Mps, luce verde dalla BCE all’Ops su Mediobanca
L’istituto centrale europeo ha concesso le autorizzazioni relative all’operazione e ora l’attenzione si sposta sull’assemblea dei soci della banca senese prevista la prossima settimana che dovrà esprimersi sull’opportunità dell’aumento di capitale a servizio dell’Ops.

In mezzo alla tempesta finanziaria provocata dai dazi di Donald Trump procede l’Offerta Pubblica di Scambio lanciata da Banca Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca: l’istituto senese ha comunicato ieri di aver ricevuto dalla Banca centrale europea l’ok all’operazione.
In particolare, l’istituto centrale ha concesso le autorizzazioni relative alla computabilità quale capitale primario di classe 1 (Cet 1) delle nuove azioni emesse alle modifiche statutarie concernenti la delega al Consiglio di Amministrazione per il suddetto Aumento di capitale, subordinatamente all’approvazione di tali modifiche statutarie da parte dell’assemblea di Mps.
Lo stesso Ceo di Siena, Luigi Lovaglio, aveva ribadito ieri nel corso di un’intervista che l’attuale crisi provocato dalle scelte dell’amministrazione statunitense non fermerà l’operazione, prevedendone la conclusione entro luglio.
La partita ora si sposterà alla prossima assemblea del Monte in agenda per il 17 aprile, nel corso della quale verrà votato l’aumento di capitale propedeutico all’Ops su Piazzetta Cuccia e in questi giorni stanno arrivano le prese di posizione dei soci.
Tre soggetti istituzionali si sono schierati contro l’aumento di capitale: si tratta di New York City Controller, asset under management da 285 miliardi di dollari, Florida State board of Administration (fondo pensione che gestisce complessivamente 260 miliardi di dollari) e Calvert con 40 miliardi di asset in gestione.
Già nelle scorse settimane il proxy Iss aveva invitato i fondi a non votare la proposta di aumento di capitale che sarà all'ordine del giorno dell'assemblea di Mps in programma il prossimo 17 aprile.
Tra quelli schierati per il sì ci sarebbero, secondo Radiocor, la Fondazione Mps e le altre grandi fondazioni divenute azioniste Mps in occasione dell’aumento di capitale del novembre 2022.
La stessa Fondazione Mps tre anni fa si fece promotrice dell'intervento di alcune consorelle, tra le quali Fondazione Cariplo e Compagnia di San Paolo, per la conclusione positiva dell'aumento di capitale da 2,5 miliardi che rischiava di fallire per l'inoptato della quota privata. Inoltre, l’ente guidato da Carlo Rossi si è più volte espresso pubblicamente a favore del lavoro fatto da Lovaglio e il suo voto favorevole sarebbe motivato soprattutto dalla volontà di mantenere la guida del potenziale terzo gruppo bancario italiano, scenario che si aprirebbe in caso di conclusione positiva dell’operazione.
Nel caso delle altre due grandi Fondazioni socie di Mps, invece, secondo Radiocor la valutazione sarebbe quella di dare una delega ampia all'ente di Palazzo Sansedoni che avrà quindi la facoltà di votare a favore dell'Ops anche per le consocie.
Fondazione Mps, Cariplo e Compagnia di Sanpaolo versarono 10 milioni a testa nella ricapitalizzazione assieme ad un gruppo di altri enti bancari: Cariparo e Crt (5 milioni a testa), CariCuneo (3 milioni), Fondazione Sardegna (3 milioni) e Forlì.
In Toscana parteciparono anche le Fondazione Cassa Firenze (10 milioni), Lucca (7) e l'ente bancario di Pistoia e Pescia (3 milioni), anche se alcuni enti hanno nel frattempo liquidato la partecipazione.
Il peso delle Fondazioni in termini percentuali è minimo sul capitale complessivo (poco più dell'1%) e a determinare l'esito del voto saranno i grandi soci, esteri e italiani.
Oggi, intanto, le azioni Mps aprono la seduta in forte calo sulla scia delle vendite generalizzate che hanno colpito il FTSE MIB (-2,40%), cedendo 2 punti e mezzo percentuali e restando sotto quota 6 euro.