Polemica sul 25 aprile, il governo chiede celebrazioni sobrie. La sinistra: non è un happy hour

La Festa di Liberazione cade nei 5 giorni di lutto indetti per Bergoglio

Apr 23, 2025 - 00:24
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Polemica sul 25 aprile, il governo chiede celebrazioni sobrie. La sinistra: non è un happy hour

Roma, 23 aprile 2025 –  “Non ci sono motivi per preoccuparsi” per il 25 aprile. Parola del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Che si prodiga così per disinnescare la polemica politica ingenerata dalla raccomandazione “sobrietà” rivolta dal ministro per la protezione civile Nello Musumeci in relazione alla festa per l’80° anniversario della Liberazione, che ricorre durante i cinque giorni di lutto nazionale indetti da Governo fino al funerale di papa Francesco sabato 27 aprile.

In ottemperanza al lutto, Giorgia Meloni ha rimandato al 7 maggio il “premier time” in programma per oggi al Senato e presenzierà alla commemorazione parlamentare del pontefice. Rimandata anche la programmata visita in Uzbekistan, la premier venerdì parteciperà come previsto alla deposizione della corona di fiori all’Altare della Patria insieme al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Non è invece prevista la sua presenza alla celebrazione della Liberazione fissata per domani alle 14 dal presidente del Senato Ignazio La Russa su richiesta dei senatori di Italia Viva.

Le dichiarazioni di Musumeci riprendevano l’“invito a svolgere tutte le manifestazioni pubbliche in modo sobrio e consono alla circostanza” contenuto nel comunicato di palazzo Chigi sull’indizione del lutto nazionale. Un’esortazione “strampalata” per Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs, secondo cui “il 25 aprile non è un happy hour”, ma la ricorrenza della Liberazione da cui è nata la democrazia repubblicana. Perplesso su “cosa voglia dire esattamente sobrio” anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala, dove si svolge tradizionalmente una delle manifestazioni più importanti.

A spegnere la polemica interviene l’Anpi, che conferma le celebrazioni, pur senza esimersi dal lutto per la “gravissima perdita” di papa Bergoglio soprattutto “per gli antifascisti che hanno condiviso le sue parole di pace e fratellanza universale”, assicurando la “piena civiltà e senso di responsabilità” delle piazze. Anche se a Roma si preannunciano come sempre tensioni tra la comunità ebraica e le componenti più radicali e proPal. La comunità ha chiesto anzitempo piazzale dei Partigiani, tradizionale luogo di concentramento del corteo nei pressi di Porta San Paolo, dove si svolsero i primi scontri tra patrioti e occupanti dopo l’8 settembre 1943. Il che è destinato a ingenerare ancora più tensioni di quante non attestino già i reciproci scambi di accuse tra Brigate ebraiche e Anpi romana in relazione al conflitto israelo-palestinesi.