Omicidio Giulia Cecchettin, i giudici: “75 coltellate non sono segno di crudeltà”

“Sono conseguenza dell’inesperienza di Filippo Turetta”. Le motivazioni della sentenza che ha escluso l’aggravante nella condanna all’ergastolo. “Aggressione durata 20 minuti, ma non per farle provare dolore”

Apr 8, 2025 - 16:53
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Omicidio Giulia Cecchettin, i giudici: “75 coltellate non sono segno di crudeltà”

Venezia, 8 aprile 2025 - La dinamica dell'omicidio di Giulia Cecchettin non permette di "desumere con certezza, e al di là di ogni ragionevole dubbio", che Filippo Turetta volesse "infliggere alla vittima sofferenze gratuite e aggiuntive", e "non è a tal fine valorizzabile, di per sé, il numero di coltellate inferte". Così la Corte D’Assise di Venezia spiega perché ha escluso l'aggravante della crudeltà nella condanna all'ergastolo dell'omicida. Per i giudici, aver inferto 75 coltellate non sarebbe stato "un modo per crudelmente infierire o per fare scempio della vittima", ma "conseguenza della inesperienza e della inabilità" di Turetta. 

VENEZIA, OMICIDIO CECCHETTIN, OGGI LA SENTENZA
Filippo Turetta entra in aula della Corte di Assise, all’inizio dell’udienza odierna del processo per la morte di Giulia Cecchettin. Erano previste le repliche del Pm, delle parti civili all'arringa della difesa e l'eventuale controreplica, che però non ci sono state. La Corte si è ritirata in camera di consiglio per discutere e deliberare la sentenza. Venezia 3 dicembre 2024. ANSA/ANDREA MEROLA

Esaminando la videoregistrazione delle fasi dell'omicidio, il collegio giudicante nota che emergono colpi ravvicinati, rapidi e "quasi alla cieca", e quindi "tale dinamica, certamente efferata", si ritiene non "sia stata dettata, in quelle particolari modalità, da una deliberata scelta dell'imputato". Turetta per i giudici "non aveva la competenza e l'esperienza per infliggere sulla vittima colpi più efficaci, idonei a provocare la morte della ragazza in modo più rapido e pulito", cosi ha continuato a colpire fino a quando si è reso conto che Giulia "non c'era più". Ha dichiarato di essersi fermato "quando si è reso conto che aveva colpito l'occhio: 'mi ha fatto troppa impressione', ha dichiarato. Orbene, considerata la dinamica complessiva... non si ritiene che la coltellata sull'occhio sia stata fatta con la volontà di arrecare scempio o sofferenza aggiuntiva". Anche i punti delle ferite causate dalle coltellate "appaiono frutto di azione concitata, legata all'urgenza di portare a termine l'omicidio", per cui non sarebbero un elemento "significativo della sussistenza, in capo all'imputato, di volontà di voler infliggere in danno della vittima sofferenze aggiuntive e gratuite, necessaria al fine di poter ritenere integrata l'aggravante della crudeltà". 

L'aggressione a Giulia Cecchettin è durata complessivamente circa 20 minuti, "lasso di tempo durante il quale ha avuto la possibilità di percepire l'imminente morte", scrivono ancora i giudici. "A tal fine - aggiunge il collegio - manca tuttavia la prova che l'aver prolungato l'angoscia della vittima sia atto fine a sé stesso, frutto della deliberata volontà dell'imputato di provocarle una sofferenza aggiuntiva e gratuita".

"Non possono essere riconosciute le circostanze attenuanti generiche, chieste dalla difesa dell'imputato, alla luce della efferatezza dell'azione, della risolutezza del gesto compiuto e degli abietti motivi di arcaica sopraffazione che tale gesto hanno generato: motivi vili e spregevoli, dettati da intolleranza per la libertà di autodeterminazione della giovane donna, di cui l'imputato non accettava l'autonomia delle anche più banali scelte di vita", sottolinea la Corte nelle motivazioni della sentenza.