L’inferno delle galline in gabbia: tutte le crudeltà che si nascondono dietro le uova a basso costo

Pochi giorni fa, alcune immagini scioccanti sono state mostrate in anteprima su Rai 3 nel programma “Indovina chi viene a cena” di Sabrina Giannini. A girare il video (ora pubblicato e disponibile a tutti) è Essere Animali, che ancora una volta ci mostra l’inferno delle galline in gabbia. Si tratta di immagini brutali ma necessarie,...

Mar 20, 2025 - 14:28
 0
L’inferno delle galline in gabbia: tutte le crudeltà che si nascondono dietro le uova a basso costo

Pochi giorni fa, alcune immagini scioccanti sono state mostrate in anteprima su Rai 3 nel programma “Indovina chi viene a cena” di Sabrina Giannini. A girare il video (ora pubblicato e disponibile a tutti) è Essere Animali, che ancora una volta ci mostra l’inferno delle galline in gabbia.

Si tratta di immagini brutali ma necessarie, un pugno nello stomaco che mira a risvegliare le coscienze e a spingere verso un cambiamento che non è più rinviabile.

Il reportage, frutto di un lavoro sotto copertura svolto tra dicembre 2023 e febbraio 2024, ha portato allo scoperto quanto avviene quotidianamente in un allevamento della provincia di Venezia, dove 60.000 galline sono confinate in gabbie metalliche per produrre uova. L’infiltrato di Essere Animali ha documentato uno spaccato di sofferenza che rappresenta la cruda realtà che si nasconde dietro il 35% delle galline allevate in Italia.

Le immagini confermano ciò che in realtà si sa da tempo: la detenzione in gabbia delle galline costituisce una violazione sistematica del benessere animale. Nel suo rapporto del 2023, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha espresso un giudizio inequivocabile, dichiarando che questi sistemi di confinamento danneggiano gravemente la salute psicofisica degli animali, impedendo l’espressione dei comportamenti naturali e generando stress cronico e sofferenze ingiustificabili.

Le atrocità documentate

Il video mostra in maniera molto cruda tutte le problematiche legate a questo modello di produzione: galline morte lasciate a marcire tra quelle ancora vive, episodi di cannibalismo e volatili che zampettano tra i cadaveri in decomposizione mentre depositano uova che finiranno sulle nostre tavole.

Non è una distopia immaginaria, ma la sconvolgente realtà che si cela dietro milioni di confezioni di uova vendute nei nostri supermercati.

L’indagine ha documentato uno scenario che supera qualsiasi immaginazione: volatili afflitti da disturbi neurologici come il wry neck, “torcicollo”, lasciati a contorcersi tra le sbarre metalliche, impossibilitati persino a raggiungere acqua e nutrimento, in flagrante violazione delle normative sul benessere animale.

Non meno scioccante è l’elevata presenza di feci e sporcizia, che contribuisce alla diffusione di malattie e infezioni. Gli animali, costretti a vivere in uno spazio angusto, sviluppano comportamenti aggressivi e innaturali e la mancanza di cure veterinarie adeguate aggrava ulteriormente la loro sofferenza.

La fine del ciclo produttivo segna poi l’inizio di un nuovo calvario. Il trasferimento al macello avviene con brutalità inaudita: le galline vengono scaraventate nelle casse di trasporto, afferrate per un’ala o spinte con violenza, provocando fratture e lesioni a organismi già devastati dall’osteoporosi diffusa, conseguenza dell’immobilità forzata e della selezione genetica per la produzione intensiva.

I filmati di Essere Animali non fanno altro che confermare quanto già si era visto in precedenti indagini su altri allevamenti di galline ovaiole.

Leggi anche: Naturelle nella bufera dopo il video shock che denuncia i maltrattamenti subiti dalle galline negli allevamenti

I comportamenti patologici documentati – dalle automutilazioni alla perdita del piumaggio causata dal continuo sfregamento contro le reti metalliche – non sono casi isolati ma conseguenze inevitabili di un modello produttivo anacronistico che la scienza moderna ha già condannato senza appello.

Di fronte a queste immagini, è impossibile non interrogarsi sul prezzo reale di un uovo a basso costo e sul sistema produttivo che continua a perpetrare tali atrocità in nome del profitto. Serve una riflessione collettiva, un cambiamento nelle scelte di consumo e un intervento deciso per porre fine a questa barbarie legalizzata.

***ATTENZIONE IMMAGINI FORTI***

Se siete particolarmente sensibili evitate di guardare il video!

Non solo crudeltà sugli animali

Oltre alla sofferenza animale, in quest’azienda del veneziano sono emerse anche altre gravi problematiche. Grazie alla denuncia di Essere Animali, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Venezia hanno fatto irruzione nella struttura e i dovuti controlli hanno portato a pesanti sanzioni per l’impiego di manodopera irregolare e violazioni delle norme sulla sicurezza lavorativa.

L’indagine ha svelato anche un quadro igienico-sanitario allarmante e alcuni cittadini della comunità locale hanno protestato per gli odori sgradevoli e la massiccia presenza di insetti. La questione trascende quindi l’ambito etico: l’EFSA ha infatti evidenziato come gli allevamenti in gabbia presentino un rischio elevato di contaminazione da Salmonella rispetto ai sistemi alternativi, configurando un potenziale pericolo per i consumatori.

Un divieto è necessario

Chiara Caprio, portavoce di Essere Animali, commenta con fermezza:

Le riprese effettuate nell’arco di tre mesi, durante dieci giorni di documentazione, rivelano problematiche strutturali intrinsecamente legate all’allevamento in gabbia, aggravate dalla negligenza sistematica degli operatori.

L’organizzazione, impegnata attivamente nella campagna internazionale End the Cage Age, invoca un divieto definitivo delle gabbie negli allevamenti, una pratica che in Italia tiene ancora prigionieri 40 milioni di animali tra galline, maiali, vitelli, conigli e altri volatili, nonostante nove italiani su dieci si dichiarino contrari a questi metodi di produzione.

La recente decisione della Slovenia di mettere al bando le gabbie per le ovaiole entro il 2028 dimostra che una transizione è possibile. Essere Animali esorta l’Italia a seguire questo esempio virtuoso, supportando gli allevatori disposti ad adottare sistemi più rispettosi, in linea con l’evoluzione della sensibilità pubblica e con la qualità del Made in Italy.

Segnali di speranza dall’Unione Europea

Una nota positiva arriva da Bruxelles, dove nel 2024 è stato nominato per la prima volta un Commissario dedicato alla Salute e al Benessere Animale, l’ungherese Olivér Várhelyi. Il Commissario ha confermato che nel 2026 verranno presentate nuove proposte legislative per riformare la normativa comunitaria sul benessere animale, con particolare attenzione all’eliminazione delle gabbie.

In un recente incontro tenutosi a febbraio 2025, Várhelyi ha dichiarato che:

lla revisione della normativa europea sul benessere animale è un’opportunità per rispondere alle richieste dei cittadini e aumentare la competitività del settore. È un’opportunità per costruire un sistema migliore per tutti. Dopo il dialogo tra le parti coinvolte che avverrà nel corso di quest’anno, dovremmo già avere le prime proposte legislative in merito alla ICE End the Cage Age nel prossimo anno.

Cosa possono fare i consumatori

In attesa che la politica faccia la sua parte, noi consumatori possiamo esercitare un’influenza immediata attraverso le nostre scelte quotidiane:

  • Boicottare le uova provenienti da allevamenti in gabbia (identificabili dal codice 3)
  • Privilegiare le uova biologiche (codice 0) o da galline allevate all’aperto (codice 1)
  • Verificare le politiche di approvvigionamento delle aziende che utilizzano uova nei loro prodotti (pasta, dolciumi, prodotti da forno)
  • Firmare la petizione di Essere Animali per fermare tali crudeltà (puoi farlo QUI)
  • Diffondere la consapevolezza condividendo inchieste come queste sui social media

Non possiamo più fingere di non sapere. Ogni acquisto rappresenta una dichiarazione politica che può contribuire a smantellare questo sistema di sofferenza istituzionalizzata che si perpetua quotidianamente dietro le sbarre degli allevamenti intensivi.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Ti potrebbe interessare anche: