Indiana Jones e l’antico Cerchio, l’archeologo a caccia di reperti anche su PlayStation 5
Ci ha messo un po' ma alla fine Indy è approdato anche su PS5 per regalare all'utenza Sony una avventura dal forte sapore filmico

Abbiamo recensito Indiana Jones e l’antico Cerchio lo scorso 6 dicembre ed è stato uno dei titoli che ci ha tenuto maggiormente compagnia per tutte le vacanze di Natale, permettendoci di vivere un vero e proprio film interattivo in compagnia dell’archeologo più famoso e irriverente del mondo. Torniamo ora a parlare dell’ultima fatica di MachineGames e Lucasfilm Games per valutare la versione PlayStation 5, fresca di debutto. Indy se la caverà egregiamente anche tra le antiche rovine di Sony?
Indiana Jones e l’antico Cerchio, colpo di frusta e di fulmine
Se avete letto la nostra recensione di Indiana Jones e l’antico Cerchio saprete già cosa attendervi: abbiamo per le mani un’ottima avventura grafica immersa in solidi poligoni e accelerata il più possibile verso l’azione, dal canovaccio convincente e dagli enigmi particolarmente riusciti in cui gli sviluppatori hanno innestato qualche salto, un po’ di evoluzioni e molte fasi stealth che possono essere preludio a qualche scazzottata.
Fasi che, lo diciamo subito, non riescono a tenere il passo di quelle esplorative che richiedono di setacciare ambientazioni grondanti di particolari e madide di pericoli e misteri al fine di superare la porta bloccata che ci impedisce di proseguire.
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L’Intelligenza artificiale dei nemici è infatti davvero povera – talvolta non si accorgono di noi nemmeno passando loro davanti al naso – e la decisione degli sviluppatori di non tramutare l’intera avventura in un FPS costringe continuamente il giocatore a cercare qualche arma contundente da rompere in testa alle guardie di ronda.
L’idea di doversi arrangiare praticamente disarmati per affrontare un esercito armato fino ai denti era stuzzicante e pareva promettere di sviluppare il pensiero laterale, ma in pratica si traduce nella necessità continua di mettere le mani su di un oggetto offensivo (vanno dai semplici bastoni a padelle, chiavi inglesi, crick, calci di mitragliatori, candelabri, antichi manufatti, ecc…) fino alla rottura dopodiché bisogna correre a trovarne in fretta un altro.
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L’alternativa è fare affidamento sui cazzotti, ma in quel caso Indy rischia di soccombere velocemente, specie se i nemici sono troppi. E la frusta stessa può al più rallentarli. Setacciando gli scenari si trovano libri e side-quest che sbloccheranno nuove mosse e potenziamenti, ma il nostro archeologo virtuale non diventerà mai un tank, perciò bisognerà continuare a procedere secondo le ferree regole degli stealth game e con la necessità di tenere stretto in mano un’arma contundente raccolta dallo scenario.
Decisamente più avvincenti, come si anticipava, le fasi nelle quali si rivoltano a fondo le ambientazioni – tutte intricate e dalle dimensioni molto generose – alla ricerca di indizi, missioni secondarie e suggerimenti o reperti utili per procedere. Talvolta la sensazione di essere guidati passo – passo dalla mano mai realmente invisibile degli sceneggiatori è un po’ troppo forte (le uniche variazioni sul tema sono date dalla possibilità di rinvenire costumi per facilitare le fasi stealth, altrimenti la via percorribile è quasi sempre una), ma in compenso l’ottimo impianto tecnico immedesima alla perfezione contribuendo a spingerci a ficcanasare solo per scoprire quali altre avventure attenderanno Indiana Jones di lì a breve.
Sulle console PlayStation 5 sono arrivate sia la Premium Edition sia la Collector’s Edition che contengono il pacchetto L’ultima crociata con gli abiti Tempio maledetto e l’artbook digitale, oltre al DLC della storia Indiana Jones e l’antico Cerchio: L’Ordine dei Giganti che però uscirà nel corso di quest’anno. Come da pronostico, non essendo un titolo nato su PS5, il feedback aptico e i grilletti adattivi del controller DualSense non rivoluzionano l’esperienza ludica, ma in compenso l’ammiraglia di Sony garantisce i 60 fps con risoluzioni elevate che rendono il videogioco davvero godibile.
Anche perché a livello tecnico abbiamo per le mani un videogame a dir poco raffinato: la digitalizzazione di Indiana Jones è sbalorditiva, specie per ciò che concerne la mimica facciale aderente a quella di Harrison Ford e la cura riversata nelle tre macro aree che compongono questo viaggio avventuroso (Città del Vaticano, Giza e Sukhothai) cui si aggiungono un paio di raccordi più rapidi e lineari ma non meno interessanti e particolareggiati, lascia sempre meravigliati. Anche su PlayStation 5.