Perché la battaglia Usa-Cina si sposta sul Wto

La Cina ha presentato un nuovo reclamo al Wto dopo il raddoppio dei dazi di Trump. Gli Stati Uniti usciranno dall'Organizzazione mondiale del Commercio? Fatti, numeri e approfondimenti sul dossier dazi

Mar 5, 2025 - 12:36
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Perché la battaglia Usa-Cina si sposta sul Wto

La Cina ha presentato un nuovo reclamo al Wto dopo il raddoppio dei dazi di Trump. Gli Stati Uniti usciranno dall’Organizzazione mondiale del Commercio? Fatti, numeri e approfondimenti sul dossier dazi

“Se ciò che vogliono gli Stati Uniti è la guerra, che si tratti di una guerra tariffaria, commerciale o di qualsiasi altro tipo, siamo pronti a combattere fino alla fine”. La nota del ministero degli Esteri cinese non lascia spazio a molte interpretazioni. Il riferimento è ai dazi imposti dagli Usa nella giornata di ieri. L’amministrazione di Donald Trump, oltre a quelli sulle esportazioni da Canada e Messico, ha aumentato del 10% i dazi su quelle cinesi. Una decisione che ha fatto scattare subito le contromosse. Pechino, infatti, ha preannunciato un aumento del 10% e del 15% dei dazi su diversi beni agricoli e alimentari che entreranno in vigore dalla prossima settimana.

LA CINA SI APPELLA AL WTO

La Cina vuole portare questa guerra anche su piani istituzionali. Già a febbraio, quando Trump aveva optato per adottare un primo 10% sui dazi alle esportazioni cinesi, il Dragone aveva avviato una controversia presso la World Trade Organization (Wto), cioè l’Organizzazione mondiale del commercio. E ora ha presentato un altro reclamo. “Le misure fiscali unilaterali degli Stati Uniti violano gravemente le norme del Wto e minano le fondamenta della cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti”, ha dichiarato il ministero del Commercio di Pechino con una nota. Per poi proseguire: “La Cina, in conformità con le norme del Wto, salvaguarderà fermamente i suoi legittimi diritti e interessi e difenderà l’ordine economico e commerciale internazionale”.

GLI USA USCIRANNO DAL WTO?

Gli appelli cinesi al Wto non sembrano però aver scalfito più di tanto le volontà dell’amministrazione Trump. Anche perché “la pazienza” degli Stati Uniti nei confronti dell’Organizzazione mondiale del commercio “si sta esaurendo”. È quanto ha comunicato l’ufficio del Rappresentante del commercio Usa (Ustr). L’agenzia statunitense, infatti, soltanto lunedì ha stilato un nuovo rapporto per il Congresso sugli interessi di Washington presso il Wto.

Il succo è che, secondo l’Ustr, l’Organizzazione mondiale del commercio è incapace di fornire risultati multilaterali o di riformare il sistema, spiega Inside Trade. “Bisogna riconoscere che la Wto che gli Stati Uniti hanno contribuito a creare non è, per aspetti chiavi, il Wto che abbiamo oggi, e la Wto che abbiamo oggi non promuove gli obiettivi dei paesi che l’hanno fondata”, si legge nel rapporto.

L’insofferenza di Trump per il multilateralismo porta a pensare che in un prossimo futuro Washington possa abbandonare l’organizzazione. Ma come sottolineato da Politico, il linguaggio usato nel rapporto potrebbe non essere così drastico da far pensare a un ritiro già quest’anno. Gli Usa possono votare sull’uscita dal Wto ogni cinque anni, secondo la legge del 1994 con cui ne è stato deciso l’ingresso. L’ultima votazione, respinta a larghissima maggioranza, è avvenuta nel 2005. Ma da allora le cose sono cambiate. Un tentativo – fallito – di arrivare al voto era avvenuto nel 2020 da parte del senatore Josh Hawley. Ma lo stesso ex procuratore generale del Missouri sembra intenzionato a riprovarci quest’anno.

IL CORTOCIRCUITO NELLA RISOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE

Il repubblicano Hawley si farà forte proprio del rapporto dell’Ustr. Specie per alcuni passaggi, in cui si punta il dito contro il Wto per aver “trattato l’economia più libera e aperta del mondo, con un enorme e crescente deficit commerciale, come il più grande fuorilegge commerciale del mondo”.

Uno dei problemi principali è che il sistema di risoluzione delle controversie in seno all’Organizzazione mondiale del commercio è bloccato. Ed è bloccato a causa degli Stati Uniti e proprio per volere di Trump. Durante il suo primo mandato, infatti, gli Usa hanno bloccato la nomina di nuovi giudici della Corte d’appello del Wto, paralizzando la gestione delle controversie. E in questi anni i paesi membri non sono riusciti a trovare un accordo nei negoziati sulle riforme da attuare.

L’OPINIONE DELLA FED DI NEW YORK SUI DAZI

In tutto ciò, continua il dibattito riguardo i dazi e le loro conseguenze all’interno degli Stati Uniti, specie dopo il crollo della borsa di ieri. Sul possibile impatto per i consumatori americani, ne ha parlato anche il presidente della Fed di New York, John C. Williams. Intervenendo alla conferenza Bloomberg Invest a Ny, Williams ha dichiarato che i dazi sui beni di consumo incidono sui prezzi al dettaglio. E le tariffe sulle esportazioni di Canada, Messico e Cina potrebbero causare un aumento dell’inflazione. Specie se rimarranno in vigore a lungo. Su questo, a decidere sarà Trump.