L’esperienza della Moneta Fiscale e le lezioni per il futuro

1.L’impatto economico e finanziario dei crediti fiscali trasferibili nell’edilizia Il Fondo Monetario Internazionale ha riconosciuto che il rapporto debito/Pil in Italia è crollato di 20 punti % nel periodo 2020/23 […]

Mag 8, 2025 - 09:02
 0
L’esperienza della Moneta Fiscale e le lezioni per il futuro

1.L’impatto economico e finanziario dei crediti fiscali trasferibili nell’edilizia

Il Fondo Monetario Internazionale ha riconosciuto che il rapporto debito/Pil in Italia è crollato di 20 punti % nel periodo 2020/23 grazie all’introduzione dei crediti fiscali trasferibili nel settore edilizio. Si tratta della performance migliore tra i paesi avanzati (Fig. 1).

L'esperienza della Moneta Fiscale e le lezioni per il futuro

Fig.1 – Anno 2024, variazioni in punti di Pil del rapporto debito/Pil di alcuni paesi europei rispetto al 2019.

 E’ opportuno sottolineare che se questa misura non fosse stata sabotata dal governo Draghi con i blocchi alla circolazione dei crediti fiscali e con innumerevoli modifiche normative che hanno creato un’incertezza enorme, i risultati sarebbero stati ancora migliori.

Se nei prossimi anni il rapporto debito/Pil tenderà a crescere, seppure in modo limitato, la causa non sta negli incentivi edilizi bensì nella stagnazione del Pil e nei suddetti blocchi alla cessione che hanno fatto impennare lo sconto finanziario e hanno fatto sprecare quantità consistenti di crediti fiscali riducendo l’afflusso di euro nell’economia e il moltiplicatore.

Avevamo trovato la chiave per ridurre il rapporto debito/Pil attraverso politiche espansive ma i governi Draghi e Meloni – con il sostegno di tutte le forze politiche, nessuna esclusa – hanno distrutto questa misura prima introducendo una serie di limiti alle cessioni e poi eliminando la trasferibilità dei crediti fiscali.

Nel novembre 2022, il ministro dell’Economia Giorgetti aveva dichiarato: “Ci sono osservazioni da parte di soggetti esterni…Stiamo attenti, evitiamo di dire che questi crediti di imposta devono circolare liberamente. Non dobbiamo proprio dirla questa cosa qua, è meglio per tutti e per lo Stato italiano in particolare”. Questa dichiarazione faceva trasparire un avvertimento minaccioso svelando il vero motivo dell’attacco alla trasferibilità dei crediti di imposta. Secondo diversi commentatori i crediti d’imposta generati dai bonus edilizi nel momento in cui possono circolare liberamente nell’economia vengono considerati dalla BCE come una pericolosa forma di moneta fiscale. Assolutamente falso: i crediti fiscali sono titoli di Stato che consentono di scontare le tasse. Il mercato decide liberamente di accettarli e scambiarli contro merci, servizi o euro. Questo meccanismo non mette in discussione l’euro come moneta unica a corso legale.

2. Classificazione dei crediti fiscali e falso in bilancio

Aver classificato i crediti fiscali del superbonus come “pagabili” è stato un errore enorme sia perché ha fatto scattare una procedura di infrazione per il deficit del 2023 che è stato pari al 7,2% del Pil sia perché pregiudica la possibilità di emettere nel futuro crediti fiscali trasferibili in quanto sarebbero contabilizzati immediatamente come maggiore spesa facendo impennare il deficit pubblico.

I crediti fiscali sono stati classificati come pagabili perché essendo trasferibili è stato sostenuto che esiste un’elevata probabilità che siano sfruttati integralmente (non vadano persi). Niente di più falso: il SEC 2010 che rappresenta il regolamento sulla contabilità dei paesi dell’eurozona stabilisce che un credito fiscale è pagabile se esiste il diritto al rimborso cash e non se può circolare.

Se non esiste il rimborso cash per la parte che non viene portata in compensazione, un credito fiscale è “non pagabile” anche se può circolare senza limiti. Un credito fiscale non pagabile ha un impatto sul bilancio pubblico solo nel momento in cui viene esercitato. Ciò significa che non sarà assunto alcun impegno di spesa da parte dello Stato ma si avrà una riduzione delle entrate future. La riduzione delle entrate future naturalmente va considerata accanto alla crescita dell’economia e quindi al maggiore gettito fiscale che viene generato.

Inoltre, bisogna ricordare che non è il deficit ma il fabbisogno del settore statale il vero indicatore del saldo finanziario (differenza tra entrate e uscite) della finanza pubblica nel corso dell’anno.

Se mettiamo a confronto il deficit e il fabbisogno degli anni 2023/2024 possiamo vedere che nel 2023 il deficit è stato molto alto, pari al 7,2% del Pil, ma il fabbisogno è stato inferiore di 15 miliardi di euro rispetto a quello del 2024 (110 contro 125 miliardi di euro). Eppure nel 2024 il rapporto deficit/Pil è stato circa la metà di quello del 2023 proprio perché non sono stati contabilizzati i crediti fiscali nell’edilizia. Ciò dimostra inequivocabilmente che il deficit del 2023 è stato gonfiato classificando i crediti fiscali come pagabili.

Nessuna forza politica ha denunciato questo imbroglio che è stato sfruttato per bloccare la circolazione dei crediti fiscali poiché il messaggio che è passato è stato che i crediti fiscali trasferibili avevano fatto esplodere il deficit (ma non il debito pubblico) mettendo a rischio i conti dello Stato e per questo la trasferibilità doveva essere eliminata.

I crediti fiscali trasferibili non pagabili rappresentano l’unico strumento che abbiamo a disposizione per finanziare l’economia senza incorrere nella tagliola del 3%.

3. PNRR e Moneta Fiscale

Ormai è chiaro che il PNRR non si sta rivelando in grado di dare quella spinta alla ripresa della nostra economia. Su 194 miliardi di euro potenzialmente disponibili finora ne sono stati spesi solo 64 di cui circa 30 sono relativi ai crediti d’imposta nell’edilizia e nell’industria. Sarà interessante vedere come saranno scaricate le colpe dal governo e dall’opposizione. Il problema è che il sistema Paese non era attrezzato per gestire un programma complesso e pieno di burocrazia come il PNRR. Il PNRR era una grossa trappola e noi dovevamo starne alla larga. Avevamo la Moneta Fiscale che se gestita in modo corretto sarebbe stata molto più efficace ed efficiente del PNRR.

Conclusioni

I dazi di Trump, la pressione verso l’aumento delle spese militari, la stagnazione dell’economia impongono al nostro Paese di rilanciare la domanda interna per sostenere la crescita ma i vincoli del Patto del Stabilità impediscono qualsiasi capacità di manovra.

I crediti fiscali trasferibili rappresentano l’unico strumento che abbiamo a disposizione per finanziare l’economia evitando di chiedere soldi in prestito sui mercati finanziari. Si tratta di uno strumento pienamente legale all’interno dell’eurozona che possiamo gestire in modo autonomo senza chiedere niente a nessuno. Solo lo sconto in fattura può rilanciare la domanda interna perché consente di pagare 50 ciò che costa 100. Lo sconto in fattura si regge sulla cessione senza limiti dei crediti fiscali che devono circolare liberamente e possono essere monetizzati con un basso tasso di sconto finanziario.

Alla luce dell’esperienza passata, occorre mettere a punto la misura dei crediti fiscali trasferibili introducendo controlli più stringenti al momento dell’assegnazione, indirizzando gli incentivi in modo più mirato, mettendo un tetto alle emissioni annuali dei crediti ed estendendo la trasferibilità dei crediti fiscali agli investimenti industriali e all’acquisto di beni ad elevata efficienza energetica.

Sarebbe bene che le forze politiche, le categorie produttive, la tecnocrazia e i mezzi di informazione ne prendessero atto il prima possibile.