Perché Putin teme più Mattarella di Macron

Per quale motivo il principale bersaglio della polemica russa è proprio il presidente della Repubblica italiano, Sergio Mattarella? Il taccuino di Guiglia.

Mar 23, 2025 - 09:46
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Perché Putin teme più Mattarella di Macron

Per quale motivo il principale bersaglio della polemica russa è proprio il presidente della Repubblica italiano, Sergio Mattarella? Il taccuino di Guiglia

Dai missili alla propaganda nulla avviene per caso nella guerra dei tre anni alle porte d’Europa. Vale, perciò, la pena interrogarsi sul perché, fra tutti i capi di Stato e primi ministri europei che si sono schierati a fianco dell’Ucraina aggredita, il principale bersaglio della polemica moscovita sia diventato il nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Con interventi furibondi e incessanti Maria Zacharova, nientemeno che portavoce del ministero degli Esteri russo, un giorno sì e l’altro pure lo attacca. Forse solo il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, lo batte nella classifica delle contumelie ricevute.

La ragione dell’irragionevole offensiva c’è: il massimo rappresentante del nostro Paese incarna ciò che il regime putiniano detesta. Incarna, cioè, l’idea che si possa affermare il buon diritto alla pace senza alzare la voce, come fa, per dire, il più loquace e dalle combattive parole presidente francese, Emmanuel Macron.

Agli occhi di un aggressore è più insidioso chi non perde occasione per dirti, con forza nazionale e riconosciuta credibilità europea, che ti devi fermare, anziché chi invoca a gran voce un pur necessario esercito europeo, che però ora e subito lascia il tempo che trova.

Per Putin il pacifico Mattarella è politicamente più pericoloso del bellicoso Macron. Perché Mattarella può influire, convincere, mediare, ossia prosciugare politicamente quell’odioso terreno conflittuale nel quale l’invasione russa può sperare di prosperare.

E poi, attaccando il Quirinale nella grottesca illusione di intimidirlo -così s’usa da quelle parti -, si crede anche di poter, scendendo giù per li rami, destabilizzare Palazzo Chigi.

Evidente è l’intento russo di far leva sui pensosi e penosi distinguo di Matteo Salvini sul conflitto rispetto alla maggioranza di cui fa parte.

E’ ben vero che, al momento della verità, ossia di fronte al Parlamento e ai suoi documenti, la Lega non si è mai dissociata dalla posizione del governo pro-Ucraina. Ma solleticare a farlo in modo indiretto con i diretti attacchi a Mattarella è, anch’esso, il modo e il mondo putiniano di far politica.

E poi così si tenta di scardinare il ruolo significativo dell’Italia in Europa.

Da una parte l’aggressore spera di scalfire una delle quattro colonne che, con Francia, Germania e Gran Bretagna, tengono in piedi la strategia della “pace giusta”, ossia il contrario della resa sognata da Putin. Dall’altra Mosca punta a guastare i buoni rapporti di Giorgia Meloni col presidente americano. Poiché la nostra presidente del Consiglio sta comunque con Zelensky al di là dei silenzi in eccesso per non indispettire l’amico americano, cioè proprio colui che sta negoziando la tregua con l’invasore russo, per Putin è meglio evitare il rischio che Trump possa essere in qualche modo spinto a maggiore cautela da parte della “leader fantastica”, come Donald ha detto dell’“amica” Giorgia Meloni.

Prendersela con Mattarella non è un atto monomaniacale della vispa Maria Zhakarova, ma risponde in pieno all’interesse geopolitico di Putin.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova
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