Perù, stretta sulle Ong e repressione dello spazio civico: un passo indietro per la democrazia

Il 12 marzo 2025, il Congresso della Repubblica del Perù ha approvato una legge che rafforza il controllo e la supervisione sulle organizzazioni non governative (Ong) operanti nel Paese. L’iniziativa legislativa, adottata con 82 voti a favore, 16 contrari e 4 astensioni, consolida il ruolo dell’Agenzia Peruviana per la Cooperazione Internazionale (Apci) nel monitoraggio delle […] L'articolo Perù, stretta sulle Ong e repressione dello spazio civico: un passo indietro per la democrazia proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 16, 2025 - 11:02
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Perù, stretta sulle Ong e repressione dello spazio civico: un passo indietro per la democrazia

Il 12 marzo 2025, il Congresso della Repubblica del Perù ha approvato una legge che rafforza il controllo e la supervisione sulle organizzazioni non governative (Ong) operanti nel Paese. L’iniziativa legislativa, adottata con 82 voti a favore, 16 contrari e 4 astensioni, consolida il ruolo dell’Agenzia Peruviana per la Cooperazione Internazionale (Apci) nel monitoraggio delle risorse derivanti dalla cooperazione tecnica internazionale non rimborsabile. In questo contesto, la nuova normativa impone l’obbligo per le Ong di registrare presso un database pubblico gestito dall’Apci tutti i loro piani, progetti e programmi, nonché la rendicontazione dettagliata delle spese effettuate con tali fondi. Inoltre, la legge prevede che la Superintendencia Nacional de Aduanas y de Administración Tributaria (Sunat) valuti la creazione di un’unità specializzata per garantire l’effettiva applicazione di queste disposizioni.

Diverse organizzazioni della società civile hanno espresso preoccupazione, segnalando che questa normativa potrebbe limitare gravemente l’operato delle Ong in settori fondamentali come la salute, l’istruzione e la lotta alla corruzione. La Coordinadora Nacional de Derechos Humanos (CNDDHH) ha evidenziato che la legge potrebbe ostacolare l’esercizio di diritti fondamentali, tra cui la promozione del voto informato e la denuncia di candidati legati ad attività illecite, minacciando così la trasparenza e la qualità democratica del Paese.

L’impatto di questa normativa ha suscitato allarme anche a livello internazionale: già nel giugno 2024, le ambasciate dell’Unione Europea e degli Stati Uniti a Lima avevano espresso preoccupazione per il rischio che la legge potesse essere approvata, limitando l’autonomia della società civile. Una misura non promossa a fini di trasparenza ma di controllo, emanata da parlamentari che in passato hanno sostenuto normative controverse, come l’impunità per i militari accusati di violazioni dei diritti umani negli anni ’80 o la deregolamentazione delle attività di estrazione mineraria illegale e deforestazione. Azioni che hanno contribuito all’impopolarità del Congresso, il cui indice di disapprovazione ha raggiunto il 91% secondo l’Instituto de Estudios Peruanos.

Nonostante la cooperazione internazionale in Perù sia inferiore rispetto a quella di altri Paesi della regione, il suo impatto è significativo. Secondo i dati della Coordinadora de Entidades Extranjeras de Cooperación Internacional (COEECI), la cooperazione internazionale mobilita diverse centinaia di milioni di dollari all’anno per finanziare progetti che favoriscono le comunità più vulnerabili e, per esempio, solo con la chiusura di UsAid il Perù ha perso almeno 150 milioni di dollari all’anno in progetti di cooperazione. Tali risorse hanno permesso l’implementazione di iniziative chiave nel campo dello sviluppo sostenibile, dei diritti umani e del rafforzamento istituzionale.

Tuttavia, alcuni settori politici e mediatici hanno aspramente criticato la cooperazione internazionale, accusando le Ong di essere “parassiti”, di ostacolare gli investimenti, di difendere presunti terroristi e di promuovere agende ideologiche che fomentano l’instabilità sociale.

Le restrizioni imposte alle Ong in Perù seguono uno schema già osservato in altri contesti della regione latinoamericana come Guatemala, Nicaragua e Venezuela, dove regolamentazioni simili hanno contribuito alla riduzione degli spazi di azione per la società civile. Queste misure compromettono la capacità delle Ong di svolgere un ruolo di controllo istituzionale, indebolendo i meccanismi di trasparenza e accountability.

L’approvazione di questa legge rappresenta un passo indietro per la democrazia peruviana che già si trova in una situazione di riduzione delle libertà civili, così come segnalato a dicembre 2024 da CIVICUS Monitor, che analizza “la salute” della società civile in 198 paesi nel Mondo. E proprio il CIVICUS Monitor ha riclassificato il Perù nella categoria di spazio civico “repressivo“, evidenziando un preoccupante deterioramento delle libertà fondamentali e un aumento della violenza contro la società civile. Secondo il rapporto Poder ciudadano bajo ataque 2024, la situazione si è aggravata a causa di un sistematico clima di intimidazione, aggressioni fisiche e campagne di delegittimazione rivolte contro attivisti, giornalisti e organizzazioni, in particolare nelle regioni colpite dalla deforestazione, dall’estrazione mineraria illegale e dal narcotraffico. Un livello critico, quello del Perù, indicatore di minacce costanti, persecuzioni giudiziarie, arresti arbitrari e persino il rischio di morte per chi difende i diritti umani e le libertà civili.

Con questa nuova classificazione, il Perù entra a far parte di un gruppo di 51 paesi in cui lo spazio civico è gravemente limitato: una situazione che si aggrava ulteriormente con questa nuova stretta all’operato delle Ong nel paese sudamericano in questo 2025.

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