Papa Francesco, la lotta contro la malattia e la celebre frase: “Si governa con la testa”

Il Santo Padre era reduce da un ricovero di 38 giorni necessario per combattere l’infezione alle vie respiratorie. Dal 2022 i problemi al ginocchio lo costringevano a usare sempre più spesso la carrozzina e il bastone

Apr 22, 2025 - 04:46
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Papa Francesco, la lotta contro la malattia e la celebre frase: “Si governa con la testa”

​​​​​​Città del Vaticano, 22 aprile 2025 – Non è sceso dalla Croce, ha combattuto fino all’ultimo con tutte le sue forze papa Francesco. La morte è avvenuta per emorragia celebrale. Nessun collegamento, almeno in apparenza, con i problemi respiratori che avevano portato al suo ricovero al Gemelli nel febbraio scorso. La polmonite è intervenuta sul fisico fragile di un 88enne che, durante il pontificato, si era già sottoposto a due interventi chirurgici e scontava problemi fin dalla giovinezza. Al policlinico Francesco era arrivato venerdì 14 febbraio per una “infezione alle vie respiratorie” con febbre. Il ricovero, terminato il 23 marzo scorso dopo 38 giorni, si era reso necessario dopo che le cure a Casa Santa Marta per le mani del fedelissimo infermiere personale Massimiliano Strappetti, soprattutto a base di cortisone, non avevano placato l’infezione.

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A drawing with the pictures of Pope Francis are the laid under the statue of late Pope John Paul II outside Agostino Gemelli Hospital where Pope Francis is hospitalized to continues his treatments for bilateral pneumonia, in Rome, Italy, 23 February 2025. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Il medico curante Luigi Carbone ha imposto così il ricovero al Gemelli, dove il Papa è stato preso in carico da un’intera equipe formata dai migliori specialisti. E tra queste c’era qualche sua vecchia conoscenza come il chirurgo Sergio Alfieri che lo ha operato due volte. L’ultima, più recente, il 7 giugno del 2023 per una operazione di laparotomia e plastica della parete addominale con aggiunta di una protesi, una specie di follow up dopo l’intervento più importante del 4 luglio 2021. In quel caso Bergoglio era andato sotto i ferri per una “stenosi diverticolare sintomatica del colon”, in modo specifico “del sigma”. Si trattò in realtà dell’asportazione di un piccolo tumore benigno, anche se questa versione non è stata mai rilasciata ufficialmente.

In mezzo ci fu un ricovero “lampo” che provocò particolare apprensione poiché il Papa fu portato d’urgenza al Gemelli in ambulanza mentre aveva appena finito di tenere l’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro: era il 29 marzo 2023 e Francesco prese un brutto colpo di freddo che, unito alla stanchezza e ai pregressi acciacchi, gli provocarono una specie di collasso. Nel 2019, in gran segreto, si sottopose all’operazione di rimozione della cataratta.L’ictus, il coma e l’attacco cardiaco: le ultime ore di Papa Francesco e il certificato di morte diffuso dalla Santa Sede

Negli ultimi anni Francesco era afflitto da una gonartrosi che non si è placata neanche con dosi massicce di infiltrazioni di acido ialuronico tanto che proprio la situazione del ginocchio lo aveva costretto, a partire dal 2022, a usare sempre di più la carrozzina per gli spostamenti. Fu in quell’occasione che disse la celebre frase: “Si governa con la testa, non con il ginocchio!”.

Poco dopo la sua elezione, nel 2014, Francesco lamentò invece che l’unico aspetto negativo del pontificato era la forte “sciatalgia” sopravvenuta. Altrettanto celebre, è divenuta, forse suo malgrado, l’operazione che subì da giovane, a soli 21 anni, per l’asportazione di un lobo del polmone destro. Quell’intervento fu usato contro di lui nelle fasi preparatorie del Conclave del 2013, per indebolirlo quando era ormai già un candidato molto alto nel gradimento.

Francesco ha sempre rifiutato di avere un cosiddetto archiatra cioè un medico pontificio addetto alla salute particolare del Romano Pontefice. Cedette il suo, il dottor Patrizio Polisca al Papa Emerito, Benedetto XVI. Subentrò poi Fabrizio Soccorsi ma di fatto, solo formalmente. Così per il successivo, il geriatra Roberto Bernabei. Cieca invece è sempre stata la sua fiducia nell’infermiere Massimiliano Strappetti, formatosi proprio nelle rianimazioni del Gemelli.

Francesco riteneva che fosse stato lui a salvargli la vita dopo che la prima a farlo fu nel 1957 una suora italiana operante in Argentina. Fu lei che, contrariamente al parere dei medici, gli somministrò una cura diversa, più abbondante ed efficace, quando ebbe la sua prima importante polmonite. A giudizio di Bergoglio, che allora era un seminarista, fu l’intervento di quella suora a salvarlo.