Mancano agrofarmaci: ortofrutta italiana a rischio

FUTURO ad altissimo rischio per l’ortofrutta italiana per la mancanza di agrofarmaci a disposizione. Nonostante il record di export nel...

Apr 28, 2025 - 05:39
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Mancano agrofarmaci: ortofrutta italiana a rischio

FUTURO ad altissimo rischio per l’ortofrutta italiana per la mancanza di agrofarmaci a disposizione. Nonostante il record di export nel 2024 per i nostri prodotti di eccellenza (in prima fila mele, uva da tavola, kiwi), Fruitimprese (le imprese private produttive-commerciali del settore) lancia un grido d’allarme dalla sua 76a assemblea romana. Per il presidente Marco Salvi (nella foto in alto) "il futuro del settore è molto incerto, quello che sta succedendo nel comparto pere, un tempo nostro fiore all’occhiello, potrebbe accadere anche per altri prodotti, è tempo di mettere mano con serietà e responsabilità al dossier agrofarmaci". E aggiunge: "Dobbiamo evitare una delocalizzazione della nostra produzione ortofrutticola, verso paesi come la Grecia, dove gli italiani stanno già investendo nella coltivazione del kiwi con l’acquisto di aziende agricole o joint venture con imprese locali e dove la manodopera costa una frazione di quanto viene pagata in Italia, per non parlare del Nord-Africa, con gli agrumi, i pomodori e le fragole marocchine che si presentano sul mercato nel bel mezzo delle nostre campagne".

In un quadro molto difficile il 2024 segna un nuovo record per le esportazioni italiane di ortofrutta fresca che superano per la prima volta i 6 miliardi di euro di valore (+ 5,3% rispetto al 2023) . In controtendenza il saldo della bilancia commerciale, che rimane in territorio negativo in volume (abbiamo importato 362.140 tons in più di ortofrutta fresca rispetto all’export) e si dimezza in valore, attestandosi a poco più di 364 milioni di euro, in discesa del 48.6% rispetto al 2023. Ad incidere su questo dato è l’incremento, peraltro costante, delle importazioni che sfondano il tetto dei 4 milioni di tonnellate (+8,9%) e che salgono del 12,9% in valore (5,6 miliardi di euro).

Di fronte al cambiamento climatico con la conseguente esplosione di nuove fitopatologie gli operatori lamentano la progressiva riduzione delle sostanze a disposizione per contrastare i danni provocati dal cambiamento climatico e dall’attacco dei parassiti. L’Europa è sotto accusa. Gli agrofarmaci sono le armi contro le malattie delle piante e i parassiti, sono indispensabili se si vuole continuare a produrre. Bruxelles li ha portati da 1.200 a 400 in pochi anni senza offrire alternative; il futuro si chiama TEA, le nuove tecniche genomiche (non Ogm) e non dimenticare che il settore è virtuoso sulla sicurezza alimentare: ben oltre il 90% della produzione è di fatto a residuo zero, tanto che una ricerca ha evidenziato che ogni euro speso nell’acquisto di ortofrutta sono due euro in meno di costi per il sistema sanitario.

"La parola d’ordine delle politiche europee in questo ambito deve essere reciprocità – aggiunge Salvi – sia nei confronti dei prodotti di importazione, a cui, in caso di messa al bando degli agrofarmaci vengono concessi due anni di tempo per adeguarsi, sia per quanto riguarda le autorizzazioni in deroga. Se un prodotto è autorizzato e utilizzato in uno Stato membro, lo deve essere automaticamente anche in quelli in cui si pratica la stessa coltivazione".

"La soluzione ai problemi degli agrofarmaci sono le Tea, le nuove tecniche genomiche : noi abbiamo agricoltori che vogliono produrre, creare ricchezza, fornirci gli alimenti e le condizioni per avere una vita in equilibrio. Le Tea possono accelerare il processo che la natura compirebbe lo stesso per rendere più forte la pianta", dice il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida (nella foto in basso), davanti alla platea di Fruitimprese. "Gli scienziati stanno avvalorando questo percorso, ma la Ue ci mette troppo tempo per approvare: però ormai ci siamo – ha proseguito il ministro – stiamo arrivando alla fine e per fortuna l’Italia è all’avanguardia. Il Parlamento italiano ha autorizzato due anni fa la sperimentazione in campo e gli ecoterroristi distruggono i campi", ha detto riferendosi ai due episodi di vandalismo nei confronti di campi sperimentali in Veneto e in Piemonte. A nome del mondo cooperativo Davide Vernocchi rincara la dose: "Siamo fabbriche a cielo aperto e dobbiamo essere messi nelle condizioni di produrre, altrimenti il declino della nostra frutticoltura sarà irreversibile. Abbiamo perso in cinque anni il 70% della produzione di pere, che erano il quarto prodotto più esportato della frutticoltura nazionale. Cosa deve succedere ancora? E’ finito il tempo dei buoni propositi".

Altre criticità sollevate dal presidente Fruitimprese: i consumi che, seppur sostanzialmente stabili nel 2024, non riescono a recuperare i 15 punti percentuali perduti negli ultimi 5 anni. Logistica e imballaggi: grande delusione per la definitiva approvazione del regolamento sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio, conosciuto come PPWR che, salvo deroghe, vieta l’uso di imballaggi in plastica al di sotto del chilo e mezzo per l’ortofrutta. "Una norma che non solo penalizza inspiegabilmente un settore che rappresenta solamente l’1,5% dell’imballaggio in plastica utilizzato nel settore agroalimentare, ma promette di diventare, se non vi si pone rimedio, una barriera interna al commercio tra i paesi dell’Ue. Se infatti ogni Stato stabilirà deroghe diverse al divieto per la plastica, saremo costretti a cambiare tipologia di imballo in base al paese di destinazione".

Infine la crisi della manodopera. Nei campi italiani sta scomparendo la manodopera specializzata nazionale o proveniente dall’Est Europa. "Tante aziende si sono rivolte ai lavoratori provenienti dall’Africa, a cui stiamo insegnando il mestiere tra mille difficoltà linguistiche e religiose, ma anche culturali e di rispetto del prodotto. Probabilmente bisogna affrontare la questione abbandonando i soliti steccati che dividono datori di lavoro e sindacati", conclude Salvi.