«Pirelli non è più a controllo cinese» Ma Pechino vota contro e attacca
Sinochem perde il controllo di Pirelli, di cui resta il primo azionista con il 37%, ma contesta la posizione assunta ieri dal cda della Bicocca, che a maggioranza ha approvato la relazione finanziaria 2024 con l’indicazione della decadenza del controllo da parte dei soci cinesi. La decisione è legata ai vincoli imposti dal governo con […] L'articolo «Pirelli non è più a controllo cinese» Ma Pechino vota contro e attacca proviene da Iusletter.

Sinochem perde il controllo di Pirelli, di cui resta il primo azionista con il 37%, ma contesta la posizione assunta ieri dal cda della Bicocca, che a maggioranza ha approvato la relazione finanziaria 2024 con l’indicazione della decadenza del controllo da parte dei soci cinesi. La decisione è legata ai vincoli imposti dal governo con il Golden power, che hanno sottratto a Sinochem poteri di governance sulle materie strategiche della Pirelli. Il collegio sindacale e il management guidato dal vicepresidente esecutivo, Marco Tronchetti Provera, avevano sollevato la questione, ha spiegato ieri il gruppo milanese in una nota in cui fa presente che «la decisione è stata assunta anche in ottemperanza del provvedimento di Consob che aveva rimandato al Cda una valutazione in merito da condursi in applicazione del principio contabile internazionale IFRS 10».
I consiglieri cinesi — ad eccezione degli indipendenti Alberto Bradanini e Marisa Pappalardo indicati da Sinochem che hanno votato a favore e di Grace Tang che si è astenuta — hanno votato contro «in ragione della dichiarazione di avvenuta cessazione del controllo di Sinochem su Pirelli ai sensi dell’IFRS 10, non condividendone le relative motivazioni». In una nota Sinochem ha spiegato la sua contrarietà: «La società Marco Polo International Italy S.r.l. (“MPI”) — attraverso cui Pechino controlla il 37% di Pirelli — esprime profondo disappunto e ferma opposizione riguardo alla valutazione sul controllo espressa da Pirelli» e sottolinea che «MPI continua a detenere una percentuale rilevante per l’esercizio di un’influenza dominante nell’assemblea ordinaria» della Pirelli «e quindi ad avere il controllo di Pirelli» pur non esercitando «attività di direzione e coordinamento» in attuazione del decreto sul Golden power. Sinochem sottolinea inoltre di aver «sempre rispettato rigorosamente le leggi italiane ed estere, e continueremo a farlo con spirito di collaborazione con tutte le autorità competenti assicurando la naturale tutela degli interessi di MPI e preservando sempre lo sviluppo e la crescita di Pirelli», fermo restando «che MPI dispone di validi elementi per sostenere la permanenza del suo controllo anche ai sensi del IFRS 10». A stretto giro Pirelli ha replicato ribadendo «la correttezza delle analisi condotte dal management e approvate dal consiglio», sottolineando come il Golden power abbia previsto «una rete di misure complessivamente operanti a tutela dell’autonomia di Pirelli & C. Spa e del suo management. Management non nominato dall’azionista Sinochem e la cui autonomia e continuità sono a tutela della cultura industriale Pirelli».
Il tema della governance, dunque, resta aperto. Il via libera al bilancio 2004 e alla proposta di dividendo di 0,25 euro, per un totale di 250 milioni, consentono di ripristinare la normale attività societaria. Ma restano sul tavolo diverse questioni da chiarire, a partire dal possibile stop alla vendita dei Cyber Tyre Pirelli negli Usa, legato al veto sulle tecnologie di produttori cinesi imposto dalle nuove norme sui connected vehicles. Da tempo si sta tentando di trovare un accordo tra Camfin e Sinochem per un riassetto azionario. Una soluzione che richiede un allineamento che per il momento non si è riusciti a trovare.
L'articolo «Pirelli non è più a controllo cinese» Ma Pechino vota contro e attacca proviene da Iusletter.