Morte di Liliana Resinovich, il medico legale: “Asfissia da sacchetto resta in piedi. Perché non mi convincono i 22 giorni nel bosco”

Raffaele Barisani, consulente di Sebastiano Visintin, il marito di Lilly, per primo ha messo per iscritto l’ipotesi di “lesioni inferte da terzi”. Osserva: “Gli attacchi al collega della prima autopsia mi sembrano vergognosi. Si può avere idee diverse ma non parlare di colpe come si sta facendo”

Mar 14, 2025 - 18:29
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Morte di Liliana Resinovich, il medico legale: “Asfissia da sacchetto resta in piedi. Perché non mi convincono i 22 giorni nel bosco”

Trieste, 14 marzo 2025 - “Sulla morte di Liliana Resinovich nella relazione Cattaneo c’è qualcosa che tutti dimenticano di dire: la perizia accanto all’ipotesi della manovra da chokehold, la compressione del collo con l’avambraccio, lascia anche aperta la possibilità della morte da sacchetto. L’elemento certo è l’asfissia”.
Raffaele Barisani, medico legale di Trieste e consulente di Sebastiano Visintin, il marito di Lilly, per primo ha messo per iscritto quell’ipotesi. “Lesioni inferte da terzi”, scriveva nella sua relazione, ipotizzando anche un omicidio preterintenzionale, una discussione degenerata.

"Lesioni inferte da terzi e ipotesi lite”

Nella sua posizione di consulente di Visintin, sotto i riflettori fin dal primo momento, non dev’essere stato facile arrivare a quella conclusione.
“Ho fatto il mio dovere di medico. Ma non ho mai pensato che le lesioni potessero essere un elemento di accusa verso il marito. Anzi. Nessuno sa come sono andate davvero le cose”.
All’epoca lei ha prospettato anche un altro scenario: un omicidio preterintenzionale, una lite che finisce con un attacco di cuore. La considera ancora realistica?
“Sì, assolutamente. Liliana Resinovich potrebbe aver avuto un malore dopo una lite per un problema cardiaco ma anche una perdita di sensi dovuta allo stress. E chi era lì ha confezionato questo pacchetto”.

"Manovra alle spalle, i miei dubbi”

La manovra alle spalle la convince? “No, soprattutto perché non ci sono le petecchie congiuntivali. E non abbiamo segni sul collo. Cattaneo scrive che quella mossa può non lasciarli. Ma di solito sì, perché è una modalità molto cruenta, bisogna stare qualche minuto con la persona stretta e schiacciare. Bisogna avere una grande determinazione, forza, capacità. Non è una cosa semplice”.

I 22 giorni nel bosco? Non sono realistici

“Non mi sembra realistico, era tutto troppo intatto. La conservazione dei tessuti è veramente sorprendente. E poi è vero che la temperatura media del bosco è sui 4-5 gradi. Ma in certi giorni arriva anche a 10-12 gradi. Il corpo non poteva conservarsi così bene per tutto quel tempo. E che non sia stata mai toccata... Lì ci sono animali”. Stessa conclusione di Nicola Bressi, il naturalista consulente per il fratello di Lilly, Sergio Resinovich.
“Sì, lo dicono tutti, nessuno è convinto che il corpo sia sempre rimasto nel bosco.

"Gli attacchi al primo medico legale sono vergognosi”

Sul medico legale della prima autopsia si sono concentrati gli strali. “Questo mi pare vergognoso. Il collega sulla causa di morte ha parlato di soffocamento, che è anche tra le ipotesi di Cattaneo. Sulla data, si è basato sulla Tac di un altro specialista. Ha concluso che doveva essersi verificata poco prima del ritrovamento, perché non c’erano segni putrefattivi. All’epoca è stato escluso il congelamento perché non c’erano segni clinici. Queste conclusioni non erano inventate ma basate sulla letteratura internazionale. Si può essere di idee diverse, ma non si può parlare di colpa o di errore come invece si sta facendo oggi. E continuo a pensare che anche l’ipotesi del suicidio resti in campo”.

Cosa sappiamo del microbioma

Il congelamento è ipotesi prospettata nell’esame del microbioma, richiesto dal generale Garofano, con lei nel pool che assiste Visintin. “Si tratta di una tecnica sperimentale ma il risultato è importante. Le conclusioni possibili sono due: Liliana può essere morta 12 ore prima del ritrovamento o nel giorno stesso della scomparsa, se congelata”.