Prendere la carta di credito di mamma o papà: è reato!

lentepubblica.it I giovani che vanno a rubare dalla carta di credito di mamma e papà non stanno commentendo, come si suol dire, solo una “ragazzata”: si tratta di un vero e proprio reato. Indebito utilizzo e falsificazione dei mezzi di pagamento diversi dai contanti, che mira a tutelare l’affidabilità degli strumenti di pagamento. Questo è il […] The post Prendere la carta di credito di mamma o papà: è reato! appeared first on lentepubblica.it.

Apr 30, 2025 - 11:32
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Prendere la carta di credito di mamma o papà: è reato!

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I giovani che vanno a rubare dalla carta di credito di mamma e papà non stanno commentendo, come si suol dire, solo una “ragazzata”: si tratta di un vero e proprio reato.


Indebito utilizzo e falsificazione dei mezzi di pagamento diversi dai contanti, che mira a tutelare l’affidabilità degli strumenti di pagamento. Questo è il reato contestato a chi utilizzi la carta di credito intestata ad un’altra persona, indipendentemente dal consenso di questa, allo stesso modo accade per i figli che usino la carta dei genitori, sempre che ci sia, seppure divenga non rilevante a tal punto da non escludere in toto una condanna.

Si configura, in questo caso, un atto contrario alla fede pubblica e all’ordine economico. Questa è la ragione per la quale il reato in questione, che è procedibile d’ufficio, non è il furto bensì, come riportato in incipit, “l’Indebito utilizzo e falsificazione dei mezzi di pagamento diversi dai contanti”.

Principio, questo che è stato confermato dalla Cassazione con la sentenza n. 18609/2012, pronunciamento secondo cui l’autorizzazione del titolare esclude il reato soltanto quando può essere provata in maniera rigorosa, nello specifico ci sarebbe bisogno di una delega scritta e formale oltre che di documentazioni sui movimenti effettuati.

Prendere la carta di credito di mamma o papà: è reato!

Problemi possono poi insorgere anche se si utilizza il bancomat familiare, ancora più attenzione deve essere prestata col conto cointestato, poiché in quel caso, per avere il via libera al prelievo, necessiterebbe addirittura dell’autorizzazione di entrami i genitori intestatari. Se il figlio preleva dal conto dei genitori senza autorizzazione rischia una condanna penale.

Tanto si desume da quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, seconda sezione penale, nella sentenza n. 20678/2017, pronunciatosi sul ricorso dell’imputato, figlio, condannato per il reato di indebito utilizzo di una carta bancomat dei genitori, con autorizzazione informale di solamente uno dei due intestatari.

Sono molti i pronunciamenti nei quali i giudici hanno applicato il principio di necessaria delega formale corredata di documenti, all’uso della carta di credito del genitore da parte del figlio, ma questa interpretazione non è sposata dalla Cassazione. Quest’ultima aveva stabilito già con la sentenza n. 15834/2011 che si tratta di situazioni differenti e lo ha ricordato con la sentenza n. 7651/2025, affermando appunto che usare la carta di credito dei genitori è reato.

Questo perché viene meno la particolare concezione della dimensione familiare che impedisce la perseguibilità di alcuni reati contro il patrimonio.

La questione giuridica

Come abbiamo visto il problema non si configura come un problema di ‘furto’ o sottrazione di bene, poiché paradossalmente tra genitori e figli sussiste un quasi ‘via libera’ a coloro che ‘rubino’ soldi ai propri genitori, un vero paradosso, sancito da Una recente sentenza della Corte di Cassazione mette in evidenza una di queste situazioni, ricordando in particolare che usare la carta di credito dei genitori è un reato, addirittura indipendentemente dal loro consenso.

Come se non bastasse, però, non è considerato un reato rubare ai genitori, in alcune particolari situazioni ed è stata proprio la Corte di Cassazione ad intervenire anche su quest’ultima questione, spiegando perché, motivandolo appunto come reato differente.

Per chiarire il quadro è bene sapere che esiste uno specifico articolo del Codice penale, il n.649 che si occupa di disciplina proprio la punibilità di alcuni reati tenendo conto della ‘speciale’ natura dei rapporti familiari e di parentela. Il Codice penale stabilisce che il furto non sia punibile quando viene commesso dai figli nei confronti dei genitori o anche viceversa, a patto che non ci sia stata violenza sulle persone.

Lo stesso principio viene applicato anche ad altri reati, ovviamente non quelli di maggiore gravità dove spesso il legame con la vittima aggrava la posizione dell’autore del reato, e familiari.

Non si può applicare la “clemenza”

In aggiunta, nel caso di genitori e figli, non sono richieste particolari condizioni per applicare questa causa di non punibilità, nemmeno la convivenza è necessaria, presupposto necessario invece a rendere non punibili questo tipo di reati tra fratelli e sorelle.

Per fare ancora più chiarezza e immaginare uno scenario realistico, il figlio che dovesse sottrarre i soldi dal portafoglio del genitore oppure appropriarsi di un oggetto di valore dalla casa, non sarebbe punibile per furto nemmeno se il genitore decidesse di perseguirlo legalmente e nemmeno se allo stato attuale non dovessero più trovarsi a vivere sotto lo stesso tetto.

Al contrario, il figlio che strappa dalle mani i soldi alla madre o al padre può essere querelato, dal genitore stesso ovviamente, e punito per il furto posto in essere ai danni dei genitori.

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