio. “E’ stato un delitto, non certo un suicidio. Chi vuole togliersi la vita va a colpo sicuro e non si getta da una scarpata in macchina senza sapere come potrà finire. E poi Paolo non aveva intenzione di farla finita”.

Cosa ricorda di quella sera?

“Tutto. Siamo andati al mulino, io sono rientrato a casa, mentre lui ha fatto un giro diverso. Il suo cellulare ha lasciato la traccia e non ci sono dubbi. Già nel pomeriggio aveva incontrato qualcuno in quella zona dove poi è tornato la sera. Sicuramente aveva un appuntamento”.

Sapere che il corpo di Paolo è rimasto per 10 anni in un dirupo a pochi chilometri da casa che sensazione le provoca?

“Sono sempre stato convinto che fosse morto, anche se la mia mente poi elaborava altre situazioni. Ma sono certo che non sia stato cercato a dovere e questo mi amareggia. La storia di Paolo era ben conosciuta e questo ha influito. Era un ragazzo per bene, intelligente, colto e nella sua carriera professionale ha ricoperto ruoli importanti. E’ caduto in un mondo brutto ma si è anche rialzato frequentando anni di comunità. Però quel timbro gli è rimasto addosso e così la sua scomparsa è stata collegata a un giro strano. A una morte cercata per farla finita. Ma non è così”.

Lo ha detto agli investigatori che hanno riaperto il caso?


“Certo. Però mi hanno detto chiaramente che soltanto dopo l’esito delle analisi su quel che resta del corpo si potranno fare delle valutazioni. Venisse ritrovata polvere da sparo allora il discorso prenderebbe una piega diversa. Resto però convinto che mio figlio non si sia suicidato”.