Le news su Marina Berlusconi, Caracciolo, De Benedetti, Enrico Letta, Rampini e non solo

Che cosa si dice e che cosa non si dice su Berlusconi, Caracciolo, De Benedetti, Letta, Rampini e non solo. Pillole di rassegna stampa

Feb 18, 2025 - 11:44
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Le news su Marina Berlusconi, Caracciolo, De Benedetti, Enrico Letta, Rampini e non solo

Che cosa si dice e che cosa non si dice su Marina Berlusconi, Caracciolo, De Benedetti, Letta, Rampini e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

MARINA BERLUSCONI POST BERLUSCONI

 

ANCHE OGGI IL SALASSO DI DE BENEDETTI CON DOMANI

 

ENRICO LETTA VA ALLA GUERRA CONTRO DONALD TRUMP

 

I GRILLI DI CONTE SU MATTARELLA

 

IL PIZZINO DEL FINANCIAL TIMES

 

LA PILLOLA DI CARACCIOLO

 

IL QUADRO DI RAMPINI

 

LA SBERLA DEL LIBERISTA GIAVAZZI ALLE UNIVERSITA’ PRIVATE

 

UN PENSIERINO MOLTO CATTOLICO

 

SCAZZO ASSICURATO ALL’ANIA

 

L’ULTIMA TRUMPATA DI MUSK

 

L’UNIONE EUROPEA IN SINTESI

 

CARTOLINA DA PARIGI

 

GIORNALISMI

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

 

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ESTRATTO DELL’INTERVISTA DEL FOGLIO A MARINA BERLUSCONI:

“Personalmente mi rifiuto di credere che l’America possa arrivare a rinnegare il suo ruolo guida di paese più potente del mondo, che ha sempre esercitato in nome del multilateralismo e del sostegno tra alleati. Il fatto, però, che se ne possa anche solo dubitare è di per sé stesso inquietante. Del resto leggiamo quotidianamente notizie su paesi storicamente legati agli Stati Uniti che si ritrovano di colpo a dover scegliere: o si cede ai diktat trumpiani o si reagisce a propria volta con altri dazi. Da convinta sostenitrice del libero mercato, non posso che avere grosse perplessità su tutto ciò che sono i dazi e, più in generale, il protezionismo. E comunque oggi esistono anche modelli ultraliberisti come quello del presidente argentino Javier Milei, che i dazi invece li toglie e che, almeno per ora, sta riuscendo a risanare i conti di un paese da decenni in balia dei default. Tornando a Trump, voglio sforzarmi di vedere il bicchiere mezzo pieno: qualcuna delle sue azioni radicali potrebbe avere alla fine anche effetti positivi, come quello ad esempio di spingere finalmente l’Europa a superare le divisioni e a unire le forze”.

E’ spaventata o rassicurata dalla presenza, attorno a Trump, dei signori delle Big Tech? “Si sono tutti scandalizzati per la sfilata dei signori delle Big Tech a Washington, in prima fila all’insediamento di Trump, ma devo dire che la loro forza incontrastata è una anomalia che faceva già paura prima. Nella storia dell’umanità non si era mai assistito a una simile concentrazione di potere, ricchezza e interessi nelle mani di pochi soggetti. Servono limiti e regole. Va riconosciuto che l’Europa e anche l’Italia hanno cominciato a muoversi su questo fronte: mi auguro davvero che ora non si lascino condizionare dalla marcia indietro di Trump, che si è subito ritirato dalla global minimum tax a tutela di Musk & Company. C’è un problema di concorrenza sleale grande come una casa, ma sarebbe molto riduttivo pensare che la minaccia sia tutta qui. Questi colossi del digitale, infatti, sono riusciti a imporre nella nostra vita di tutti i giorni la dittatura dell’algoritmo, che porta alla massima semplificazione delle opinioni, alla polemica più estrema e alle tesi più radicali. Il tutto con l’obiettivo di generare traffico online, e quindi più incassi, e purtroppo oggi anche di influenzare il modo di pensare della gente. E’ un meccanismo infernale, che inevitabilmente ha contagiato in profondità anche la politica”.

Dire Trump, oggi, significa dire molte cose insieme. Ma oggi forse significa dire soprattutto una cosa: Ucraina. E’ preoccupata Marina Berlusconi della possibilità che buona parte dell’Ucraina possa essere data in pasto a Putin e che la nuova Yalta possa vedere trionfare la Russia? “La mia opinione su questa guerra è sempre stata una, e non è mai cambiata: la Russia ha invaso brutalmente un paese indipendente e libero. Per porre fine a questo terribile conflitto, sarà inevitabile un compromesso, ma sono assolutamente convinta che la fine della guerra non debba coincidere con la resa di Kyiv e la vittoria di Mosca. All’Ucraina spettano le garanzie necessarie per la sua sicurezza e la sua indipendenza. E’ un passaggio molto delicato, fondamentale anche per il nostro futuro: lasciar vincere la Russia creerebbe un precedente gravissimo, che darebbe ai regimi autocratici una sorta di via libera a occupare con la forza altri paesi. Putin, invadendo l’Ucraina, ha dichiarato definitivamente guerra ai valori occidentali. E l’Occidente ha risposto subito alla sfida, mostrandosi unito. Oggi, però, non sembra esserlo più. E se l’Europa verrà tagliata fuori dalla soluzione che sembra si stia profilando dovrà anche fare una seria autocritica”.