S&P DJ: meno di un fondo su dieci resta un top performer per cinque anni
Tra i fondi attivi europei, solo il 6% degli azionari e l'8% degli obbligazionari riesce a rimanere sopra al 50esimo percentile per cinque anni. Alta correlazione tra performance e chiusure o fusioni dei fondi. L'articolo S&P DJ: meno di un fondo su dieci resta un top performer per cinque anni proviene da FundsPeople Italia.

Tra i fondi europei, trovare dei campioni di consistenza delle performance è difficile quasi quanto affidarsi al caso. Meno di un fondo azionario su due (il 44%) riesce a rimanere, per due anni consecutivi, nella metà di quelli che hanno le performance più alte, ovvero al di sopra del cinquantesimo percentile. E questo significa già scendere al di sotto della media di un lancio di monetina, che atterrerebbe sul risultato giusto nel 50% dei casi. Dopo tre anni consecutivi, la percentuale di fondi azionari che riesce a mantenere lo status di top performer scende al 13%, e a cinque anni si riduce al 6%, allineandosi al risultato del caso: il 6% di un coin flip. È quanto emerge dalla "Europe persistence scorecard" aggiornata a fine 2024, un'analisi condotta da S&P DowJones Indices che analizza l'andamento dei fondi attivi europei nell'arco di 1-5 anni.
I risultati sono solo marginalmente migliori per i fondi obbligazionari, che anzi all'inizio stentano a mantenere le performance ancor più degli azionari: la percentuale delle strategie sul reddito fisso che performano al di sopra del cinquantesimo percentile scende al 42% dopo soli due anni, più che dimezzando il novero dei virtuosi. La proporzione scende nel tempo sino all'8% di fondi persistenti dopo cinque anni, un risultato leggermente al di sopra del 6% degli azionari (e della fatidica monetina).
Alternanza ai vertici
I dati del report S&P DJ Indices suggeriscono due conclusioni: da un lato che la persistenza è statisticamente rara, o che, "sorprendentemente, nel corso di alcuni periodi di tempo, una dinamica opposta è più prevalente: i fondi leader diventano spesso quelli che arrancano", e viceversa, si legge in una nota che accompagna l'analisi. Non tutti i risutati dell'indagine sono controintuitivi: gli analisti S&P DJ rilevano come, coerentemente con le edizioni precedenti, su tutti i periodi esaminati, "una performance relativa bassa ha una correlazione con una frequenza incrementata di chiusure di fondi". In altre parole, i gestori che non riescono a generare rendimenti in modo consistente (anche se magari recuperano ad anni alterni, o esibiscono un'alta volatilità) hanno una probabilità più alta di chiudere bottega rispetto agli altri.
Il report mostra infatti i movimenti dei fondi azionari europei tra i quartili di performance nell'arco di tre anni. Il 39% dei fondi, più di uno su tre, si è spostato dal primo quartile di performance, il migliore, al quarto quartile, il peggiore, nel giro di tre anni. Al contrario, il 25% di fondi nel quarto quartile hanno migrato al primo, compiendo il percorso inverso. Solo il 13% dei gestori sono riusciti a mantenere il proprio portafoglio nel top 25% per performance per tre anni.
La sopravvivenza dei gestori attivi, tra abilità e caso
La correlazione tra i risultati delle gestioni e la loro probabilità di essere chiusi o accorpati con altri prodotti è inversamente (anche se non direttamente) proporzionale: nell'arco di tre anni, l'11% dei fondi nel primo quartile sono soggetti a liquidazioni, una percentuale che sale via via al 13% per quelli del secondo, al 18% per quelli nel terzo e al 23% per i fondi nel quarto e ultimo quartile. In altre parole, quasi un fondo su quattro tra i peggiori viene chiuso dopo tre anni, contro uno su dieci tra chi era nei top performer.
Tra i fondi attivi dedicati al reddito fisso, l'andamento è simile ma la correlazione tra persistenza delle performance e sopravvivenza non è altrettanto evidente. Questo, secondo gli analisti S&P DJ Indices, rafforza l'ipotesi che, tra i gestori attivi europei, sia nell'ambito azionario quanto in quello obbligazionario, "la prova statistica di una persistenza costante della sovraperformance (ovvero, la prova dell'abilità dei gestori) resta elusiva".
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