Mercato dell’arte, in Italia l’IVA più alta d’Europa
Italia culla della civiltà. E anche della cultura, considerando la concentrazione di beni artistici del Paese rispetto al resto del Mondo. A seconda delle stime, si oscilla tra il 60 e il 75% del patrimonio artistico globale. Primato che si riflette sul giro d’affari: l’industria dell’arte italiana ha generato nel 2023 un giro d’affari diretto […] L'articolo Mercato dell’arte, in Italia l’IVA più alta d’Europa proviene da ilBollettino.

Italia culla della civiltà. E anche della cultura, considerando la concentrazione di beni artistici del Paese rispetto al resto del Mondo. A seconda delle stime, si oscilla tra il 60 e il 75% del patrimonio artistico globale. Primato che si riflette sul giro d’affari: l’industria dell’arte italiana ha generato nel 2023 un giro d’affari diretto pari a 1,36 miliardi di euro, con un effetto moltiplicatore tale per cui l’impatto economico complessivo risulta pari a 3,86 miliardi di euro (dati Rapporto Arte del Gruppo Apollo e Nomisma, pubblicato a marzo). Il conteggio si spiega così: per ogni euro di giro d’affari nel mercato dell’arte si generano complessivamente 2,8 euro. Il totale creato come impatto indiretto sulla produzione diventa così di 2,35 miliardi. Mentre 1,5 miliardi è quello sull’indotto.
Il nodo IVA
C’è un però. La cessione di beni d’arte è soggetta in Italia a un’aliquota IVA del 22%, la percentuale più alta d’Europa. La quota si riduce al 10% nel caso l’importazione e la cessione siano effettuate direttamente dall’artista o dai suoi eredi. Anche l’importazione da paesi extracomunitari è soggetta ad IVA pari al 10%.
Il caso francese
In Francia l’IVA sull’arte è meno di un terzo. Con la Finanziaria 2024, il governo francese ha infatti scelto di estendere il regime agevolato, che prevede un’imposta pari al 5,5%, a tutte le transazioni di beni artistici. La norma è entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2025. Anche la Germania ha ridotto la propria aliquota al 7%. Il risultato? Per la stessa opera d’arte un collezionista potrebbe pagare fino al 18% in più a seconda che acquisti in Italia o in Francia.
Le conclusioni
Uno squilibrio che secondo lo studio potrebbe spingere gli operatori italiani a comprimere i propri margini e indurre i giovani artisti a migrare verso gallerie straniere, con gravi danni per l’intera filiera, che comprende restauratori, trasportatori, studiosi e artigiani. L’attuale aliquota potrebbe sottrarre al settore fino al 28% del fatturato complessivo, con punte del 50 per le piccole gallerie. Al contrario, se l’Italia decidesse di abbassare l’IVA sulle transazioni artistiche al 5%, in un solo triennio il fatturato complessivo creato da gallerie, antiquari e case d’asta crescerebbe fino a circa 1,5 miliardi di euro, con un effetto positivo sull’economia italiana stimato in 4,2 miliardi di euro.
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