Poveri e disoccupati impiegati dalla Regione Sicilia per sistemare chiese e parrocchie: “Mai stati pagati”
Disoccupati, persone in povertà assoluta, ex percettori di Reddito di cittadinanza. Arruolati con un bando della Regione Sicilia, stanno lavorando da tre mesi per ristrutturare chiese e parrocchie a Catania, ma senza aver mai visto un centesimo. “Parlavano di piccola movimentazione, invece siamo finiti a scavare pietra lavica, un lavoraccio. Sia uomini che donne, alle […] L'articolo Poveri e disoccupati impiegati dalla Regione Sicilia per sistemare chiese e parrocchie: “Mai stati pagati” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Disoccupati, persone in povertà assoluta, ex percettori di Reddito di cittadinanza. Arruolati con un bando della Regione Sicilia, stanno lavorando da tre mesi per ristrutturare chiese e parrocchie a Catania, ma senza aver mai visto un centesimo. “Parlavano di piccola movimentazione, invece siamo finiti a scavare pietra lavica, un lavoraccio. Sia uomini che donne, alle quali non è stato risparmiato nulla: hanno costruito anche le colonne in cemento armato. Ma la paga non è mai arrivata”, raccontano quelli impiegati alla parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice. Eppure si tratta dei cosiddetti “cantieri di lavoro per disoccupati”, finanziati da fondi destinati proprio all’occupazione e all’inclusione sociale. Insomma, a loro. Tanto che la politica siciliana ha parlato spesso di “ossigeno”. “L’ossigeno glielo stanno levando a questi poveretti, una vergogna”, dice invece Ottavio Prato, pastore della Chiesa Cristiana Evangelica “Gesù Cristo è il Signore” di viale Lainò, dove il 12 febbraio 15 disoccupati hanno iniziato a lavorare come manovali edili per pavimentare accesso e parcheggio antistanti la Chiesa. “Un anticipo l’ho dato io coi soldi della Chiesa, che dovevo fare?”, racconta. “I soldi ci sono, ma dalla Regione non è arrivata neanche la prima tranche del pagamento”. E nemmeno risposte, come già aveva dichiarato a La Sicilia Gianluca Giacona, parroco della Divina Maternità della Beata Maria Vergine in Cibali, altro ente interessato dai lavori. “Dalla Regione ci dicono solo che per loro è tutto in regola”, aveva raccontato.
Contattata dal Fatto Quotidiano, l’assessore regionale alla Famiglia, Politiche sociali e Lavoro Nuccia Albano fa sapere che no, “la Regione non è in ritardo nei pagamenti alle parrocchie”. Che la causa di tutto è l’avvio dei cantieri, previsto nel 2024 e slittato al 2025. Andiamo con ordine. La ripartizione delle somme disponibili è del 5 febbraio 2024, per 65 enti di culto ammessi ai finanziamenti del Piano di Azione e Coesione 2014-2020 destinati ai “cantieri di lavoro presso gli Enti di culto della Sicilia”. Tra gli obiettivi dichiarati, “favorire l’inserimento lavorativo e l’occupazione dei disoccupati di lunga durata e dei soggetti con maggiore difficoltà di inserimento lavorativo” e la “riduzione della povertà e dell’esclusione sociale”. “Tra i manovali c’era anche un senzatetto, che infatti ho ospitato qui in Chiesa”, racconta il pastore Prato. “C’è anche chi percepiva il reddito di cittadinanza (ora Assegno di inclusione, ndr), sospeso proprio per il lavoro in cantiere. Così adesso non hanno né la paga né il sussidio”. Tanto che alcuni sono tornati al centro per l’impiego: “A dire che rinunciavo “per mancanza dello stipendio”. Ma non l’hanno mica voluto scrivere che me ne volevo andare perché non mi pagavano e ho dovuto lasciar perdere”, ha raccontato al Fatto un lavoratore. L’esperienza dei cantieri di lavoro, è stato detto ad alcuni, dovrebbe invece consentire di ricevere il Supporto formazione e lavoro, l’indennità introdotta dal governo Meloni per gli indigenti “occupabili”. Salvo problemi burocratici, ovviamente. “Il pagamento è bloccato e al centro per l’impiego non sono in grado di risolvere: cornuto e mazziato”, lamenta chi è rimasto a zero euro nonostante malta, cemento e mansioni per le quali, denuncia, “non abbiamo nemmeno ricevuto la ‘formazione d’aula’ prevista dal bando”.
Per i disoccupati arruolati dal centro per l’impiego di Catania per 72 giornate di lavoro da 7 ore, sabati compresi, è stato previsto un compenso di 38,93 euro al giorno. Che a tre mesi dall’inizio dei lavori nessuno ha ancora visto. Perché? “I decreti dei cantieri, emessi a ottobre del 2024, prevedevano 60 giorni quale termine ultimo di inizio dei lavori. Solo dopo la comunicazione dell’avvenuto avvio, si sarebbe potuta erogare la prima tranche”, spiega al Fatto l’assessore. “Ma gli stessi enti di culto hanno chiesto una proroga di ulteriori 60 giorni che noi abbiamo concesso per agevolarli e non revocare i cantieri”. Si parte a febbraio, dunque. E siccome “le risorse erano state regolarmente impegnate nel 2024, ma non pagate per via del ritardo di inizio da parte degli enti di culto, l’erogazione della prima tranche potrà avvenire a brevissimo nel 2025 dopo il riaccertamento dei residui extraregionali, ormai imminente”, conclude l’assessore Albano, precisando che “i nostri uffici forniscono puntualmente risposte e indicazioni su tutti i chiarimenti richiesti dagli enti di culto”. Ricontattati dal Fatto, gli enti di culto respingono al mittente. “Quale proroga? Per noi i lavori potevano iniziare anche prima”, spiegano alla Chiesa Cristiana Evangelica. Così all’Istituto Maria Ausiliatrice, dove non ricordano di aver chiesto proroghe. In ogni caso, aggiunge il pastore Prato, “quanto gli ci vuole per il “riaccertamento”? Ormai siamo a maggio”. Perché a restare col cerino in mano, ribadiscono, sono cittadini in estrema difficoltà. Ed è ai suoi cittadini che la Regione avrebbe dovuto chiarire eventuali contrattempi, se di questo si è trattato, fin dall’inizio.
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