Non si ferma la cooperazione di al-Jazeera con Hamas per promuovere il terrore

Un rapporto pubblicato il 14 febbraio dal Meir Amit Intelligence and Terrorism Information Center descrive in dettaglio la comunicazione diretta e la cooperazione tra Hamas ed al-Jazeera, l' agenzia di informazione statale del Qatar. Il rapporto ci racconta che durante la puntata del programma investigativo di al-Jazeera «What Is Hidden Is Greater», andata in onda lo scorso 25 gennaio, l’emittente ha tentato di presentare una narrazione della «vittoria» di Hamas a Gaza dopo l'inizio dell'attuale cessate il fuoco. La trasmissione si è focalizzata sull'attacco terroristico e sul massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023, analizzandolo dal punto di vista delle Brigate Izz al-Din al-Qassam, il braccio armato dell'organizzazione. Sono state rivelate informazioni fino a oggi inedite sui preparativi dell'attacco, con dichiarazioni di comandanti e agenti operativi delle Brigate, oltre a filmati di Muhammed Deif, leader militare di Hamas, nella sala operativa. Il programma ha anche mostrato immagini di Yahya Sinwar, capo dell'ufficio politico di Hamas nella Striscia di Gaza, mentre si muoveva nella zona di combattimento a Rafah, prima della sua uccisione avvenuta nel settembre 2024.Il programma promuoveva la narrazione di Hamas secondo cui l'operazione era una jihad giustificata dall'Islam e che «la determinazione, l'eroismo e il sacrificio» del popolo palestinese avevano reso possibile il successo dell'Operazione al-Aqsa Flood (il nome di Hamas per l'attacco del 7 ottobre). La trasmissione ha anche promosso l'idea che i palestinesi avessero registrato un altro capitolo storico «rifiutandosi di arrendersi a oppressione e aggressione facendo enormi sacrifici per l'Islam, la loro patria e la moschea di al-Aqsa». Il programma ha anche diffuso la ricostruzione oltraggiosa, distorta e fuorviante, sostenendo falsamente che l'obiettivo dell'attacco e del massacro fosse esclusivamente colpire il personale militare e catturarne il maggior numero possibile. Un comandante di campo delle Brigate Izz al-Din al-Qassam ha cercato di giustificare gli attacchi contro civili israeliani, donne e anziani, affermando che «le Forze della difesa territoriale composte da combattenti in abiti civili ha partecipato ai combattimenti nei kibbutz al confine con Gaza. Secondo questa versione, la direttiva era «di prendere di mira questi combattenti, evitando di colpire bambini e anziani». Tuttavia, il programma ha anche sostenuto che gli agenti di Hamas avrebbero «rischiato la propria vita per rispettare tale direttiva». Chi c’era in studio? L'ospite principale del programma è stato Izz al-Din al-Haddad, membro del consiglio militare dell'ala armata di Hamas e comandante della Brigata di Gaza, uno dei principali responsabili della pianificazione e dell'esecuzione dell'attacco. Durante l'intervista ha illustrato «le ragioni» che avrebbero spinto Hamas ad agire, spiegando perché il 7 ottobre fosse stato scelto come data per l'attacco e il massacro. Izz al-Din al-Haddad ha accusato falsamente Israele di trattare duramente i prigionieri palestinesi dopo che la gestione della loro detenzione è stata affidata al ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir. Senza alcuna prova ha affermato che Israele avrebbe deliberatamente affamato i detenuti, causandone la morte per negligenza medica, e che li avrebbe imprigionati a vita in condizioni estreme. Per confutare le sue falsità basta guardare i miliziani di Hamas e della Jihad islamica rilasciati dalle prigioni israeliane: alcuni con evidenti problemi di sovrappeso e tutti in buone condizioni. Per quanto riguarda i luoghi sacri islamici, ha sostenuto che «tutti i tentativi di fare pressione a livello internazionale per fermare i [presunti] attacchi dell'occupazione a Gerusalemme e alla moschea di al-Aqsa sono sempre falliti», e che Israele «ha continuato ad attaccare, picchiare e abusare dei fedeli senza che nessuno intervenisse». Durante i preparativi per l’attacco Mohammed Deif è stato ripreso mentre ripete accuse infondate come «gli ebrei vogliono costruire un tempio sulle rovine di al-Aqsa, hanno eseguito rituali ebraici sulla montagna e hanno dichiarato la distruzione della moschea per costruire un tempio, mentre maledicevano il profeta all'interno del complesso». Riguardo alla Striscia di Gaza ha accusato Israele di aver deliberatamente intensificato il blocco «per portare i palestinesi a una morte lenta. Non potevamo restare inattivi o guardare da bordo campo». Altra balla clamorosa è quella relativa al fatto che «avevo rilevato segnali e informazioni che indicavano un imminente attacco israeliano su Gaza subito dopo le festività ebraiche». Secondo Mohammed Deif, «Israele si stava preparando a lanciare una guerra devastante attraverso un massiccio attacco aereo su tutte le fazioni della resistenza, seguito da un'invasione terrestre su larga scala». Ha affermato che l’operazione al-Aqsa Flood è stata «una risposta preventiva e sorprendente contro il piano sistematico del nemico con l'obiettivo di dif

Feb 18, 2025 - 17:21
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Non si ferma la cooperazione di al-Jazeera con Hamas per promuovere il terrore


Un rapporto pubblicato il 14 febbraio dal Meir Amit Intelligence and Terrorism Information Center descrive in dettaglio la comunicazione diretta e la cooperazione tra Hamas ed al-Jazeera, l' agenzia di informazione statale del Qatar. Il rapporto ci racconta che durante la puntata del programma investigativo di al-Jazeera «What Is Hidden Is Greater», andata in onda lo scorso 25 gennaio, l’emittente ha tentato di presentare una narrazione della «vittoria» di Hamas a Gaza dopo l'inizio dell'attuale cessate il fuoco. La trasmissione si è focalizzata sull'attacco terroristico e sul massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023, analizzandolo dal punto di vista delle Brigate Izz al-Din al-Qassam, il braccio armato dell'organizzazione. Sono state rivelate informazioni fino a oggi inedite sui preparativi dell'attacco, con dichiarazioni di comandanti e agenti operativi delle Brigate, oltre a filmati di Muhammed Deif, leader militare di Hamas, nella sala operativa. Il programma ha anche mostrato immagini di Yahya Sinwar, capo dell'ufficio politico di Hamas nella Striscia di Gaza, mentre si muoveva nella zona di combattimento a Rafah, prima della sua uccisione avvenuta nel settembre 2024.

Il programma promuoveva la narrazione di Hamas secondo cui l'operazione era una jihad giustificata dall'Islam e che «la determinazione, l'eroismo e il sacrificio» del popolo palestinese avevano reso possibile il successo dell'Operazione al-Aqsa Flood (il nome di Hamas per l'attacco del 7 ottobre). La trasmissione ha anche promosso l'idea che i palestinesi avessero registrato un altro capitolo storico «rifiutandosi di arrendersi a oppressione e aggressione facendo enormi sacrifici per l'Islam, la loro patria e la moschea di al-Aqsa». Il programma ha anche diffuso la ricostruzione oltraggiosa, distorta e fuorviante, sostenendo falsamente che l'obiettivo dell'attacco e del massacro fosse esclusivamente colpire il personale militare e catturarne il maggior numero possibile. Un comandante di campo delle Brigate Izz al-Din al-Qassam ha cercato di giustificare gli attacchi contro civili israeliani, donne e anziani, affermando che «le Forze della difesa territoriale composte da combattenti in abiti civili ha partecipato ai combattimenti nei kibbutz al confine con Gaza. Secondo questa versione, la direttiva era «di prendere di mira questi combattenti, evitando di colpire bambini e anziani». Tuttavia, il programma ha anche sostenuto che gli agenti di Hamas avrebbero «rischiato la propria vita per rispettare tale direttiva». Chi c’era in studio? L'ospite principale del programma è stato Izz al-Din al-Haddad, membro del consiglio militare dell'ala armata di Hamas e comandante della Brigata di Gaza, uno dei principali responsabili della pianificazione e dell'esecuzione dell'attacco. Durante l'intervista ha illustrato «le ragioni» che avrebbero spinto Hamas ad agire, spiegando perché il 7 ottobre fosse stato scelto come data per l'attacco e il massacro. Izz al-Din al-Haddad ha accusato falsamente Israele di trattare duramente i prigionieri palestinesi dopo che la gestione della loro detenzione è stata affidata al ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir. Senza alcuna prova ha affermato che Israele avrebbe deliberatamente affamato i detenuti, causandone la morte per negligenza medica, e che li avrebbe imprigionati a vita in condizioni estreme. Per confutare le sue falsità basta guardare i miliziani di Hamas e della Jihad islamica rilasciati dalle prigioni israeliane: alcuni con evidenti problemi di sovrappeso e tutti in buone condizioni. Per quanto riguarda i luoghi sacri islamici, ha sostenuto che «tutti i tentativi di fare pressione a livello internazionale per fermare i [presunti] attacchi dell'occupazione a Gerusalemme e alla moschea di al-Aqsa sono sempre falliti», e che Israele «ha continuato ad attaccare, picchiare e abusare dei fedeli senza che nessuno intervenisse». Durante i preparativi per l’attacco Mohammed Deif è stato ripreso mentre ripete accuse infondate come «gli ebrei vogliono costruire un tempio sulle rovine di al-Aqsa, hanno eseguito rituali ebraici sulla montagna e hanno dichiarato la distruzione della moschea per costruire un tempio, mentre maledicevano il profeta all'interno del complesso». Riguardo alla Striscia di Gaza ha accusato Israele di aver deliberatamente intensificato il blocco «per portare i palestinesi a una morte lenta. Non potevamo restare inattivi o guardare da bordo campo». Altra balla clamorosa è quella relativa al fatto che «avevo rilevato segnali e informazioni che indicavano un imminente attacco israeliano su Gaza subito dopo le festività ebraiche». Secondo Mohammed Deif, «Israele si stava preparando a lanciare una guerra devastante attraverso un massiccio attacco aereo su tutte le fazioni della resistenza, seguito da un'invasione terrestre su larga scala». Ha affermato che l’operazione al-Aqsa Flood è stata «una risposta preventiva e sorprendente contro il piano sistematico del nemico con l'obiettivo di difendere i nostri luoghi santi, il nostro popolo e la nostra resistenza». Infine, ha attribuito l'attacco anche alla difficile situazione economica nella Striscia di Gaza e Cisgiordania, sostenendo che Hamas aveva avvertito Israele che la crisi non poteva continuare. Ha accusato Israele di tentare di neutralizzare «la resistenza a Gaza attraverso piccoli miglioramenti economici e misure limitate», con l'obiettivo di separare la popolazione gazawa dalla lotta in Cisgiordania, a Gerusalemme e da quella dei prigionieri palestinesi.

Non contenti i sedicenti giornalisti di al-Jazeera che in realtà sono militanti di Hamas nel loro programma hanno anche ribadito le condizioni poste da Hamas per la cessazione della guerra, tra cui il ritiro totale delle Forze di difesa israeliane dalla Striscia di Gaza, il rilascio dei prigionieri palestinesi condannati all'ergastolo, la revoca del blocco e la ricostruzione dell'enclave. È stato inoltre dichiarato: «La leadership dell'occupazione, sostenuta dagli Stati Uniti e dall'Occidente, non avrà altra scelta che cedere alle nostre legittime richieste, ponendo fine all'aggressione e ritirandosi completamente dalla Striscia di Gaza». Per Richard Goldberg, senior advisor della Foundation for Defense of Democracies, su al-Jazeera vanno assunte iniziative non più rinviabili: «Non so per quanto tempo ancora il Dipartimento del Tesoro potrà evitare l'elefante nella stanza, ovvero che al-Jazeera ha fornito supporto materiale a un'organizzazione terroristica designata e dovrebbe probabilmente essere soggetta alle autorità sanzionatorie contro il terrorismo a questo punto. Certamente, il Congresso potrebbe imporre che venga presa una decisione entro un certo periodo di tempo, e le vittime del 7 ottobre possono intentare cause civili per danni».