L’intelligenza artificiale tra limiti europei e vincoli energetici. Dialogo tra Aresu e Benanti

Chi c'era e cosa si è detto alla presentazione del libro di Alessandro Aresu, "Geopolitica dell’intelligenza artificiale", alla Luiss

Feb 18, 2025 - 11:44
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L’intelligenza artificiale tra limiti europei e vincoli energetici. Dialogo tra Aresu e Benanti

Chi c’era e cosa si è detto alla presentazione del libro di Alessandro Aresu, “Geopolitica dell’intelligenza artificiale”, alla Luiss

L’Europa ha un problema di “narrazione” sull’intelligenza artificiale che diffonde la falsa credenza che le regole per l’innovazione coincidano con l’Ai Act.

“Il problema è parlare solo dell’Ai Act”, cioè della legge che disciplina lo sviluppo e l’uso dei sistemi basati su questa tecnologia, “quando i dispositivi giuridici sull’innovazione sono tantissimi”. Lo ha detto Alessandro Aresu durante la presentazione del suo ultimo libroGeopolitica dell’intelligenza artificiale, edito da Feltrinelli – che si è tenuta il 17 febbraio alla Luiss School of Government, introdotta da Giovanni Orsina.

“Perché non parliamo di visti, di norme per attrarre i talenti, invece che solo di regolamentazione?”.

L’INNOVAZIONE EUROPEA È FINANZIATA DA CAPITALI EXTRAEUROPEI

L’Europa, comunque, ha almeno un altro problema – un “fattore di debolezza”, l’ha definito Aresu – quando si tratta di intelligenza artificiale: “Le aziende innovative europee ottengono capitali extraeuropei”.

È il caso di Arm, società britannica che produce semiconduttori, ovvero il componente fisico più importante per l’intelligenza artificiale: Arm ha sede a Cambridge, nel Regno Unito, ma è di proprietà della holding giapponese SoftBank, che partecipa con OpenAi e Oracle al mega-progetto Stargate.

Similmente, DeepMind e Isomorphic Labs sono britanniche – hanno sede a Londra – ma fanno parte del gruppo statunitense Alphabet, che possiede Google. DeepMind si occupa di ricerca sull’intelligenza artificiale per applicarla allo studio delle proteine; Isomorphic Labs, staccatasi da DeepMind nel 2021 per diventare una società a sé stante, utilizza l’intelligenza artificiale per scoprire nuovi farmaci.

Secondo Aresu, il settore delle biotecnologie sarà cruciale per il futuro dell’intelligenza artificiale.

L’UNIONE EUROPEA HA AZIENDE IMPORTANTI, MA VECCHIE

L’asset principale dell’Unione europea nella filiera dell’intelligenza artificiale è Asml: ha sede nei Paesi Bassi, realizza macchinari per la produzione di microchip e possiede il monopolio sugli apparecchi per la litografia ultravioletta estrema, un processo estremamente sofisticato che permette di creare circuiti su scale ridottissime.

Ci sono altre aziende europee che occupano posizioni rilevanti nella supply chain dell’elettronica, come le tedesche Zeiss (lenti) e Basf (chimica), ma sono state fondate rispettivamente nel 1846 e nel 1865.

IL RUOLO CENTRALE DEL SOFTWARE

“Non si può parlare di microchip senza parlare di realtà definita dal software”, ha detto all’evento Paolo Benanti, professore di Etica delle tecnologie alla Pontificia Università Gregoriana e presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale per l’informazione, un organo della presidenza del Consiglio. “I software studies ci dicono che gli oggetti della nostra quotidianità sfuggono al nostro controllo. Il software che anima lo smartphone lo abbiamo in licenza; in nostro possesso c’è solo l’hardware. È un cambio notevole”: l’uso dei dispositivi elettronici, cioè, non dipende dall’hardware ma dal software, la cui proprietà e gestione, però, rimane all’azienda.

“La storia dell’intelligenza artificiale è fatta di capitali e di persone: chi li ha, riesce a influenzare il panorama dell’Ia”. A proposito di regolazione, invece, Benanti ha detto che “l’Ai Act è un pezzo, ma manca il resto: non ci siamo detti cosa vogliamo fare dell’intelligenza artificiale: manca l’applicazione industriale, mancano gli standard”. Quanto all’etica, questa non deve essere “il surrogato della legge”.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE HA BISOGNO DI COMPUTAZIONE E DI ENERGIA

Il teologo ed esperto di etica delle tecnologie è passato poi a parlare della “lotta per le infrastrutture” dell’intelligenza artificiale. “La computazione”, ha detto, “è solo una parte della medaglia: deve abbinarsi all’energia, che è ciò che permette ai chip di funzionare. Non c’è solo una competizione tra chi riesce a fornire i chip più performanti, ma anche tra chi riesce a fornire l’energia per alimentarli”.

Riferendosi al recente vertice sull’intelligenza artificiale di Parigi, Benanti ha sottolineato come il presidente Emmanuel Macron abbia fatto leva proprio sulla presenza dell’energia nucleare in Francia per attrarre gli investimenti nell’intelligenza artificiale: i reattori, infatti, sono in grado di produrre tanta elettricità a zero emissioni, a basso costo e in maniera continuativa, soddisfacendo il profilo della domanda dei data center.

Continuando a ragionare sul legame tra l’intelligenza artificiale e l’energia, Benanti ha parlato dell’annuncio di Sam Altman sui prossimi modelli linguistici di OpenAi, da Gpt-5 in poi, che saranno dotati di capacità di ragionamento modulare: significa che il sistema modulerà automaticamente la quantità di energia necessaria a rispondere alla query dell’utente, impiegando più o meno capacità di calcolo a seconda della disponibilità energetica.

Ma il tema della scarsità di risorsa caratterizza anche il mercato dei microchip per l’intelligenza artificiale: secondo Benanti, “i superordini di chip Nvidia da parte dei privati servono a creare scarsità sul mercato e quindi a limitare la concorrenza”, ostacolando l’accesso alla capacità di calcolo. Nvidia è l’azienda nettamente dominante nel mercato dei processori per l’intelligenza artificiale.

GLI ALTRI RELATORI

Oltre ad Aresu e a Benanti, sono intervenuti anche Sofia Hina Fernandes Da Silva Ranchordas, professoressa di Law & Policy of Innovation alla Luiss, e Giuseppe Italiano, prorettore per l’Artificial Intelligence e Digital Skills dell’università.