Parla la madre di Vanessa Simonini, la donna uccisa da Baroncini nel 2009: "Condanna troppo lieve. Non c’è stata rieducazione"
Maria Frazia Forli è la mamma della donna uccisa da Simone Baroncini "Pena scontata assolutamente insufficiente, non mi stupiscono questi reati".

Pisa, 17 aprile 2025 – La notizia dell’arresto di Simone Baroncini, l’assassino della ventenne di Gallicano Vanessa Simonini, da lui barbaramente uccisa nella notte tra l’8 e il 9 dicembre del 2009, è stata accolta senza alcuna sorpresa né particolare emozione dalla mamma della giovane vittima, Maria Grazia Forli. La donna da anni porta avanti la sensibilizzazione sui temi della violenza di genere e continua a combattere per ottenere la certezza della pena nei casi legislativi che riguardano l’omicidio volontario. Poche parole sull’assassino della figlia, del quale non ha più voluto avere notizie, neppure tramite il suo avvocato, e ha cercato di dimenticane anche il nome, spiega con molta freddezza la stessa Maria Grazia, soprattutto dopo la riduzione della pena a lui concessa dalla Corte d’Appello di Firenze, che nel 2012 portò gli anni di detenzione da 30 a 16.
«In realtà, con le concessioni previste annualmente dalla legge - commenta Maria Grazia Forli - sono diventati 13 gli anni scontati, di cui tre addirittura in condizioni di semilibertà. Considero questo tempo troppo breve e assolutamente insufficiente perché un essere che si è macchiato di un reato come l’omicidio, uccidendo una giovane donna, della quale si proclamava amico, senza alcuna pietà, possa anche solo rendersi conto dell’enormità delle azioni commesse».
«Questo anche in considerazione del tempo destinato ai vari processi affrontati, all’impegno speso nella preparazione degli stessi e nella ricerca di ogni possibile espediente per ottenere una pena il più lieve possibile, Tutto ciò è in pesante conflitto, sempre a mio avviso, con il principio costituzionale della finalità rieducativa della pena. In base a questa mancata rieducazione e della conseguente reale presa di coscienza dell’enormità del male fatto, non trovo per niente sorprendente la notizia di un riemergere di atti criminos». Maria Grazia Forli parla, invece, più che volentieri del suo impegno continuo nel ricordare la figlia Vanessa e nel raccontare la sua tragica storia in ogni ambito possibile sia questo istituzionale sia tra la gente comune e nelle scuole, come monito e sensibilizzazione sulla violenza di genere. Una battaglia che nel dicembre del 2014 l’ha portata fino a Roma, dove, ricevuta alla Camera dei deputati come rappresentante dell’associazionismo attivo sul tema, ha potuto presentare una proposta di legge proprio sulla certezza della pena per gli omicidi volontari.
«Allora fui accolta con grande calore dalla presidente Laura Boldrini e illustrai all’Aula con grande emozione e altrettanta fermezza la proposta di legge chiamata «Certezza della pena nell’omicidio volontario, basta sconti agli assassini» - ricorda la mamma di Vanessa -.Fu un’esperienza difficile, ma ebbi la sensazione di avere immesso un seme nelle coscienze di chi mi ascoltò in religioso silenzio. A oggi ribadisco che il carcere è certamente un luogo di punizione, ma è soprattutto un posto di recupero, e per riabilitare queste bestie feroci ci vorrebbero minimo dai 30 anni in su».
Fiorella Corti