L’indagine su Prestipino ‘brucia’ quella sull’agenda rossa: ma nessuno si straccia le vesti
La presidente della Commissione parlamentare antimafia, on. Chiara Colosimo, ha usato parole di fuoco per stigmatizzare la clamorosa fuga di notizie su De Gennaro che ha bruciato l’indagine sul furto dell’agenda rossa di Paolo Borsellino… No, non è vero, non le ha usate, almeno non ne ho notizia. Eppure la verità sulla strage di Via […] L'articolo L’indagine su Prestipino ‘brucia’ quella sull’agenda rossa: ma nessuno si straccia le vesti proviene da Il Fatto Quotidiano.

La presidente della Commissione parlamentare antimafia, on. Chiara Colosimo, ha usato parole di fuoco per stigmatizzare la clamorosa fuga di notizie su De Gennaro che ha bruciato l’indagine sul furto dell’agenda rossa di Paolo Borsellino… No, non è vero, non le ha usate, almeno non ne ho notizia. Eppure la verità sulla strage di Via D’Amelio e quindi sul clamoroso depistaggio che si attivò immediatamente a cratere ancora fumante, dovrebbe essere una sua priorità. Eppure la leale collaborazione istituzionale con la Procura di Caltanissetta, ed in particolare con il Procuratore De Luca, che già ha prodotto perle preziose come la trasmissione alla Commissione della trascrizione delle intercettazioni delle conversazioni telefoniche tra Natoli ed il Senatore Scarpinato, dovrebbe essere un ingranaggio inossidabile della implacabile macchina della verità messa in funzione per fugare finalmente ogni dubbio e restituire onore ai perseguitati. Ma qualcosa deve essere andato storto o forse no.
Sì perché, mentre l’attenzione dell’opinione pubblica veniva attirata una settimana fa sulla notizia dell’indagine per rivelazione di segreti investigativi a carico del Vice procuratore nazionale Michele Prestipino, il quale attovagliato a Roma con Gianni De Gennaro, oggi presidente di Eurolink, e Francesco Gratteri consulente di We Build, avrebbe raccontato dettagli delle indagini in corso su ipotizzate infiltrazioni mafiose negli appalti per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, passava molto più in secondo piano un particolare eclatante: l’indagine su Prestipino è stata resa possibile perché da mesi magistrati nisseni e ROS dei Carabinieri “monitoravano” Gianni De Gennaro ritenuto depositario di segreti inconfessabili sul furto dell’agenda rossa di Paolo Borsellino. Delle due l’una: o il “monitoraggio” su De Gennaro era caldo, cioè promettente, ed allora è stato fatto un danno enorme all’indagine sull’agenda rossa o il “monitoraggio” su De Gennaro era già apparso improduttivo, tanto da poterlo “bruciare”, ma allora per quale motivo lo si continuava a seguire ed intercettare? De Gennaro ha appreso dai giornali di essere “monitorato” per l’agenda rossa?
Ma soprattutto, che il presupposto della indagine su Prestipino, fosse l’intercettazione su De Gennaro stava scritto nel comunicato stampa della Procura nissena? Ne dubito. Sono almeno cinque i giornalisti che ne scrivono precisamente il 30 aprile: Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera (che chiosa prudentemente “è soltanto una ipotesi”), Salvo Palazzolo su La Repubblica, Vincenzo Bisbiglia, Saul Caia, Marco Lillo su Il Fatto (“e non ci sarebbe nulla di strano in un monitoraggio dell’ex capo della Polizia. Mai indagato”).
Visto che a destra nessuno si è stracciato le vesti per questa fuga di notizie, né lo hanno fatto attori decisamente ingaggiati nel copione revisionista preparato in Commissione Antimafia come Mori, De Donno, Trizzino, visto che nessuno ha chiesto la testa del procuratore De Luca e nemmeno ha invocato una immediata ispezione ministeriale (il super-Commissario Gasparri deve averne un fac simile sempre pronto all’abbisogna) è lecito propendere per la seconda ipotesi e cioè che il “monitoraggio” di De Gennaro si fosse già rivelato improduttivo (la destra parlerebbe di “vergognoso sperpero di denaro pubblico”!).
Ma allora sorge un altro sospetto: sapendola inutile, che l’abbiano almeno adoperata per una ultima, gratuita, secchiata di fango contro la Polizia di Stato (nella persona di Arnaldo La Barbera, morto nel 2002), indicata, tra le righe (ma nemmeno poi tanto, soprattutto nell’articolo di Bianconi), come la sola indiziata tanto del “falso pentito” Scarantino, quanto del “furto” dell’agenda Rossa? Come se, relativamente all’agenda rossa di Paolo Borsellino, non fossero stati documentati almeno tre passaggi di mano della borsa che la conteneva nella devastata Via D’Amelio e che almeno uno di questi abbia coinvolto un carabiniere, il capitano Giovanni Arcangioli (assolto da ogni addebito). Senza considerare i dubbi relativi ai successivi passaggi della borsa di Borsellino, che soltanto alla fine “comparirà” nell’ufficio di La Barbera ormai svuotata delle cose importanti (non soltanto l’agenda). Quando e chi ci mise le mani dentro? Non lo sappiamo.
Infine ancora un dubbio, questa volta su Prestipino ed il pranzo con De Gennaro e Gratteri. Il “ponte sullo Stretto” è stato classificato dal governo come opera strategica di rilevanza militare (!), il governo Meloni ha tutto l’interesse a fare in modo che nulla sporchi l’operazione monumentale, il governo e quindi la Stretto di Messina SPA (controllata dal MEF) hanno a disposizione i servizi segreti, i quali hanno per legge accesso anche ad informazioni coperte da segreto investigativo quando queste siano rilevanti per la sicurezza nazionale, hanno ottimi rapporti istituzionali con la Procura Nazionale Antimafia… insomma: c’era proprio bisogno di un pranzo in trattoria per saperne di più?
Nello Trocchia, che ne ha scritto su Domani (senza fare riferimento al “monitoraggio” su De Gennaro) ha parlato di guerra aperta nell’Antimafia. In realtà la “guerra” dura da un po’, fa paura, il primo “colpo” è stato il caso Striano, poi è dilagata coinvolgendo tutti i vertici istituzionali, più soggetti laterali come Equalize e ha già fatto almeno un morto (senza virgolette).
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