L’Umbria piange il Papa amico. Quel nome Francesco e le otto visite. Un legame che resterà per sempre
È stato il primo Pontefice a scegliere di chiamarsi come il Santo di Assisi. Gli incontri con la gente, i terremotati, le suore e i bisognosi. E la preghiera in solitudine alla Porziuncola durante la pandemia.

di Roberto Borgioni
PERUGIA
Il nome ’Francesco’ risuona forte in piazza San Pietro, dopo la fumata bianca. È il 13 marzo 2013 e per la prima volta un Papa sceglie di chiamarsi come il Santo di Assisi. L’argentino Bergoglio "venuto dalla fine del mondo", già da quel momento, diventa un simbolo di fede, speranza e orgoglio per la piccola Umbria. Traccia una linea indelebile con la terra del Poverello, che nel suo pontificato visiterà poi per otto volte. Scrive una storia che va dai frati del Sacro Convento al Serafico, dal conforto ai terremotati della Valnerina alle Clarisse di Spello, dall’Eucaristia celebrata in solitudine sulla tomba del Santo in piena pandemia fino agli incontri di ’Economy of Francesco’, l’evento che ricorda a tutti che il mondo non è solo fatto di soldi e profitto, ma anche di bene comune e solidarietà.
Quello tra Papa Francesco e l’Umbria è un legame che non si spezzerà mai, che resterà nella memoria collettiva. Perché sin dall’inizio è stato fondato non solo sulla spiritualità, ma anche sull’aiuto ai più deboli, sulla Chiesa aperta ai bisogni, sulle tutele sociali. Non a caso è il 4 ottobre 2013, festa di San Francesco, quando Bergoglio arriva per la prima volta in Umbria. Sono passati poco più di sei mesi dalla sua elezione. Atterra in elicottero nel piazzale dell’Istituto Serafico. Entra nella cappella interna e va ad abbracciare e confortare uno a uno i giovani ospiti sofferenti, i loro familiari, gli operatori. "Noi siamo tra le piaghe di Gesù – dice – che hanno bisogno di essere ascoltate e di essere riconosciute". È subito un segnale forte.
Come forte è quanto accade nel 2016. Ad agosto Papa Francesco va a Santa Maria degli Angeli per le celebrazioni dell’ottavo centenario del Perdono di Assisi e torna poco più di un mese dopo per l’incontro interreligioso dedicato alla Giornata mondiale della Preghiera per la pace. Il 30 ottobre dello stesso anno poi c’è il ruggito della terra: un terremoto spaventoso colpisce Norcia e la Valnerina, lascia migliaia di persone senza casa e fa crollare le antiche pareti della Basilica di San Benedetto. Per l’Umbria è uno choc, sono giorni di smarrimento e paura. In quei momenti ecco il ritorno del Papa, che cammina a Norcia tra le macerie della frazione di San Pellegrino, accarezza i bambini e conforta gli anziani. Lui c’è, sempre. Vicino a chi soffre.
Ma il rapporto di Papa Francesco con l’Umbria prosegue e non mancano i colpi di scena. All’inizio del 2019, l’11 gennaio, il Pontefice fa visita a sorpresa alle suore Clarisse del monastero di Santa Maria in Vallegloria, a Spello. Bussa senza preavviso al convento alle 9 di mattina e la religiose che apre, incredula, se lo trova sorridente davanti. Il Papa resterà per gran parte della giornata, fermandosi a pranzo con le Clarisse e parlando loro come un parroco qualsiasi, con tanto di firma-ricordo lasciata col pennarello. Poi arriva il Covid. È l’ottobre 2020 quando, durante la pandemia, il Pontefice si reca in visita privata ad Assisi, celebrando l’Eucaristia sulla tomba di san Francesco, raccolto in solitaria ed emozionante preghiera. Al termine, Bergoglio firmerà l’enciclica ’Fratelli Tutti’ che fa già parte della storia della Chiesa. Altro appuntamento di grande impatto è quello del 12 novembre 2021, quando il Papa fa ritorno in Umbria, a Santa Maria degli Angeli, in occasione della Giornata mondiale dei poveri da lui indetta, incontrando in Porziuncola 500 bisognosi provenienti dalle diocesi umbre e da diversi Paesi europei. Infine, a settembre 2022 è per la sesta volta ad Assisi per prendere parte all’evento di respiro internazionale “The Economy of Francesco”. Riecco Francesco, il nome che ricorre. La figura che terrà per sempre vivo Papa Bergoglio in una terra amata.