Negli USA la metà dei consumi sono in mano al 10% più ricco della popolazione

Negli Stati Uniti d’America, la disuguaglianza economica ha raggiunto nuovi livelli record: oggi il 10% più ricco della popolazione è responsabile di quasi la metà della spesa per i consumi. Il dato, evidenziato da un’analisi della società specializzata in ricerche economiche e finanziarie Moody’s Analytics, mostra come la quota di spesa di questa élite sia […] The post Negli USA la metà dei consumi sono in mano al 10% più ricco della popolazione appeared first on L'INDIPENDENTE.

Mar 8, 2025 - 10:55
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Negli USA la metà dei consumi sono in mano al 10% più ricco della popolazione

Negli Stati Uniti d’America, la disuguaglianza economica ha raggiunto nuovi livelli record: oggi il 10% più ricco della popolazione è responsabile di quasi la metà della spesa per i consumi. Il dato, evidenziato da un’analisi della società specializzata in ricerche economiche e finanziarie Moody’s Analytics, mostra come la quota di spesa di questa élite sia passata dal 36% del 1989 al 49,7% attuale, segnando un livello senza precedenti. Tra il 2023 e il 2024, infatti, il 10% più ricco ha aumentato la propria spesa del 58%, mentre l’80% meno abbiente ha incrementato i consumi di appena il 25%, superando di poco il tasso di inflazione del 21% nello stesso periodo.

Le statistiche, riportate dal Wall Street Journal, dimostrano che le famiglie americane più ricche non solo spendono di più, ma accumulano anche più risparmi. Durante la pandemia, l’80% dei cittadini statunitensi ha usato i propri risparmi extra per affrontare l’aumento delle bollette, mentre il 10% più ricco ha conservato e accresciuto il proprio patrimonio grazie a investimenti in borsa e nel mercato immobiliare. Secondo la Federal Reserve, il patrimonio netto del 20% più ricco è aumentato di oltre 35 trilioni di dollari dal 2019, mentre l’80% meno abbiente ha visto un incremento di appena 14 trilioni. Questa differenza si riflette anche nei modelli di spesa: il 5% più ricco ha aumentato del 10% le spese per beni di lusso all’estero, mentre le famiglie con redditi più bassi faticano ad acquistare beni essenziali.

La crescita economica americana è insomma ormai strettamente legata alla capacità di spesa dei più abbienti. Secondo Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics, la spesa del 10% più ricco rappresenta quasi un terzo del PIL statunitense. Questo perché, mentre la maggior parte della popolazione è costretta a contenere le proprie uscite a causa dell’inflazione e del costo della vita in aumento, i più ricchi continuano a spendere senza freni, sostenuti da asset finanziari e immobiliari in forte crescita. Una dinamica che sta tangibilmente trasformando il mercato: le aziende si concentrano sempre più su beni e servizi di lusso, riducendo l’offerta per le fasce di reddito medio-basse. Case automobilistiche e marchi di moda stanno puntando su modelli premium, rendendo l’accesso ai beni di consumo più difficile per la classe media.

Questa concentrazione della ricchezza e della capacità di spesa nelle mani di pochi apre dunque al rischio di una lesione della stabilità economica della popolazione. Se la crescita economica dipende così tanto da un’élite ristretta, una crisi finanziaria che colpisca i loro patrimoni potrebbe avere un impatto devastante sull’intera economia, frenando bruscamente i consumi e trascinare il paese in recessione. Il dramma non si ferma solo all’ambito strettamente economico. L’accumulo di ricchezza nelle mani di pochi rischia infatti di minare anche la coesione sociale. Come sottolineato proprio da Zandi, quando le risorse economiche si concentrano in modo così sproporzionato, cresce fisiologicamente la sfiducia nelle istituzioni e aumenta il senso di esclusione tra le fasce di popolazione meno abbienti. Una società in cui la classe media si restringe e il divario tra ricchi e poveri si allarga è più vulnerabile a instabilità politica e tensioni sociali.

Allargando lo sguardo sul mondo, un dettagliato rapporto pubblicato da Oxfam e intitolato “Takers, not Makers” (“Prenditori, non produttori”) ha recentemente fatto emergere che, nel 2024, la ricchezza dei miliardari è cresciuta in termini reali di 2mila miliardi di dollari, pari a circa 5,7 miliardi di dollari al giorno. Il documento evidenzia chiaramente come un ristretto gruppo di persone, definito “aristocrazia”, detenga una ricchezza sproporzionata rispetto al resto della popolazione mondiale. Questa ricchezza, in molti casi, è il risultato di eredità intergenerazionali, pratiche colonialiste o di un sistema basato su monopoli e distorsioni del mercato capitalista, piegato al loro volere grazie all’enorme potere economico e politico che esercitano. Nonostante i tassi di povertà complessivi siano diminuiti nel mondo, il numero di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà rimane invariato rispetto al 1990, rappresentando ancora il 44% della popolazione globale. Nel frattempo, l’1% delle persone più ricche possiede circa il 45% dell’intera ricchezza mondiale.

[di Stefano Baudino]

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