La Turchia in bilico tra proteste politiche e crisi economica
Le ultime turbolenze politiche registrate in Turchia si stanno abbattendo anche sull’economia nazionale già provata da molte incertezze nel recente passato. Economia 7 Febbraio 2025 Turchia, la Banca centrale alza la previsione di inflazione per la fine del 2025 al 24% Viene lasciata invariata la previsione di fine 2026 al 12% 7 Febbraio 2025 tassi turchia inflazione turchia banca centrale turchia Guarda ora Il caso Imamoglu Dopo una serie di arresti di alcuni oppositori del presidente Recep Tayyip Erdogan, ultimo in ordine di tempo quello di Ekrem Imamoglu, sindaco della capitale, Istambul, si è registrata sui mercati turchi una vera e propria fuga degli investitori. L’arresto di Imamoglu, infatti, è avvenuto pochi giorni prima della sua candidatura alla presidenza e rappresenta una grave violazione del sistema democratico turco visto che ha riguardato uno dei principali oppositori di Erdogan. Ufficialmente contro Imamoglu è stata sollevata l’accusa di terrorismo e criminalità organizzata, accusa che ha portato all’arresto altre 100 persone tra cui giornalisti, imprenditori e membri del Partito Popolare Repubblicano (CHP) di Imamoglu. Attualita' 13 Dicembre 2024 Cocorrenza, Google multata in Turchia L'autorità turca per la concorrenza ha inflitto a Google una multa di 75 milioni di dollari per aver approfittato della… 13 Dicembre 2024 google concorrenza turchia Guarda ora Il quadro politico Proprio in seguito a questi avvenimenti i mercati turchi hanno registrato un crollo, con la lira che ha toccato un minimo storico rispetto al dollaro. Ciò ha portato la banca centrale a vendere una quantità record di valuta estera, pari a quasi 10 miliardi di dollari. Le prossime elezioni si dovrebbero tenere nel 2028, salvo la possibile richiesta di elezioni anticipate in arrivo dal Parlamento, ma i sondaggi hanno evidenziato per Imamoglu margini di vantaggio sostanziali, nonostante Erdogan sia presidente in carica e abbia il controllo completo delle istituzioni e dei media.

Le ultime turbolenze politiche registrate in Turchia si stanno abbattendo anche sull’economia nazionale già provata da molte incertezze nel recente passato.
Il caso Imamoglu
Dopo una serie di arresti di alcuni oppositori del presidente Recep Tayyip Erdogan, ultimo in ordine di tempo quello di Ekrem Imamoglu, sindaco della capitale, Istambul, si è registrata sui mercati turchi una vera e propria fuga degli investitori. L’arresto di Imamoglu, infatti, è avvenuto pochi giorni prima della sua candidatura alla presidenza e rappresenta una grave violazione del sistema democratico turco visto che ha riguardato uno dei principali oppositori di Erdogan. Ufficialmente contro Imamoglu è stata sollevata l’accusa di terrorismo e criminalità organizzata, accusa che ha portato all’arresto altre 100 persone tra cui giornalisti, imprenditori e membri del Partito Popolare Repubblicano (CHP) di Imamoglu.
Il quadro politico
Proprio in seguito a questi avvenimenti i mercati turchi hanno registrato un crollo, con la lira che ha toccato un minimo storico rispetto al dollaro. Ciò ha portato la banca centrale a vendere una quantità record di valuta estera, pari a quasi 10 miliardi di dollari.
Le prossime elezioni si dovrebbero tenere nel 2028, salvo la possibile richiesta di elezioni anticipate in arrivo dal Parlamento, ma i sondaggi hanno evidenziato per Imamoglu margini di vantaggio sostanziali, nonostante Erdogan sia presidente in carica e abbia il controllo completo delle istituzioni e dei media.
Le ripercussioni sulla Borsa turca
Immediatamente dopo l’arresto le le negoziazioni sulla borsa turca hanno dovuto essere temporaneamente sospese indebolendo i vantaggi registrati in seguito al rafforzamento delle aspettative che erano nate in seno agli stessi investitori in vista di un taglio dei tassi e di un possibile legame più stretto con l’Unione Europea. Parallelamente si è registrato un picco dei rendimenti (con un contemporaneo crollo dei prezzi) sui titoli di stato turchi, in particolare sui decennali, con un rendimento del 29,94%. Sullo sfondo la conferma di una recessione tecnica.
PIL e inflazione
I dati dell’Istituto di statistica turco (TUIK), nel terzo trimestre del 2024 infatti, vedono un Pil in contrazione per la seconda volta consecutiva (-0,2%). Intanto resta l’allarme su un’inflazione che ha recentemente toccato il 39,05% a febbraio (anche se a dicembre 2024 era del 44,4% su base annua) e la vendita di lire turche da parte degli investitori potrebbe innescare un’inflazione più profonda, costringendo la banca centrale turca ad aumentare i tassi di interesse, che attualmente sono al 42,5%.
La Turchia, però, non è nuova a queste situazioni. La lira turca, infatti, ha una storia relativamente recente se si considera quella introdotta nel 2005 in piena iperinflazione. Una strategia che a suo tempo permise di riportare il costo della vita al di sotto del 10% e il debito pubblico al 60% del PIL dal precedente 100%. Allora come primo ministro campeggiava Recep Tayyip Erdogan.
La strategia finanziaria di Erdogan
Le elezioni presidenziali del 2023 avevano posto i riflettori la crisi economica caratterizzata, tra le altre cose, da un’altrettanto grave crisi di liquidità. Per questo motivo Erdogan è sceso a patti con se stesso (e soprattutto con le sue precedenti scelte politiche) dando il via ad una strategia finanziaria caratterizzata da una generale stretta monetaria. In 10 mesi a partire dal giugno 2023, la banca centrale ha aumentato il tasso di riferimento dall’8,5% al 50% cambiando rotta solo a fine dello scorso anno con una sforbiciata di 2,5 punti.
La fotografia sociale
A peggiorare la situazione anche una fotografia sociale molto depressa. Pensioni bassissime si accompagnano a stipendi tarati sul salario minimo sindacale che, sebbene in aumento, non va oltre una media del corrispondente in lire turche di poco più di 600 euro. Una beffa se si pensa che, tradotto in moneta locale, si parla di 22.104 lire turche contro le 20.561 che rappresentano la soglia di povertà fissata non più tardi del novembre 2024.
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