“Non c’è tempo da perdere!”: appello disperato per 32 migranti bloccati su una piattaforma petrolifera nel Mediterraneo

Un dramma umanitario si sta consumando nel Mediterraneo centrale, dove 32 migranti, tra cui donne e bambini, sono bloccati da giorni su una piattaforma petrolifera in acque internazionali al largo delle coste tunisine. La situazione è disperata: un migrante è già deceduto, mentre gli altri sono esposti alle intemperie, senza cibo né acqua, in balia...

Mar 4, 2025 - 14:42
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“Non c’è tempo da perdere!”: appello disperato per 32 migranti bloccati su una piattaforma petrolifera nel Mediterraneo

Un dramma umanitario si sta consumando nel Mediterraneo centrale, dove 32 migranti, tra cui donne e bambini, sono bloccati da giorni su una piattaforma petrolifera in acque internazionali al largo delle coste tunisine. La situazione è disperata: un migrante è già deceduto, mentre gli altri sono esposti alle intemperie, senza cibo né acqua, in balia di un mare in burrasca.

La piattaforma Miskar, di proprietà della multinazionale inglese British Gas, non è attrezzata per accogliere persone in difficoltà e i migranti si trovano ammassati su un ponte, rannicchiati in coperte per cercare di ripararsi dal freddo e dalle onde.

L’allarme è stato lanciato da Alarm Phone, il servizio telefonico che fornisce assistenza ai migranti in difficoltà nel Mediterraneo, dopo che  la piattaforma è stata monitorata dall’aereo civile Seabird dell’Ong Sea-Watch Italy che, insieme all’ Ong Mediterranea Saving Humanslanciato, ha lanciato l’allarme, chiedendo un intervento immediato di soccorso da parte delle autorità europee.

“Non c’è tempo da perdere”, ha dichiarato un portavoce di Mediterranea. “Le persone sono allo stremo, senza cibo né acqua, esposte alle intemperie. È necessario un intervento immediato per evitare un’altra tragedia nel Mediterraneo”.

La piattaforma si trova a poche decine di miglia dalla zona SAR di Malta e dall’isola di Lampedusa, ma finora le autorità italiane e maltesi non sono intervenute. I militari tunisini, che sarebbero in procinto di raggiungere la piattaforma, non rappresentano una soluzione, poiché la Tunisia non è considerata un porto sicuro e i migranti rischiano di essere respinti in Libia, dove sarebbero esposti a violenze e torture.

“Chiediamo che l’Europa si assuma le proprie responsabilità e intervenga immediatamente per soccorrere queste persone”, ha concluso il portavoce di Mediterranea. “Non possiamo permettere che un’altra tragedia si consumi nel nostro mare”.

Le persone sono in contatto con Alarm Phone, a cui hanno riferito che tra loro ci sono anche 4 donne e 2 bambini, e che una delle persone che viaggiava con loro è morta – ha fatto sapere il 3 marzo l’Ong Sea Watch –
Nel pomeriggio di sabato 1 marzo, quando il nostro aereo da ricognizione Seabird è arrivato nella zona, ha trovato un gommone nero vuoto vicino alla piattaforma Miskar. Più tardi abbiamo potuto confermare che le persone sono state viste rannicchiate in coperte sul ponte della piattaforma, nel tentativo di ripararsi dal vento e dalle onde. Hanno riferito ad Alarm Phone di essere al freddo e senza cibo. Oggi Seabird ha di nuovo raggiunto la piattaforma chiedendo rassicurazioni via radio. La piattaforma non è attrezzata per fornire cure adeguate alle persone. Sono inoltre a rischio imminente di un respingimento illegale, che li condannerebbe a ulteriori persecuzioni e sofferenze. Per quanto ancora Italia e Malta resteranno a guardare prima di inviare i soccorsi? Aspettano forse che intervenga la Tunisia per compiere un altro respingimento illegale?

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