Papa Francesco, cosa resterà dopo di lui? “Chiesa antimperialista e impegno per la pace”

Il successore di Bergoglio dovrà ripartire da alcuni punti fermi. Lo storico Faggioli: “Ma starà sulla scena di un mondo molto diverso”

Apr 25, 2025 - 06:12
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Papa Francesco, cosa resterà dopo di lui? “Chiesa antimperialista e impegno per la pace”

Roma, 25 aprile 2025 – Dopo la scomparsa di Francesco, c’è un interrogativo che aleggia come un fantasma in tutti i dibattiti, interni ed esterni alle sacre stanze: si tornerà indietro adesso? Conservatori e progressisti ancora non si sono messi d’accordo se i dodici anni di Bergoglio alla guida della più singolare e antica organizzazione globale siano stati di apertura o di mascherata ortodossia. Ma al di là delle prese di posizione sui due fronti, è indubbio che la volontà di Francesco di aprire porte (e liberare Gesù Cristo dalle sagrestie) sia riuscita.

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Papa Francesco e Benedetto XVI ANSA/L'OSSERVATORE ROMANO +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++

Che si sia trattato di una prospettiva di radicalità, di fanatica aderenza al Vangelo o di gusto per la provocazione in un’epoca di polarizzazioni – gusto che a Francesco non mancava – sta di fatto che Bergoglio ha lanciato la Chiesa in avanti come si lancerebbe un’auto a cento all’ora, anche se poi, qualche volta, ha dovuto tirare il freno a mano.

Apertura alle donne, alla comunità Lgbtq+, ai divorziati risposati, alle famiglie irregolari. E poi gli ultimi, realmente collocati al posto dei primi: migranti, detenuti, clochard hanno riempito gli spazi che per secoli erano riservati a teste coronate e grandi dignitari. Tutto questo ha fatto fare alla Chiesa un balzo in avanti, come se quei dodici anni fossero durati quanto il tempo tra il Concilio di Trento e il Concilio Vaticano II.

FAGGIOI

E ora cosa succederà?

E adesso? Quello da cui non si potrà tornare indietro, ragiona Massimo Faggioli, docente alla Villanova University e da poco uscito con il saggio ‘Da Dio a Trump. Crisi cattolica e politica americana’, è “un Papa globale”, un Papa capace di stare sulla scena di un mondo “improvvisamente cambiato, dove Stati Uniti e Russia sono diventati di fatto alleati, ma c’è un’altra parte del pianeta che continuerà a guardare alla Chiesa come attore terzo”.

Non potrà cambiare, insomma, la vocazione al multilateralismo che è “nel Dna della Chiesa”. Così come non potrà cambiare l’impegno per la pace, “anche se si dovrà vedere quale pace, come verrà declinata questa categoria”, aggiunge Faggioli.

"La voce del popolo è importante”

“La voce di popolo è molto importante – osserva –, fa parte del coagularsi di una certa narrazione sul Conclave, e il Conclave non parte mai dai candidati ma da ciò che si dice nella Chiesa. È interessante che si esprima una certa voce, la voce dell’“ora non si può tornare indietro”, anche se c’è qualcuno che se lo immagina o lo auspica. E c’è da chiedersi: tornare indietro a che cosa? Stati Uniti e Russia sono ora alleati di fatto. Il problema è: i 133 o 135 cardinali riuniti che tipo di analisi faranno? I cardinali americani, ad esempio, si rendono conto di cosa significhi il trumpismo. Se cessano gli aiuti umanitari, le persone muoiono. E lo sanno”.

Va da sé che il resto del mondo, ampiamente rappresentato nel Conclave disegnato da Bergoglio – che però non coincide esattamente con il cosiddetto mondo Brics o con il Sud globale – non potrà ignorare l’altro punto fermo della Chiesa: l’impegno indefesso per la pace.

Pace possibile?

Ma quale pace? Quella possibile o quella giusta? Una certa allergia agli imperialismi sembra essere un’altra cifra della Chiesa cattolica che un prossimo Papa, sia conservatore sia progressista, potrebbe mantenere. Resterebbe così nel solco anche di Pio XII, il controverso e oggi in parte riscoperto Papa Pacelli, che posizionò saldamente l’alleanza del Vaticano con gli Stati Uniti dopo gli eventi della Seconda guerra mondiale, pur non volendo mai diventare, come riportano gli annali, il “cappellano di Washington”.