LeBron James e Doncic non bastano: delusione Lakers, eliminati al primo turno dai Minnesota T-Wolves

Il finale di stagione dei Lakers aveva illuso: fuori dai playoff contro Minnesota! Probabilmente, la cavalcata vincente sul finale di stagione aveva illuso. I Lakers, arrivati terzi a Ovest, erano sembrati più di quello che in realtà sono? L’uscita al primo turno (4-1) contro Minnesota brucia. Brucia per davvero. Perché quando hai un LeBron a […] L'articolo LeBron James e Doncic non bastano: delusione Lakers, eliminati al primo turno dai Minnesota T-Wolves proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 2, 2025 - 16:36
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LeBron James e Doncic non bastano: delusione Lakers, eliminati al primo turno dai Minnesota T-Wolves

Il finale di stagione dei Lakers aveva illuso: fuori dai playoff contro Minnesota!
Probabilmente, la cavalcata vincente sul finale di stagione aveva illuso. I Lakers, arrivati terzi a Ovest, erano sembrati più di quello che in realtà sono? L’uscita al primo turno (4-1) contro Minnesota brucia. Brucia per davvero. Perché quando hai un LeBron a quota 40 anni, non sai mai cosa capiterà il prossimo anno. Perché vedi i nomi James e Doncic nello stesso roster e dai per scontato di fare un po’ più di strada nella post-season. Perché i T-Wolves non erano stati così irresistibili durante tutto l’anno. Tanti, troppi i fattori che hanno contribuito alla disfatta dei gialloviola, al di là dei meriti di Minnesota. Come la poca profondità della panchina, che ha costretto JJ Redick a sovrautilizzate i suoi titolari su base regolare. Il poco talento nel reparto lunghi, e anche un po’ di testardaggine di Redick nel giocare “small” (Jaxon Hayes non utilizzato in gara 5), ha permesso a Edwards, Randle, Reid, addirittura Gobert, di saccheggiare l’area costantemente e di vincere quasi sempre al capitolo rimbalzi. La brutta serie giocata dal terzo violino Austin Reaves, che ha chiuso con appena il 31% da tre. I guai fisici e lo stile di gioco di Luka Doncic, ahimè. Lo sloveno in difesa non ha propriamente la fame e le capacità di uno Scottie Pippen. In più, non era al 100% fisicamente. Questo lo ha reso un bersaglio privilegiato: ossessivamente attaccato in uno contro uno da Minnesota con successo per sfruttare i suoi mai precisi angoli difensivi. Doncic è stato superato nel 65,4% delle penetrazioni su cui ha difeso. Un’enormità. In attacco, poi, lo stile di gioco di Doncic alla lunga è rischioso nei playoff. Le difese sono più attente, organizzate, speculative. Fermare così tanto la palla, muovere poco la difesa, rende spesso l’attacco più prevedibile (e anche accettabile). Inoltre, rallenta il flusso di gioco e coinvolge meno i compagni. È andata così. Si vedrà il prossimo anno. E se LeBron James si ritira?

Payton Pritchard dei Celtics è il Sesto Uomo dell’Anno
Un premio importante. Un premio meritato. Una point-guard un po’ vecchio stile, che quando entra cambia le partite. Dà la scintilla. Modifica l’inerzia. Questo deve fare un sesto uomo. Come ha fatto a diventare così forte è un mistero. Entra in campo, sembra sempre fare la cosa giusta. Le cifre parlano di un giocatore che in stagione regolare ha segnato 14,3 punti di media con oltre il 40% al tiro da fuori. Vedergli sbagliare un libero, poi, è cosa più unica che rara (84,5%). Un 1.88 di pura sostanza, un generale in campo che tratta magnificamente la palla, che si prende le sue responsabilità senza tremare. Nonostante la taglia ridotta, Pritchard è bravissimo anche in penetrazione, dove sfrutta il suo fisico compatto, la capacità di coprire bene il pallone e di proteggere il palleggio anche in area (47,2% dal campo). Pensate si sia fermato nei playoff? Nossignore. Ha tirato dall’arco dei tre punti con addirittura il 50%. Poi ci si chiede come mai i Celtics sono così forti. Prezioso come un diamante. Boston ha eliminato gli Orlando Magic con un 4-1.

Jalen Brunson è onfire: Knicks eliminano i Pistons
Stanotte, i Knicks hanno eliminato per 4-2 dei buoni, sorprendenti, insospettabili Detroit Pistons. Jalen Brunson (40 punti in totale) ha deciso la partita sul finale con un’incursione a canestro e successivo tiro da tre dal palleggio. Non per nulla, la point-guard di New York è stata premiata come il miglior giocatore della lega nei momenti decisivi. Attaccante implacabile, aggressivo, determinato. Per questo suo atteggiamento, ricorda molto Allen Iverson, certo con una velocità di base infinitamente inferiore (Iverson era una palla da flipper…). Il tiro da fuori non è la freccia più affilata del suo arco (33,3% nella serie contro i Pistons), però ha infiniti punti nelle mani, senso del canestro e sa crearsi un tiro in qualunque occasione. Contro Detroit, Brunson ha guidato l’attacco a modo suo. Come ormai fa da quando Dallas lo lasciò incautamente andare verso la Grande Mela (non è che è un vizio dei Mavs?). Ha accompagnato i Knicks alla vittoria con la sua capacità di attaccare le difese palla in mano e in isolamento. In palleggio, l’ex Villanova sembra poter andare dove vuole. Non è un velocista come Ja Morant, non è un palleggiatore come Kyrie Irving. Tuttavia, se prende il centro area in uno contro uno, e si gira cadendo all’indietro sul perno sinistro, fa spesso canestro in modo automatico. Grande gioco di piedi, grande equilibrio quando stacca il palleggio, gli permettono di creare separazione tra sé e il difensore, nonostante non arrivi all’1.90. Idolo del Madison Square Garden in stile John Starks anni ’90.

That’s all Folks!

Alla prossima settimana.

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