Oro: una corsa che sembra senza limiti. La view di Banca Generali
L’oro ha raggiunto nuovi massimi storici, superando la barriera dei 3.000 dollari/oncia. Un rally dovuto a molteplici fattori macroeconomici e geopolitici, tra cui il clima di incertezza sui mercati globali e le dinamiche di domanda e offerta del metallo giallo

Articolo tratto dal blog di Banca Generali
La corsa dell’oro non sembra avere freni in questi primi mesi del 2025 e il metallo giallo nelle ultime settimane ha aggiornato più volte i massimi storici. Un rally con pochi precedenti. Le quotazioni hanno superato di slancio la barriera “psicologica” dei 3.000 dollari/oncia e toccato un nuovo massimo storico a 3.057,21 dollari nella giornata del 20 marzo.
“Questo incremento significativo è il risultato di una combinazione di molteplici fattori macroeconomici e politici, che continuano a sostenere la domanda di oro come bene rifugio. Le politiche monetarie della Federal Reserve, le incertezze geopolitiche e le dinamiche globali di domanda e offerta specifiche dell’oro sono tutte tra i principali motori di questo rally”, spiega Luca Longhi, Head of Total Return Portfolio di Banca Generali.
Le ragioni del rally
Il rally dei prezzi dura, de facto, dalla fine del 2023. Il sommarsi delle incertezze geopolitiche globali ha iniziato a far guardare gli investitori all’oro, che è dalla notte dei tempi l’asset rifugio per eccellenza nei periodi di instabilità. La guerra in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e la crisi del Mar Rosso hanno tutte contribuito a creare un clima di incertezza che ha spinto la domanda.
A questo scenario di tensioni globali negli ultimi mesi si sono aggiunte “politiche commerciali aggressive, come le minacce di tariffe doganali provenienti dall’amministrazione Trump”, che insieme ai previsti tagli alla spesa pubblica negli Usa e in generali ai timori di un rallentamento della crescita economica statunitense “hanno amplificato l’incertezza economica globale, spingendo ulteriormente la domanda del metallo prezioso”, sottolinea Longhi.
Anche i dati sotto le attese sull’inflazione negli Stati Uniti sembrano aver reso più concreta l’ipotesi che nei prossimi mesi la Federal Reserve americana torni a tagliare i tassi, un fattore tradizionalmente favorevole alle quotazioni dell’oro.
Il gestore dell’asset management di Banca Generali ricorda poi come “la Cina, da sempre un grande attore nel mercato dell’oro, ha continuato a rafforzare la domanda, con gli investitori retail cinesi che si sono rivelati un motore chiave per il mercato”. Infatti, “la debolezza del renminbi, insieme alla stagnazione del settore immobiliare di Pechino e alla debole performance del mercato obbligazionario locale, ha incentivato gli investitori cinesi a rifugiarsi nell’oro. Inoltre, la stessa Banca Centrale Cinese (PBoC) ha ripreso ad accumulare oro, sostenendo ulteriormente i prezzi”.
Nel primo trimestre del 2025, un altro fattore importante a sostegno dei prezzi è stato l’aumento dei volumi di oro fisico in arrivo negli Stati Uniti. Infatti, le già citate minacce di nuovi dazi da parte dell’amministrazione Trump e in generale l’incertezza macroeconomica “hanno spinto un numero crescente di investitori a trasferire oro negli Stati Uniti, con volumi record depositati nei caveaux del CME. Questo ha generato una cosiddetta ‘ristrettezza fisica’ nel mercato, contribuendo a mantenere i prezzi elevati”, continua Longhi.
Gli strumenti d’investimento
Il mezzo più diffuso e semplice per destinare parte del proprio portafoglio d’investimento all’oro “è senza alcun dubbio quello degli ETC (Exchange Traded Commodities), strumenti d’investimento piuttosto semplici, con commissioni economiche, di facile negoziazione e disponibili anche in versione coperte da rischio di cambio”, spiega il gestore.
In alternativa è possibile comprare oro fisico, sotto forma di lingotti, un metodo che però presenta diverse complicazioni, a cominciare dal regime fiscale dichiarativo sulle eventuali plusvalenze, ma anche e soprattutto il rischio materiale di furto. In questo senso viene spesso consigliato di decide di lasciare l’oro in custodia presso un operatore specializzato, pagando una commissione. Un terzo rischio è quello di frodi al momento delle compravendite, con la necessità di affidarsi a operatori qualificati e chiedere la certificazione relativa alla purezza dell’oro.
Il rally delle altre commodity
Oltre all’oro, altre commodities hanno mostrato un forte incremento dei prezzi nel 2025. L’argento ha beneficiato, oltre che dei fattori che lo favoriscono in quanto prezioso, “anche della crescente domanda nei settori dell’automotive elettrico, dell’energia solare e dei semiconduttori per l’intelligenza artificiale”, data la sua seconda natura di metallo industriale, aggiunge Longhi.
Anche il rame ha visto una crescita sostenuta delle valutazioni grazie alla transizione energetica e alla forte ripresa della domanda da parte della Cina. Il cacao ha registrato un’impennata dei prezzi dovuta a scarsi raccolti e costi di trasporto elevati.
“La differente natura delle commodity e la differenziazione dei driver di performance (domanda/offerta, eventi geopolitici e legami macroeconomici) conferiscono a questa asset class una capacità di diversificazione unica ma ovviamente non priva di rischi”, sottolinea Longhi.
Infatti, conclude il gestore di Banca Generali “l’investimento in materie prime comporta dei rischi legati soprattutto all’alta volatilità dei prezzi ed è proprio per questo motivo che è bene affidarsi a dei professionisti del mercato per la gestione attiva delle commodity all’interno dei portafogli”.