Nuveen: aumenta l’interesse degli investitori istituzionali per le asset class alternative
Nella quinta edizione dell’EQuilibrium Global Institutional Investor Survey di Nuveen, emerge come il 66% degli investitori preveda di incrementare la propria allocazione su asset privati nei prossimi cinque anni. L'articolo Nuveen: aumenta l’interesse degli investitori istituzionali per le asset class alternative proviene da FundsPeople Italia.

Il profilo di investimento degli istituzionali cambia in parallelo alle mutate condizioni macroeconomiche, con la ricerca di nuove opportunità in mercati di nicchia e una maggiore propensione al rischio. Il dato emerge dalla quinta edizione dell’EQuilibrium Global Institutional Investor Survey di Nuveen, che analizza come l’evoluzione delle prospettive di mercato, delle questioni geopolitiche e climatiche stia influenzando le decisioni di asset allocation. Tra ottobre e novembre dello scorso anno, i ricercatori hanno intervistato 800 investitori istituzionali a livello globale, che complessivamente rappresentano 19 mila miliardi di dollari di asset in gestione.
Tre temi chiave
Harriet Steel, global head of institutional di Nuveen individua tre temi chiave emersi dall’indagine: la tendenza degli investitori a considerare “come partecipare al prossimo ciclo del real estate”; il ruolo sempre più importante dei mercati privati nella costruzione dei portafogli (“quasi il 40% degli investitori è alla ricerca di una più ampia selezione di asset manager che aiutino ad aumentare queste allocazioni”); e, all’interno del comparto assicurativo, la presenza “sia di un maggiore interesse per la sofisticatezza e la specializzazione nei mercati privati rispetto allo scorso anno, sia di una maggiore attenzione all'impact investing rispetto ad altri investitori”.
Interesse per i real asset
Sul fronte real estate, Steel sottolinea come gli investitori stiano “rivalutando l'attraente potenziale di rendimento e la protezione dall'inflazione che caratterizzano il settore immobiliare e quello delle infrastrutture, in un contesto caratterizzato da persistenti preoccupazioni per i deficit, la politica commerciale e i rischi di inflazione strutturale”. Tanto che le percentuali di investitori che prevedono di aumentare le proprie allocazioni in infrastrutture private e real estate sono passate rispettivamente, dal 35% e 24% nel 2024, al 50% e 37% nel 2025. Gli investitori presentano inoltre un approccio sempre più selettivo, guardando a specifiche aree ad alta crescita all'interno di entrambi i mercati, come i data center (emersi come priorità per il 65% dei rispondenti) e il debito infrastrutturale privato (oltre il 30% prevede di aumentare l’allocazione su questi asset). Anche le assicurazioni dell’area EMEA hanno mostrato particolare interesse verso il settore immobiliare privato: il 46% di questa coorte prevede di aumentare gli investimenti nei prossimi due anni, rispetto al 27% dello scorso anno. In Europa, il maggiore interesse proviene dagli investitori tedeschi, dove più della metà (51%) prevede di aumentare gli investimenti nel settore immobiliare privato rispetto al 24% dello scorso anno.
I mercati privati
Come detto anche i mercati privati sono in testa alle attenzioni degli istituzionali, con il 66% che prevede di aumentare gli investimenti in private asset nei prossimi cinque anni. Oltre il 90% detiene sia private equity sia private credit (la quota era del 45% nel 2021).
Le infrastrutture private, il private credit e il private equity (in particolare) continuano ad attirare un notevole interesse, con quasi la metà degli investitori che prevede di incrementare le allocazioni in queste aree. Emerge anche l’obbligazionario a più alto rendimento e più alto rischio in particolare quasi la metà degli intervistati sta esplorando nuove aree di nicchia nel credito privato, come il credito per le infrastrutture energetiche e il finanziamento di fondi (ad esempio, il NAV lending). Con l'aumento delle allocazioni su asset alternativi, quasi il 40% degli investitori sta ampliando anche la propria selezione di asset manager, mentre gli investitori con allocazioni più elevate su asset alternativi sono più propensi ad avere team di investimento dedicati.
Gli assicuratori
Nel dettaglio degli assicuratori, sebbene continuino a prestare attenzione ai rischi geopolitici e alla volatilità dei mercati, nel 2025 la view è migliorata rispetto ai 12 mesi precedenti e questa fiducia si riflette nel fatto che, quest’anno, soltanto il 27% ha modificato la propria metodologia a causa del cambiamento dei fondamentali, in calo rispetto a più della metà in ciascuno degli ultimi due anni. Come accennato, aumentano le allocazioni sui mercati privati: quasi sette investitori su dieci (69%) prevedono un aumento dell’esposizione nei prossimi cinque anni.
Stessa valutazione per il credito privato: aumentano le allocazioni sul debito immobiliare privato (45%), ma cresce anche l’esposizione a opportunità di nicchia, tra cui il credito per le infrastrutture energetiche (46%), i titoli garantiti da asset privati (34%) e il finanziamento di fondi (26%).
Gli assicuratori stanno inoltre evolvendo il loro approccio all'investimento responsabile. Attualmente, il 93% incorpora o prevede di incorporare fattori ESG nelle proprie strategie di investimento, e oltre la metà (55%) dichiara di destinare una sezione separata del proprio portafoglio agli investimenti a impatto (era il 26% nel 2023).
Transizione energetica
In ultima analisi, gli investitori istituzionali si trovano ad affrontare la duplice sfida legata al rischio climatico e alla necessità di cogliere opportunità di rendimento interessanti. Nonostante si sia ridotta la quota di quanti considerano inevitabile la transizione verso un'economia a basse emissioni di CO2 (il 61% rispetto al 79% nel 2022), la maggior parte delle istituzioni danno priorità all'energia pulita e alla riduzione delle emissioni come parte degli obiettivi per emissioni nette pari a zero o per cogliere interessanti opportunità di rischio-rendimento.
Nel complesso, il 44% degli investitori istituzionali si è impegnato a raggiungere l’obiettivo net zero, mentre un altro 25% prevede di farlo nei prossimi 12 mesi. Il 30% circa non intende assumere impegni su questo fronte, ma tra questi la maggioranza (64%) dichiara di continuare a investire in strategie di energia pulita o di ridurre le emissioni nei propri portafogli.
Ancora poca attenzione agli investimenti natur-based
Sebbene il 45% degli investitori identifichi la perdita di biodiversità come uno dei primi cinque rischi economici, solo tre su dieci stanno prestando maggiore attenzione all'interno dei loro portafogli ai temi legati alla natura. Tra coloro che danno priorità agli investimenti nature-based, il 79% è alla ricerca di strategie che vadano oltre la sostenibilità per mitigare in modo proattivo il degrado ambientale. Settori come la gestione dell'acqua e dei rifiuti, la riduzione dell'inquinamento e il riciclo stanno emergendo come opportunità chiave, offrendo un duplice vantaggio di mitigazione del rischio ambientale e potenziali di rendimento interessanti.
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