L’euro si rafforza e manda in crisi il modello tedesco

Se il rafforzamento dell’euro dovesse proseguire, metterà pressione sull’Ue per rafforzare la domanda interna per compensare la perdita di competitività all’estero. La Germania dovrà fare i conti con le proprie radici mercantiliste L'analisi di Giraldo.

Apr 28, 2025 - 13:26
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L’euro si rafforza e manda in crisi il modello tedesco

Se il rafforzamento dell’euro dovesse proseguire, metterà pressione sull’Ue per rafforzare la domanda interna per compensare la perdita di competitività all’estero. La Germania dovrà fare i conti con le proprie radici mercantiliste . Il commento di Giraldo

 

La bordata di dazi decisa da Trump il 2 aprile sta provocando sconquassi. La Casa Bianca ha smentito che vi siano in vista riduzioni unilaterali dei dazi contro la Cina e Pechino ha detto che non vi sono corso contatti di alcun tipo con Washington. Dunque lo scontro non si ammorbidisce, anzi. La Cina si prepara per una lunga guerra commerciale.

In mezzo c’è l’Europa, con l’euro che da inizio anno ha guadagnato sul dollaro il 10% e sul renminbi altrettanto. L’euro si è rafforzato praticamente su tutte le valute, tranne yen giapponese e franco svizzero.

Il che è un problema per le esportazioni europee, cioè proprio quello su cui punta Berlino, ma anche per le importazioni. È preoccupante il fatto che la maggior parte dell’apprezzamento dell’euro abbia avuto luogo nei confronti delle valute dei due principali contendenti nella guerra commerciale. Il tasso di cambio dell’euro sta amplificando lo shock economico derivante dalla guerra commerciale, anziché assorbirlo.

Oltre ai dazi, l’export verso gli USA è ora complicato dalla ridotta competitività sul mercato statunitense a causa del rafforzamento dell’euro rispetto al dollaro. Allo stesso tempo, il rafforzamento dell’euro rispetto al renminbi erode la competitività dei produttori dell’Eurozona rispetto ai produttori cinesi (sia in Europa che in Cina e nei mercati in tutto il mondo). Un euro più forte rispetto alla valuta cinese significa maggiore import dalla Cina e peggioramento del deficit commerciale verso Pechino.

Insomma, l’Ue (l’eurozona) è tra due fuochi. Minore export e maggiore import, peggioramento della bilancia commerciale per effetto del rafforzamento del cambio che avviene in contemporanea verso il maggiore mercato estero e verso il maggior fornitore. A Berlino qualcuno comincia a preoccuparsi e comincia a parlare di area di libero scambio con gli Usa.

Dall’altra parte però il rafforzamento del cambio ha un impatto positivo: il prezzo del Brent in dollari è sceso  dell’11% da inizio anno ma in euro è sceso del 19%, e questo si vede chiaramente alla pompa di benzina in Italia, dove in diverse zone il diesel è sceso sotto 1,60 € al litro.

Se il rafforzamento dell’euro dovesse proseguire, metterà pressione sull’Ue per rafforzare la domanda interna per compensare la perdita di competitività all’estero. La Germania dovrà fare i conti con le proprie radici mercantiliste e decidere se procedere verso un fiammeggiante crepuscolo degli dei o risollevare la crescita economica europea facendo spesa e investimenti pubblici.