Non solo Trump: dazi nel mondo per quasi tremila miliardi | Lo studio del WTO

Non solo Trump. I dazi sono una costante ben presente nell’economia mondiale con un valore vicino ai tremila miliardi di dollari. Lo sostiene un recente studio del WTO, l’organizzazione del commercio mondiale, secondo cui le misure restrittive alle importazioni sono aumentate costantemente dal 2009, raggiungendo la cifra record di 2.942 miliardi di dollari nel 2024, […] L'articolo Non solo Trump: dazi nel mondo per quasi tremila miliardi | Lo studio del WTO proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Mar 26, 2025 - 11:29
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Non solo Trump: dazi nel mondo per quasi tremila miliardi | Lo studio del WTO

Non solo Trump. I dazi sono una costante ben presente nell’economia mondiale con un valore vicino ai tremila miliardi di dollari.

Lo sostiene un recente studio del WTO, l’organizzazione del commercio mondiale, secondo cui le misure restrittive alle importazioni sono aumentate costantemente dal 2009, raggiungendo la cifra record di 2.942 miliardi di dollari nel 2024, pari all’11,8% delle importazioni mondiali.

Il crescente protezionismo negli Stati Uniti, con l’imposizione di dazi su un’ampia gamma di prodotti provenienti da vari Paesi, minaccia di ridurre gli scambi globali, almeno nel breve periodo, spiega il WTO.

L’Unione Europea, con un’apertura commerciale quattro volte superiore a quella degli Stati Uniti, rischia di essere particolarmente colpita da queste politiche, in un contesto in cui, nonostante i progressi nel mercato unico europeo, permangono rigidità e barriere non tariffarie, in particolare nei settori dei servizi.

Per l’Italia, queste dinamiche sono particolarmente preoccupanti, dato che negli ultimi 15 anni la crescita del sistema produttivo italiano è stata principalmente alimentata dalla domanda estera, mentre la domanda interna è rimasta debole o stagnante.

Con l’introduzione di nuovi dazi, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente, con ripercussioni negative su investimenti, efficienza del mercato e scambi internazionali di beni e servizi.

L’ISTAT mette in guardia contro il rischio di un circolo vizioso di barriere commerciali crescenti, che potrebbe coinvolgere anche i Paesi terzi.

Gli Stati Uniti, con il loro ruolo centrale nel commercio internazionale, potrebbero determinare, anche con modifiche marginali delle aliquote tariffarie, un effetto domino sulle dinamiche del commercio globale.

Una simulazione condotta dal nostro istituto di statistica ha evidenziato che l’impatto della contrazione economica della Germania sulla crescita del PIL italiano è stato di due decimi di punto, sia nel 2023 che nel 2024.

Tuttavia, un aumento dei dazi sui beni made in Italy avrebbe sicuramente un impatto diretto sul nostro settore manifatturiero.

Le esportazioni infatti, hanno mostrato segni di crescita tra il 2019 e il 2023, soprattutto verso mercati strategici come gli Stati Uniti e la Cina, ma nel 2024 si è registrata una contrazione, con un calo significativo verso la Germania.

Nonostante ciò, il mercato americano ha continuato a rappresentare una delle principali destinazioni per i beni italiani, con un avanzo commerciale di 34,7 miliardi di euro, soprattutto nei settori della meccanica, alimentari, bevande, tessile e mezzi di trasporto.

L’Italia, però, sta diventando sempre più vulnerabile alle importazioni, in particolare quelle provenienti da Germania e Cina, con un impatto diretto sulla competitività del nostro sistema produttivo.

La dipendenza dalle forniture estere è alta, specialmente nei settori della metallurgia, chimica e autoveicoli, tutti settori cruciali nelle catene del valore globali, ma estremamente esposti alle fluttuazioni dei mercati internazionali.

Secondo l’ISTAT, nel 2022 circa 23 mila imprese italiane, impieganti più di 415 mila addetti, risultavano vulnerabili all’export, rappresentando il 16,5% delle esportazioni totali.

L’analisi territoriale ha rivelato che la vulnerabilità all’export è relativamente limitata, con nessuna regione in Italia che superi l’1% di unità locali vulnerabili, sebbene Toscana e alcune regioni del Nord (Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Bolzano) si avvicinino a questa soglia.

La vulnerabilità alle importazioni è ancora più contenuta, sebbene i settori strategici come i mezzi di trasporto su acqua e la farmaceutica mostrino una maggiore esposizione.

In conclusione, mentre l’Italia continua a registrare una forte dipendenza dal mercato estero, la vulnerabilità alle politiche commerciali globali sta aumentando.

Le imprese italiane devono affrontare un contesto sempre più incerto e sfidante, in cui le politiche tariffarie e le barriere commerciali potrebbero minacciare la competitività e la stabilità delle nostre catene di approvvigionamento internazionali.

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