Meglio non scommettere contro l’economia statunitense
Gli investitori non abbandoneranno gli Stati Uniti, ecco perché.A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM

Produzione industriale della Germania MoM di febbraio in uscita oggi alle 8:00 (stima -0.9% contro +2% di gennaio) e vendite al dettaglio MoM di febbraio dell’Europa alle 11:00 (stima +0.5% contro -0.3% di gennaio).
I mercati finanziari stanno diventando sempre più complicati. Ma quando non lo sono stati. Il pessimismo sta crescendo, così come la volatilità dei mercati (ne abbiamo avuto un assaggio giovedì e venerdì scorso), mentre gli investitori analizzano e valutano le varie iniziative politiche dell'amministrazione Trump. La fiducia dei consumatori e delle imprese è in calo. Lo stesso vale per i principali indici azionari statunitensi, che quest'anno hanno significativamente sottoperformato rispetto al resto del mondo. Le preoccupazioni per una possibile recessione negli Stati Uniti stanno aumentando, mentre la narrativa dell'"eccezionalismo americano" sta svanendo.
In questo contesto di crescenti preoccupazioni, crediamo sia importante per gli investitori vedere il quadro generale, ovvero la foresta rispetto agli alberi. Siamo immersi fino al collo in un ambiente di mercato sfidante, senza dubbio. Tuttavia, nessuna economia è meglio costruita, meglio preparata e meglio posizionata per affrontare le turbolenze di mercato attuali di quella degli Stati Uniti.
Di conseguenza, crediamo che gli investitori continueranno a preferire gli Stati Uniti rispetto ad altre regioni del mondo. E siamo anche convinti che gli investitori diano la preferenza verso le società a grande capitalizzazione (Growth e Value) e le azioni rispetto al reddito fisso. Ci sono diversi motivi che ci fanno pensare questo.
Nessuna economia al mondo è così grande, diversificata e ricca come quella statunitense. Pensate ad un’economia come a una superpotenza multi faccettata, leader globale in settori diversi come aerospaziale, agricoltura, finanza, energia, tecnologia, sanità, istruzione e molti altri settori. Con solo il 4,3% della popolazione mondiale, gli Stati Uniti rappresentano oltre il 28% del PIL globale. In termini nominali, l'economia statunitense è superiore di oltre 10 trilioni di dollari rispetto a quella cinese. Mai così poche persone hanno prodotto così tanto, generando così tanta ricchezza. Il reddito pro capite degli Stati Uniti (quasi 87.000 dollari) resta anni luce avanti rispetto alla Cina (13.000 dollari) e all'India (2.700 dollari).
Nessuna grande potenza è così benedetta dalla geografia come gli Stati Uniti, e in un'epoca di conflitti geopolitici, restrizioni delle risorse e confini contesi, la geografia è un valore inestimabile. Le risorse statunitensi includono abbondanti forniture di risorse naturali, terreni fertili, acqua dolce e foreste. Le Grandi Pianure rappresentano la più grande massa continua di terre coltivabili al mondo. Il sistema fluviale del Mississippi è una rete di trasporto interno senza eguali sul pianeta. E i Grandi Laghi costituiscono il più grande gruppo di laghi di acqua dolce sulla Terra. A tutto ciò si aggiunge che nessun paese produce più petrolio greggio degli Stati Uniti, il che garantisce costi energetici molto più bassi rispetto a Europa, Giappone e Cina, tutti importatori netti di energia.
L’ecosistema imprenditoriale americano, che incoraggia e abilita il continuo ciclo di creazione e distruzione creativa, è senza eguali a livello globale. Il metabolismo economico degli Stati Uniti è diverso dal resto del mondo. Nessun paese crea e distrugge in modo così frenetico come l’America. Dal 2000, oltre la metà (52%) delle aziende presenti nell’elenco Fortune 500 è fallita, è stata acquisita o ha cessato di esistere. Nel frattempo, mentre le vecchie aziende muoiono, ne nascono di nuove. Secondo lo U.S. Census Bureau, negli Stati Uniti sono state avviate circa 5,2 milioni di nuove imprese nel 2024, un livello quasi record e ben al di sopra della media dell'ultimo decennio. Pensate al rally del mercato alimentato dall’Intelligenza Artificiale (AI) dello scorso anno come all’ennesimo esempio degli Stati Uniti imprenditoriali che guidano la strada e il mondo.
Gli Stati Uniti rimangono un magnete per i capitali stranieri grazie a una miriade di qualità, tra cui un vasto e ricco mercato di consumatori, una grande forza lavoro qualificata, una trasparente applicazione dello stato di diritto, mercati dei capitali profondi e sofisticati, costi energetici relativamente bassi e tasse aziendali ridotte. Secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, il capitale straniero investito negli USA ammontava a quasi 50 trilioni di dollari. Gli investimenti degli stranieri negli Stati Uniti sono aumentati di quasi cinque volte dall’inizio del secolo. Nessun paese al mondo ha ricevuto così tanto capitale straniero in questo secolo. Detto ciò, stiamo monitorando eventuali segnali di ritiro degli investitori stranieri a causa delle crescenti tensioni commerciali degli Stati Uniti.
Sebbene le probabilità di una recessione negli Stati Uniti siano aumentate nelle ultime settimane, lo scenario di base prevede che gli Stati Uniti evitino una contrazione economica nel breve termine. Inoltre, e questo è il punto principale, gli investitori non dovrebbero temere la parola “R” (Recessione), poiché le recessioni sono parte integrante del dinamico ciclo economico statunitense. Secondo il National Bureau of Economic Research (NBER), gli Stati Uniti hanno attraversato dodici recessioni nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. Le recessioni durano in media poco più di dieci mesi e, guardando al lungo periodo, l’economia statunitense è stata in recessione solo per il 13% del tempo dal 1945. Questo spiega come e perché il totale della produzione economica statunitense sia cresciuto da meno di 1 trilione di dollari nel 1945 a quasi 30 trilioni di dollari oggi. È anche alla base dell’impressionante ascesa delle azioni statunitensi dal 1945, con i titoli (S&P 500) che hanno registrato un rendimento annuo medio composto dell’11,4% tra il 1945 e il 2023, rispetto alle obbligazioni (5,1%), ai crediti (5,7%) e alla liquidità (3,8%).
La supremazia militare degli Stati Uniti rimane intatta e continua a sostenere e rafforzare la competitività globale del paese. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, gli Stati Uniti spendono in difesa più dei successivi nove paesi messi insieme. Questo investimento non solo contribuisce alla stabilità globale, ma sostiene e guida i progressi tecnologici in settori come l’aerospaziale, i droni, la cybersicurezza e lo spazio, tra molte altre attività. L’ascesa della Cina, la persistente minaccia alla sicurezza rappresentata dalla Russia e l’esplosione delle violazioni alla cybersicurezza hanno reso la difesa globale un’industria in crescita. Rimaniamo ottimisti sulle principali aziende statunitensi del settore della difesa e della cybersicurezza, così come sui leader della difesa in Europa e Asia.
Le università migliori al mondo si trovano negli Stati Uniti. Il 25% delle università presenti nella classifica “World Rankings” 2025 di Quacquarelli Symonds tra le prime 100 università del mondo si trova in America. Quattro delle prime 10 e sette delle prime 20 sono università statunitensi. Data la qualità della sua istruzione superiore, gli Stati Uniti continuano ad attrarre i migliori talenti da tutto il mondo, contribuendo così ad aumentare il bacino di capitale umano qualificato e produttivo dell’economia.
Il dollaro resta il re per ora. Il dollaro è la valuta di riserva mondiale incontrastata, che rappresentava il 57,4% delle riserve globali allocate delle banche centrali nel terzo trimestre del 2024, secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Per quanto riguarda l’euro, al secondo posto, la quota delle riserve delle banche centrali è scesa dal 28,0% a metà del 2009 al 20% nel terzo trimestre del 2024. L’economia globale ruota ancora intorno al dollaro, un “privilegio esorbitante” per gli Stati Uniti e gli investitori statunitensi.
Morale della storia: la competitività conta e gli Stati Uniti sono posizionati per rimanere tra le economie più competitive al mondo. Sì, i mercati dei capitali e l’economia statunitense stanno mostrando alcuni segni di tensione ciclica. L’incertezza politica rimane elevata, alimentando preoccupazioni sulla futura crescita economica e sugli utili. Tuttavia, in questi momenti di ansia sui mercati, guardando al lungo termine, è importante che gli investitori comprendano (e non dimentichino) i molteplici punti di forza strutturali degli Stati Uniti. Ergo, non scommettete contro l’economia statunitense e non abbandonate i mercati.