Meloni contro il Manifesto di Ventotene: “Non è questa la mia idea di Europa” | VIDEO
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni prende le distanze dal Manifesto di Ventotene, considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea: “Non so se questa è la vostra idea di Europa, ma certamente non è la mia”, dice rivolgendosi alle opposizioni in aula alla Camera. E dai banchi della sinistra esplode la contestazione. Il caso divampa […]

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni prende le distanze dal Manifesto di Ventotene, considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea: “Non so se questa è la vostra idea di Europa, ma certamente non è la mia”, dice rivolgendosi alle opposizioni in aula alla Camera. E dai banchi della sinistra esplode la contestazione.
Il caso divampa durante l’intervento di replica di Meloni, dopo il dibattito sulle comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo. “Nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest’aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l’abbiano mai letto, perché l’alternativa sarebbe spaventosa”, attacca la presidente del Consiglio.
Meloni legge poi – “a beneficio di chi ci guarda da casa e per chi non dovesse averlo mai letto” – alcuni passaggi del Manifesto, scritto nel 1941 dagli antifascisti Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, di fronte al litorale laziale.
Ecco i passaggi richiamati dalla premier: “La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista”; “La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso”; “Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente”; “Nel momento in cui occorre la massima decisione e audacia, i democratici si sentono smarriti, non avendo dietro di sé uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni”; “La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria”.
E ancora: “Il partito rivoluzionario attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto non da una preventiva consacrazione da parte dell’ancora inesistente volontà popolare, ma dalla coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle informi masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato, e intorno ad esso la nuova vera democrazia”.
In precedenza Meloni aveva risposto così ai deputati del Pd, che le chiedevano se stia dalla parte dell’Europa o da quella degli Stati Uniti: “Io sto sempre con l’Italia. Non seguo pedissequamente né l’Europa né gli Usa. L’Italia è in Europa, ma sono anche per la compattezza dell’Occidente, che serve all’Italia e all’Europa. Semplificazioni su questo non aiutano”.
L’attacco della premier al Manifesto di Ventotene ha suscitato le dure proteste delle opposizioni. “Quello avvenuto in quest’aula è un atto grave nei confronti del Parlamento e della storia di questo Paese”, osserva il deputato dem Federico Fornaro: “Il Manifesto di Ventotene è riconosciuto da tutti gli storici, non come in maniera truffaldina ha cercato di far passare la presidente l’inno alla dittatura del proletariato, ma come l’inno dell’Europa federale contro i nazionalisti che sono stati il cancro del Novecento”.
“Le chiedo – ha aggiunto Fornaro rivolgendosi a Meloni – di ostracizzare chi dileggia la memoria di Altiero Spinelli considerato da tutti il padre dell’Europa. Lei deve dire parole di verità lei è il presidente della Camera. Siamo qui grazie a quegli uomini e quelle donne, la presidente dovrebbe inginocchiarsi davanti a loro”.
Il Manifesto di Ventotene “Per un’Europa libera e unita” – per dovere di completezza – pone la necessitò di istituire una federazione europea dotata di un parlamento e di un governo democratico con poteri autonomi in economia, difesa e politica estera.
“Occorre sin d’ora gettare le fondamenta di un movimento che sappia mobilitare tutte le forze per far nascere il nuovo organismo che sarà la creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa”, si legge nel documento di Spinelli, Rossi e Colorni. “Per costituire un saldo stato federale, il quale disponga di una forza armata europea al posto degli eserciti nazionali, spezzi decisamente le autarchie economiche, spina dorsale dei regimi totalitari; abbia gli organi e i mezzi sufficienti per far eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni dirette a mantenere un ordine comune, pur lasciando agli stati stessi l’autonomia che consenta una plastica articolazione e lo sviluppo di una vita politica secondo le peculiari caratteristiche dei vari popoli”.
“Un’Europa libera e unita – si legge ancora nel Manifesto – è premessa necessaria del potenziamento della civiltà moderna, di cui l’era totalitaria rappresenta un arresto. La fine di questa era farà riprendere immediatamente in pieno il processo storico contro la diseguaglianza ed i privilegi sociali”.
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