Liliana Segre: «Provo repulsione per il governo Netanyahu»

La senatrice a vita: il fanatismo teocratico di Hamas è mostruoso. Ma la parola "genocidio"... L'articolo Liliana Segre: «Provo repulsione per il governo Netanyahu» proviene da Open.

Mag 5, 2025 - 06:14
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Liliana Segre: «Provo repulsione per il governo Netanyahu»

La senatrice a vita Liliana Segre prova «repulsione» nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu. Lo dice in un estratto del libro Non posso e non voglio tacere a cura della giornalista del Corriere della Sera Alessia Rastelli. Nel volume pubblicato da Solferino Segre dice che di fronte al conflitto tra Israele e Palestina prova uno sconforto che rasenta la disperazione. Vedo due popoli, quello israeliano e quello palestinese, in trappola, incapaci di liberarsi da una sorta di condanna a odiarsi e a combattersi a vicenda. Aggrava la situazione il fatto che entrambi siano guidati dalle componenti peggiori delle rispettive classi dirigenti. Tanto che per lungo tempo hanno dato, molto cinicamente, l’impressione di avere bisogno l’una dell’altra per restare in piedi».

Il fanatismo teocratico di Hamas

La senatrice spiega: «Trovo mostruoso il fanatismo teocratico e sanguinario di Hamas e delle altre fazioni terroristiche che hanno provocato la nuova guerra. Ma, senza con questo confondere un esecutivo democraticamente eletto con un gruppo terroristico, sento anche una profonda repulsione verso il governo di Benjamin Netanyahu. E verso la destra estremista, iper-nazionalista e con componenti fascistoidi e razziste al potere oggi in Israele. È chiaro che, dopo un trauma come quello del 7 ottobre, qualunque governo israeliano avrebbe reagito con durezza. Ma la guerra a Gaza ha avuto connotati di ferocia inaccettabili e non è stata condotta secondo i principi umanitari e di rispetto del diritto internazionale che dovrebbero guidare Israele».

I crimini di guerra

Segre parla anche della parola “genocidio”, usata per definire le azioni di Israele nella Striscia: «Che la guerra di Gaza sia stata caratterizzata da atrocità e disumanità è sotto gli occhi di tutti. La responsabilità primaria, a mio parere, è dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, ma anche Israele è andato ben oltre i limiti del diritto di difesa, facendo stragi di civili e distruzioni immani. Tuttavia, questo non ha a che vedere con la nozione di genocidio». E segnala che «Hamas non è il popolo palestinese, non fa gli interessi del popolo palestinese e non si batte per dare ai palestinesi la possibilità di autodeterminarsi in uno Stato. Vuole la distruzione di Israele e lo stesso vale per il regime degli ayatollah iraniani, sciiti, al quale non interessa nulla dei palestinesi, sunniti, ma li strumentalizza al solo scopo di combattere quella che chiama “entità sionista”».

La guerra eterna

Secondo la senatrice «Israele ha commesso molti e gravi errori nei confronti dei palestinesi, anche prima del 7 ottobre 2023, ma il ritiro completo di esercito e coloni israeliani da Gaza nel 2005 aveva aperto una possibilità che non andava sprecata. Come invece è accaduto con la cruenta presa del potere da parte di Hamas nel 2006 e la proclamazione della “guerra eterna” contro Israele». Lei ha sempre dichiarato di augurarsi la soluzione «due popoli, due Stati». La soluzione “due popoli, due stati” è ancora possibile: «Non esistono altre strade se si vuole liberare israeliani e palestinesi dalla maledizione della guerra che li vede contrapposti da un tempo infinito. Gli ostacoli sono grandi, ma non insormontabili se vi fosse la volontà politica. Nella storia, anche nel Medio Oriente, abbiamo visto svolte repentine che parevano impensabili fino al giorno prima».

L’antisemitismo

«L’antisemitismo non era mai morto, ma dormiva nascosto in qualche anfratto delle menti. Ci si vergognava, non lo si lasciava emergere. Adesso non ci si vergogna più. È come se i crimini del governo Netanyahu fossero diventati il pretesto per sdoganarlo. Con questo ovviamente non voglio dire che non si possa criticare, anche duramente, l’esecutivo d’Israele. Ma la condotta del governo non può essere imputata all’intero popolo ebraico, né a tutti gli ebrei che vivono in Israele né a quelli della diaspora, che non sono neppure israeliani», aggiunge.

Il popolo ucraino

Infine, Segre parla della guerra tra Russia e Ucraina: «La rielezione di Donald Trump provoca una destabilizzazione di proporzioni immani. A questo si aggiungono la crescita dell’estrema destra in Germania e Austria, lo stallo politico in Francia, le interferenze sotterranee da parte del regime russo e le ingerenze esplicite di multimiliardari americani nelle elezioni di diversi Paesi. Il futuro della stessa Unione Europea è minacciato da spinte disgregatrici interne e attacchi esterni. In questo momento sono particolarmente in pena per il futuro del popolo ucraino che, dopo tre anni di eroica resistenza all’aggressione russa, rischia di essere abbandonato crudelmente a un destino di sottomissione che non merita».

E conclude: «Se così fosse, sarebbe un tradimento che verrà ricordato nella storia come quello della Conferenza di Monaco del 29-30 settembre 1938, quando Francia e Gran Bretagna si illusero di soddisfare la sete di dominio di Adolf Hitler dandogli in pasto l’intero territorio dei Sudeti, appartenente alla Cecoslovacchia, senza che quest’ultima fosse neppure consultata».

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