Crisi del cacao, prezzi fuori controllo: colpa del caldo e dell’oro

I cambiamenti climatici incidono anche sul prezzo del cacao che è aumentato a dismisura. I rincari avranno dirette conseguenze sulla Pasqual, quando le uova di cioccolato costeranno decisamente di più. Come si è soliti definire in questi casi, l’uovo quest’anno potrebbe essere più salato, sicuramente dal punto di vista economico. La produzione del cacao, considerato già dai tempi antichi il “cibo degli dei”, è fortemente minacciata dal riscaldamento globale. E, per la buona e vecchia legge del mercato, se cala l’offerta e aumenta la domanda, a salire sono anche i prezzi. In questo caso in maniera vertiginosa, tanto da definirli, ormai, fuori controllo. A rivelare la faccia meno dolce della medaglia sono due rapporti, uno pubblicato dall’organizzazione di ricerca Climate central e l’altro dalla ong britannica Christian aid. Il primo spiega le conseguenze di sei settimane di alte temperature al di sopra delle condizioni ottimali di crescita del cacao in quattro paesi, che sono però tra i maggiori produttori dell’Africa occidentale (e che da soli coprono circa il 70% della produzione globale). Il secondo mette in evidenza come i prezzi siano aumentati del 400% negli ultimi anni, collegando questo aspetto alla siccità e alle forti precipitazioni nei principali paesi produttori. Nel dicembre 2024 le quotazioni del cacao hanno raggiunto il record di 12.605 dollari per tonnellata, segnando un aumento del 400% rispetto agli anni precedenti, per poi scendere leggermente e attestarsi sugli attuali 8mila dollari. Economia 17 Dicembre 2024 Cacao: nuovo record delle quotazioni I futures sul cacao con consegna a marzo hanno raggiunto 11.938 dollari a tonnellata 17 Dicembre 2024 cacao Guarda ora Dietro questa impennata c’è il cambiamento climatico, che sta colpendo duramente le principali aree di coltivazione. Condizioni climatiche: troppo caldo le piantagioni non rendono Secondo il nuovo rapporto di Climate Central, negli ultimi dieci anni le temperature hanno superato i 32°C per almeno tre settimane in più all’anno rispetto al passato in Costa d’Avorio e Ghana, i due maggiori produttori mondiali. La temperatura ideale per la coltivazione del cacao dovrebbe oscillare tra i 20 e i 30°C, ma il costante aumento sta compromettendo la crescita delle piante. Economia 17 Febbraio 2025 Le piogge in Costa d’Avorio riaccendono le speranze dei coltivatori di cacao Grazie alle abbondanti precipitazioni l’umidità potrebbe aiutare i baccelli a sopravvivere 17 Febbraio 2025 cacao Guarda ora

Mar 30, 2025 - 14:37
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Crisi del cacao, prezzi fuori controllo: colpa del caldo e dell’oro

I cambiamenti climatici incidono anche sul prezzo del cacao che è aumentato a dismisura. I rincari avranno dirette conseguenze sulla Pasqual, quando le uova di cioccolato costeranno decisamente di più. Come si è soliti definire in questi casi, l’uovo quest’anno potrebbe essere più salato, sicuramente dal punto di vista economico.

La produzione del cacao, considerato già dai tempi antichi il “cibo degli dei”, è fortemente minacciata dal riscaldamento globale. E, per la buona e vecchia legge del mercato, se cala l’offerta e aumenta la domanda, a salire sono anche i prezzi. In questo caso in maniera vertiginosa, tanto da definirli, ormai, fuori controllo.

A rivelare la faccia meno dolce della medaglia sono due rapporti, uno pubblicato dall’organizzazione di ricerca Climate central e l’altro dalla ong britannica Christian aid.

Il primo spiega le conseguenze di sei settimane di alte temperature al di sopra delle condizioni ottimali di crescita del cacao in quattro paesi, che sono però tra i maggiori produttori dell’Africa occidentale (e che da soli coprono circa il 70% della produzione globale).

Il secondo mette in evidenza come i prezzi siano aumentati del 400% negli ultimi anni, collegando questo aspetto alla siccità e alle forti precipitazioni nei principali paesi produttori.

Nel dicembre 2024 le quotazioni del cacao hanno raggiunto il record di 12.605 dollari per tonnellata, segnando un aumento del 400% rispetto agli anni precedenti, per poi scendere leggermente e attestarsi sugli attuali 8mila dollari.

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Dietro questa impennata c’è il cambiamento climatico, che sta colpendo duramente le principali aree di coltivazione.

Condizioni climatiche: troppo caldo le piantagioni non rendono

Secondo il nuovo rapporto di Climate Central, negli ultimi dieci anni le temperature hanno superato i 32°C per almeno tre settimane in più all’anno rispetto al passato in Costa d’Avorio e Ghana, i due maggiori produttori mondiali.

La temperatura ideale per la coltivazione del cacao dovrebbe oscillare tra i 20 e i 30°C, ma il costante aumento sta compromettendo la crescita delle piante.

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17 Febbraio 2025
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Oltre alle temperature estreme, nel 2023 le precipitazioni in Africa occidentale sono state il doppio della media trentennale, causando, tra l’altro, la diffusione di funghi come il Phytophthora, che ha infettato le piante.

Nel 2024, è seguita una siccità senza precedenti, che, secondo le stime delle Nazioni Unite, solo in Ghana ha colpito oltre un milione di persone, provocando ingenti perdite nei raccolti e un aumento record dei prezzi alimentari.

La produzione globale di cacao è concentrata in pochi Paesi: Costa d’Avorio e Ghana forniscono oltre il 50% del totale, seguiti da Indonesia, Ecuador, Camerun e Nigeria.

Foto: Shutterstock

Questa forte dipendenza da poche regioni rende il settore particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici e alle crisi economiche. Secondo l’ong Christian Aid, l’alterazione del clima sta già mettendo in difficoltà milioni di coltivatori nei Paesi a basso reddito, il cui sostentamento dipende dal cacao.

Cacao, prezzi fuori controllo

La maggior parte dei coltivatori di cacao non guadagna abbastanza per soddisfare i bisogni primari, con redditi spesso inferiori a un dollaro al giorno.

I prezzi di mercato variano e, sebbene i governi di Ghana e Costa d’Avorio stabiliscano i prezzi pagati agli agricoltori per proteggerli dalla volatilità, questi vengono fissati all’inizio di ogni stagione del cacao. Ciò significa che, quando i prezzi globali aumentano, i coltivatori non possono beneficiare dell’aumento dei ricavi.

A pesare, è anche una catena di approvvigionamento iniqua: in media, i coltivatori guadagnano appena il 6% del valore finale di una barretta di cioccolato.

Gli elevati prezzi raggiunti dalla materia prima, inoltre, stanno riducendo la domanda da parte delle imprese, con il risultato che gli agricoltori rischiano di fronteggiare anche un problema di calo delle vendite.

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La sostenibilità economica si intreccia inevitabilmente con quella ambientale. Molti agricoltori non hanno le risorse per investire in sistemi agroforestali più sostenibili, che permetterebbero di migliorare la produttività e la resilienza delle piantagioni.

Secondo Christian Aid, il 70% della deforestazione illegale in Costa d’Avorio è legato all’espansione delle piantagioni di cacao.

L’abbattimento delle foreste non solo accelera il cambiamento climatico, ma altera il regime delle piogge e la fertilità del suolo, peggiorando ulteriormente le condizioni per la coltivazione.

Foto: Shutterstock

Anche altre materie prime utilizzate nella produzione di cioccolato stanno aggravando il problema: l’olio di palma, impiegato per dare una consistenza più liscia al cioccolato, è stato direttamente responsabile di circa il 50% della deforestazione nel Borneo malese e del 3% in Africa occidentale, mentre la lecitina di soia, ampiamente usata nel settore, è considerata un fattore indiretto di deforestazione.

Ue, provvedimenti per arginare il fenomeno

Per tentare di contrastare il fenomeno, l’Unione Europea ha introdotto il Regolamento 2023/1115, che impone nuove restrizioni sulle materie prime legate alla deforestazione.

La normativa stabilisce che chiunque voglia immettere sul mercato europeo prodotti come cacao o cioccolato debba dimostrare che non provengono da terreni recentemente disboscati né abbiano contribuito alla degradazione delle foreste. L’entrata in vigore del decreto, però, è stata posticipata di 12 mesi a fine anno, per consentire alle imprese di avere più tempo per riorganizzare la propria catena di approvvigionamento.

Prezzo del cacao in aumento, non solo per le temperature più alte

Le temperature sempre più alte non sono quindi l’unico fattore che gioca un ruolo importante nel ciclo di vita delle piante di cacao. Come sottolineano gli studiosi di Climate central, ad avere un impatto sulla resa dei raccolti sono anche degli schemi di precipitazioni incoerenti.

Per il cacao, infatti, è cruciale che la pioggia sia distribuita durante l’anno: in caso contrario, gli alberi e la conseguente fioritura soffrono.

Gli scienziati hanno spiegato che se piove troppo in un lasso di tempo ridotto, l’acqua potrebbe saturare i campi e impedire alle radici di assorbire ossigeno, vitale per i processi di crescita fisiologica degli alberi.

Piogge intense possono far cadere i fiori dagli alberi, riducendo la quantità del raccolto, e l’umidità eccessiva crea anche un ambiente ideale per lo sviluppo della malattia del baccello nero, o marciume del baccello, che nel 2012 ha causato una perdita del 25% della produzione annua di cacao in Ghana.

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All’inverso anche la siccità è parte del problema: può ridurre l’efficienza della fotosintesi negli alberi, portando a una minore produzione di fiori. Ci sono poi le malattie dovute agli insetti che prosperano in condizioni caldo umide, come le cocciniglie, e che possono trasportare purtroppo il virus del rigonfiamento del germoglio del cacao (Cssv).

Questa malattia causa rigonfiamento dei fusti e delle radici, ingiallimento delle foglie e riduzione delle dimensioni delle foglie e dei baccelli, portando poi alla morte degli alberi infetti. Secondo le stime del Ghana cocoa board è responsabile di una perdita annua del 17% del prodotto. Nel 2023, quasi 600mila ettari di terreno in Ghana risultavano infestati dal Cssv.

Tra le cause: il problema delle miniere illegali

Esiste, poi, il problema dell’attività mineraria illegale: nella stagione 2023/2024 almeno 160 mila tonnellate di cacao sono state perse a causa del contrabbando (tre volte in più rispetto a quella precedente).

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I coltivatori affittano la loro terra ai minatori in cambio di pagamenti spesso superiori ai profitti ottenuti dalla coltivazione del cacao: le attività minerarie hanno però un forte impatto sul suolo e possono pregiudicarne la qualità, impedendone la coltivazione della pianta in futuro.

La combinazione dei fattori contribuisce a far salire il prezzo del cacao. Con buona pace di chi aspetta la Pasqua per godersi un uovo al cioccolato.

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I coltivatori ghaneani stanno abbandonando le fave di cacao per i lingotti d’oro, alimentando il boom dell’attività mineraria illegale, che ha devastato la produzione dell’ingrediente alimentare e ha contribuito a portare i prezzi mondiali del cioccolato ai massimi storici.

Negli ultimi due anni il prezzo del cacao scambiato alla borsa di New York è triplicato, ma i controlli sui prezzi in Ghana, il secondo produttore mondiale, hanno impedito che questi guadagni raggiungessero i coltivatori.

Per questo molti di loro stanno vendendo le fattorie a minatori illegali che hanno distrutto grandi aree e avvelenato buona parte delle riserve idriche del paese africano.

I minatori sembrano agire con il sostegno di alcuni politici. Lo confermano le aziende del settore del cacao, la società civile e un rapporto commissionato dal governo.

Galamsey: termine locale per indicare l’estrazione d’oro illegale

La crescita inarrestabile del galamsey sta aggravando una crisi che l’anno scorso ha visto crollare del 20 per cento i raccolti di cacao nel paese dell’Africa occidentale.

In Ghana e Costa d’Avorio, che insieme producono più della metà del cacao mondiale, i raccolti sono in calo dal 2020, danneggiati dalla crisi climatica, dalle epidemie e dalla cronica mancanza di investimenti.

La conseguente carenza globale di cacao ha ridotto i margini di guadagno dei produttori di cioccolato e ha spinto le aziende a lanciare sul mercato tavolette più piccole con nuove ricette che risparmiano sull’ingrediente.

Foto: Ansa

A febbraio i dirigenti di due tra i principali produttori mondiali di cioccolato hanno avvertito che i consumi potrebbero rallentare a causa dei prezzi elevati. Influenzati da questi timori, all’inizio di marzo i futures (contratti di compravendita con il pagamento differito a una data futura) scambiati a New York sul cacao sono crollati da 10.300 a 8.500 dollari, per poi risalire a novemila dollari con il rallentamento delle esportazioni della Costa d’Avorio.

Turbolenze geopolitiche

La devastazione in corso in Ghana, il più grande produttore d’oro dell’Africa, è un esempio impressionante degli effetti a catena provocati dal prezzo record del metallo.

Molti intermediari lo comprano nel tentativo di proteggersi dalle turbolenze politiche e dalle minacce di dazi doganali del presidente statunitense Donald Trump.

Intanto in Ghana, nonostante le proteste del settore e degli ambientalisti, non è stato fatto niente di significativo per risolvere il problema. Nel 2021 un rapporto del governo di Accra ha attribuito la responsabilità della crescita del galamsey alla corruzione delle autorità di controllo e dei funzionari del partito al potere.

A causa di questa mancanza d’azione, la probabilità che i coltivatori di cacao possano resistere alla corsa all’oro è molto bassa. Devono vedersela con i minatori nei terreni vicini, che inquinano il suolo e attirano manodopera, ma anche con leggi che avrebbero dovuto proteggerli.

Il Ghana cocoa board (noto come Cocobod), che compra dai coltivatori e rivende agli intermediari, ha pagato alle aziende un terzo del valore di mercato delle fave, secondo un meccanismo che stabilisce i prezzi in base ai dati della stagione precedente.

Il sistema dovrebbe servire a difendere gli agricoltori dagli effetti peggiori del ribasso dei prezzi, ma il Cocobod impone anche detrazioni poco trasparenti per servizi come la fornitura di pesticidi e la potatura di massa, che secondo gli agricoltori non sempre fornisce.

Foto: Ansa

Il galamsey esiste da anni, ma molti ghaneani hanno toccato con mano la gravità della crisi solo nel 2024, quando l’azienda idrica statale ha ridotto la fornitura di acqua potabile del 75% in alcune regioni, dichiarando di non essere in grado di gestire i livelli di sostanze chimiche emesse dall’estrazione dell’oro.

Mentre il prezzo dell’oro aumenta, le notizie degli arresti nell’ambito del galamsey non bastano a fermare l’ondata di investimenti nel settore.

Ghaneani che lavorano come falegnami, sarti e perfino stilisti hanno abbandonato il mestiere per intraprendere l’estenuante, e a volte pericolosa, attività di estrazione dell’oro. Quando i cercatori arrivati per primi abbandonano una zona, passano a raccogliere l’oro rimasto.

Il prezzo dell’oro

Il 14 marzo 2025 il prezzo dell’oro ha superato per la prima volta la soglia dei tremila dollari all’oncia Troy (31,1 grammi, la più comune unità di massa per i metalli preziosi) in seguito al forte aumento della domanda provocato dalle incertezze dell’economia globale e dai possibili effetti delle guerre commerciali scatenate dagli Stati Uniti.

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20 Marzo 2025
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Il metallo prezioso è considerato tradizionalmente dagli investitori il principale bene rifugio in tempi di crisi.

Il 14 marzo, in particolare, il rialzo è stato del 14% dall’inizio del 2025. Secondo gli esperti il prezzo dell’oro potrebbe raggiungere i 3.100 dollari entro giugno, prima di cominciare a calare. Fonti: Bbc, The Wall Street Journal.

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