Legambiente, Italia indietro su mobilità sostenibile e automotive
Si è svolta a Roma la Prima edizione del Forum Mobilità di Legambiente "Dalle politiche urbane a quelle industriali. Quale futuro per la mobilità in Italia?". Ne emerge un quadro preoccupante con l'Italia ancora indietro nella realizzazione degli obiettivi del piano "Città 2023".

L’Italia viaggia piano, o meglio a rilento quando si tratta di mobilità sostenibile. A pesare in primis il taglio delle risorse destinate al settore. Se ne discute al I edizione del Forum Mobilità di Legambiente "Dalle politiche urbane a quelle industriali. Quale futuro per la mobilità in Italia?", in cui emerge che al Fondo automotive sono stati destinati solo 450 milioni. Al rallentamento pesano i tagli ai fondi dirottati sul Ponte sullo Stretto e i ritardi infrastrutturali.
I dati
I dati parlano chiaro: nessun fondo previsto nella legge di bilancio 2024 per il trasporto rapido di massa, per la ciclabilità e la mobilità dolce, l’87% delle risorse infrastrutturali è stato destinato al Ponte sullo Stretto fino al 2038, mentre per il Fondo Automotive le risorse sono state dimezzate passando dagli 8,7 miliardi inizialmente previsti entro il 2030 a soli 450 milioni nel 2025 e 200 milioni annui per gli anni successivi. La Penisola, inoltre, continua a detenere il primato per il più alto tasso di motorizzazione dell’Ue: 694 autovetture per 1.000 abitanti (571 la media Ue), con città dove l’emergenza smog è cronica, e a restare indietro rispetto alle capitali europee in fatto di km di linee metropolitane, tram e ferrovie. Buone notizie riguardano, invece, le colonnine elettriche - il Paese vanta 64.391 punti di ricarica, più di UK, Francia e Germania – e merita una menzione l’impegno di diverse città italiane che, pur tra mille difficoltà, optano per soluzioni più sicure, accessibili e a basso impatto ambientale come accade ad esempio a Milano, Roma e Messina.
Stando ai dati presentato al Forum, l’industria dell’automotive, una volta fiore all'occhiello dell'industria nazionale, oggi si trova schiacciata tra la necessità di una transizione ecologica e l'assenza di una strategia industriale adeguata. Per questo Legambiente chiede al governo Meloni un cambio di rotta immediato: in primis con il ripristino del Fondo Automotive, risorse adeguate al TPL, piano di elettrificazione del trasporto pubblico, non abbondonare i progetti di gigafactory sul territorio nazionale e un piano dedicato alla mobilità nel Social Climate Fund.
“Dai dati presentati oggi emerge chiaramente un Paese che va in due direzioni opposte," dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. "Da una parte il governo nazionale che sottoscrive una vera e propria ipoteca sulle infrastrutture del trasporto, drenando risorse con il Ponte sullo Stretto e mantenendo sottofinanziato un già esiguo Fondo Nazionale Trasporti. Al contrario, le città italiane, indipendentemente dallo schieramento politico, stanno puntando su una mobilità più sostenibile e inclusiva”.
Città 2023
Anche i dati di bilancio che emergono dalla campagna “Città2030 - Come cambia la mobilità”, curata da Legambiente, ci raccontano quanto ancora ci sia da fare a livello nazionale tra problemi cronici come – smog, alto tasso di motorizzazione e insicurezza stradale - e buone pratiche da replicare. 17 le città al centro della campagna: Milano, Genova, Firenze, Prato, Bologna, Torino, Padova, Perugia, Modena, Pescara, Napoli, Messina, Olbia, Avellino, Trieste, Reggio Calabria e Roma. Nessuna delle città esaminate, rispetta i futuri limiti della direttiva europea sulla qualità dell'aria prevista per il 2030. Nei prossimi cinque anni, ciascuna dovrà impegnarsi per ridurre le concentrazioni di PM10 (dal 3% al 35%) e di NO2 (dal 5% al 40%). Il tasso di motorizzazione rimane molto elevato, con un picco di 78 auto per 100 abitanti a Olbia e un minimo di 48 a Genova, passando per Roma (66), Milano (52,5) e Napoli (61); valori decisamente superiori agli standard delle città europee come Barcellona (41), Londra (36), Amsterdam (25,7) e Parigi (25). Questo alto tasso coincide con una mobilità fortemente sbilanciata verso l'auto privata, utilizzata almeno dal 30% della popolazione, con picchi dell'81,3% a Olbia, 65% a Reggio Calabria e 59,3% a Roma. Percentuali ben lontane da città come Parigi, dove solo il 4,3% dei cittadini sceglie l'auto per i propri spostamenti. Restano alti i dati sugli incidenti stradali: la maggioranza di questi avviene su strade urbane (sulle strade del territorio provinciale, 86% a Prato, 85% a Genova, 82% a Milano), con un rapporto morti e feriti per 1.000 abitanti che raggiunge picchi di 8,4 a Firenze e Genova, mentre a Roma si attesta a 6,1, a Milano a 7,3 e a Napoli a 3,4. Se il trend attuale di riduzione non accelererà, nessuna città raggiungerà l'obiettivo previsto dal Piano Nazionale Sicurezza Stradale (PNSS), ovvero dimezzare il numero di decessi dei feriti gravi sulle strade entro il 2030.