Pandemie, accordo storico all’Oms: stop ai vaccini obbligatori

L’Oms sigla un’intesa sulle pandemie tra condivisione di agenti patogeni, accesso equo ai farmaci e piena autonomia degli Stati, in attesa del voto finale previsto a maggio

Apr 16, 2025 - 09:42
 0
Pandemie, accordo storico all’Oms: stop ai vaccini obbligatori

Dopo tre anni di trattative e una maratona finale di quasi ventiquattro ore, i Paesi membri dell’Oms hanno raggiunto un’intesa preliminare per rafforzare la risposta globale alle future crisi sanitarie. Il documento non prevede alcuna imposizione generalizzata su obblighi vaccinali, lasciando ai governi la piena autonomia decisionale in materia sanitaria interna. Al centro dell’accordo ci sono la condivisione di dati biologici, l’accesso equo a farmaci e vaccini, il ruolo delle tecnologie, e la definizione di regole comuni che rispettino le diverse capacità nazionali.

I dettagli della bozza che sarà discussa a maggio

La bozza verrà esaminata il 19 maggio durante l’assemblea generale dell’Oms. Dentro ci sono principi generali e passaggi operativi, dai tempi di condivisione dei dati sanitari all’accessibilità dei prodotti medici. Dopo una notte intera di trattative, i delegati hanno chiuso con un accordo preliminare, non senza lasciarsi dietro qualche strascico. L’accordo è stato definito proprio poche ore fa e approvato all’unanimità dai Paesi membri. Resta ora da superare l’ultimo chilometro: la ratifica formale prevista durante l’Assemblea mondiale della Sanità a maggio.

Il testo nasce anche dal desiderio (e dalla necessità politica) di non ripetere gli errori compiuti durante la pandemia da Covid-19. Cinque anni dopo, mentre si riaffacciano minacce vecchie e nuove, dal virus H5N1 all’Mpox, fino ai focolai di Ebola e morbillo, l’accordo punta a dotare il sistema globale di strumenti più robusti e procedure meno improvvisate. Il documento, articolato in 32 pagine, si fonda su tre parole chiave:

  • equità;
  • trasparenza;
  • cooperazione.

Ogni misura dovrà poggiarsi su evidenze scientifiche solide e verificabili.

Come funzionerà il nuovo sistema per i dati biologici

Tra i punti cardine dell’accordo emerge la creazione del cosiddetto Pabs, un sistema pensato per agevolare lo scambio di dati biologici tra governi e aziende del settore farmaceutico. Questo strumento è stato pensato per accelerare lo sviluppo di contromisure mediche in caso di nuove minacce infettive.

Il confronto su questo tema ha suscitato dibattiti accesi, in particolare da parte dei Paesi meno industrializzati, che temevano di restare esclusi dalla distribuzione di cure e strumenti diagnostici. Il meccanismo concordato prevede invece l’impegno alla condivisione celere dei dati e una ripartizione più equa dei benefici derivanti.

Farmaci e vaccini: le nuove regole per una distribuzione più giusta

Secondo il testo concordato, i produttori dovrebbero destinare una quota dei trattamenti sviluppati a partire dai dati condivisi all’agenzia sanitaria. Il 20% delle forniture dovrà essere messo a disposizione, con almeno la metà sotto forma di donazioni e la parte restante venduta a costi calmierati. L’adesione a questa iniziativa avrà carattere volontario, anche per le imprese con sede in Paesi che non aderiscono formalmente all’organizzazione.

Durante i negoziati è emersa con forza la richiesta, soprattutto da parte dei Paesi latinoamericani, di facilitare il trasferimento delle tecnologie sanitarie. Questo punto si è rivelato tra i più divisivi, con resistenze da parte di Stati economicamente più forti e con interessi nel settore farmaceutico, che spingono per mantenere la facoltatività di tale condivisione.

Reti logistiche globali e approvvigionamento sanitario: cosa cambia

Nel nuovo patto non è stato inserito alcun obbligo sul trasferimento di conoscenze industriali, ma viene incoraggiata la collaborazione tra Stati in questa direzione. L’intesa introduce inoltre l’idea di una rete internazionale per la distribuzione dei beni sanitari essenziali, che dovrebbe orientare le forniture in base alle esigenze prioritarie di salute pubblica.

Il paragrafo 11 del documento, dedicato proprio al trasferimento delle tecnologie, è stato tra i passaggi più controversi. La questione era già stata motivo di scontro durante la crisi sanitaria da Covid-19, quando i Paesi con minori risorse denunciarono l’accaparramento di vaccini da parte delle nazioni più ricche.

Sovranità degli Stati e piani di prevenzione: i punti chiave

Il testo mantiene saldo il principio di sovranità nazionale, lasciando ai singoli governi la libertà di gestire le misure interne, inclusi gli eventuali interventi legati alla mobilità o alle vaccinazioni. Ogni Stato sarà chiamato ad adottare, secondo le proprie possibilità economiche, dei piani strutturati per rafforzare le capacità di risposta alle crisi sanitarie. Tali piani dovrebbero includere iniziative in ambito vaccinale, controllo dei laboratori ad alto rischio, contrasto alla resistenza antibiotica e prevenzione del salto di specie nelle malattie infettive.